‘Nobody Wants This 2’ è una rom-com che sa di non poter più essere (solo) una rom-com | Rolling Stone Italia
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‘Nobody Wants This 2’ è una rom-com che sa di non poter più essere (solo) una rom-com

“If it’s complicated, then it’s complicated” (cit. Finneas). Kristen Bell e Adam Brody provano a raccontare il dopo-innamoramento: restare insieme tra fede, nevrosi e comodini sbagliati

‘Nobody Wants This 2’ è una rom-com che sa di non poter più essere (solo) una rom-com

Kristen Bell (Joanne) e Adam Brody (Noah) in 'Nobody Wants This 2'

Foto: Erin Simkin/Netflix

Credo che la miglior descrizione della seconda stagione di Nobody Wants This stia in un verso di Palomino, la nuova canzone di Finneas che sentiamo nel terzo episodio: “If it’s complicated, then it’s complicated”. Che è quello che si dice sempre delle relazioni difficili, prima di berci sopra e magari continuare a fingere che vada tutto bene. (È anche il titolo di una rom-com non troppo riuscita di Nancy Meyers con Meryl Streep e Alec Baldwin, ma questa è un’altra storia). Qui però non è una battuta: è la regola del gioco. “Amarti m’affatica”, per dirla con i CCCP (pardon). Perché sì, è complicato, e per una volta nessuno finge che non lo sia.

Dove la prima stagione si chiudeva con il “parking lot speech” (la confessione fuori tempo massimo, cliché del genere) e l’euforia dell’improbabile innamoramento tra Joanne (Kristen Bell), podcaster agnostica e allergica all’impegno, e Noah (Adam Brody), rabbino progressista e sognatore (non mi dilungo, già sapete), la seconda si apre con la parte che tutte le commedie romantiche di solito saltano: e poi, che succede? Be’, tutto può succedere (ci manchi, Diane Keaton). È un po’ il Before Midnight delle serie Netflix, l’anti-follow-up alla classica rom-com: e se dopo il bacio finale raccontassimo la convivenza, la differenza culturale, la madre invadente (perfetta Tovah Feldshuh), la fede, il caos? La seconda stagione (non) nasce (solo) dal successo della prima (i numeri!), ma anche dal desiderio di chiedersi cosa succede quando l’amore deve smettere di essere un plot twist e cominciare a diventare quotidianità.

Nobody Wants This | Season 2 Official Trailer | Netflix

Con Jenni Konner e Bruce Eric Kaplan al timone (al posto della creatrice Erin Foster), Nobody Wants This vive proprio in quella zona di confine tra la rom-com classica e la dramedy sentimentale post-cinica. Non smette mai di dialogare con il genere, ma lo aggiorna, lo sgonfia e lo porta sul terreno della fragilità contemporanea. La scrittura è meno brillante, ma più reale. Più vicina a una storia d’amore vera che a un film, più Marriage Story (scritto però da Nora Ephron) che Love Actually, per capirci. Eppure, in quella sua onestà disordinata, continua a sorridere. Mettiamola così: è una rom-com che sa di non poter più essere una rom-com e, proprio per questo, paradossalmente, funziona come tale.

Anche e soprattutto grazie a Kristen Bell e Adam Brody. Lui, ancora capace di usare quell’adorabile ed eterno fascino nerd da Seth Cohen di The O.C., ma con qualche ruga in più e un’ironia più malinconica. Lei, che da Veronica Mars in poi è sempre stata abilissima nel tenere insieme sarcasmo e vulnerabilità, qui trova forse il suo ruolo più maturo. Hanno una chimica da cinema anni 2000, ma con il ritmo lento e incerto delle relazioni reali. Come quando succede che ti ritrovi a odiare il comodino improbabile a casa del tuo compagno e fai di tutto per accettarlo, finché, tenerissimamente, lui non te ne regala uno giusto. O quando accetti un lavoro che non ti convince per far funzionare la tua relazione.

Foto: Erin Simkin/Netflix

Le cose poi si complicano perché c’è un intero, riuscitissimo coro di amici, familiari e new entry (vedi Leighton Meester, nella vita reale moglie di Brody e nella serie amica-nemica d’infanzia di Joanne, e Seth Rogen nei panni di un rabbino über innovatore) che fanno da specchio, come a ricordare che l’amore non è mai una cosa privata. È un affare pubblico, sociale, collettivo, con un numero infinito di interferenze. La star di questo controcanto è senza dubbio Justine Lupe, alias Morgan, la sorella della protagonista: ego-riferita, brillante, irresistibilmente insopportabile, è probabilmente uno dei personaggi comici più riusciti della Tv recente. Nei nuovi episodi si innamora del suo viscido psicoterapeuta che la lusinga continuamente (Arian Moayed) e si ritrova in quella trappola emotiva che oggi chiamiamo “relazione tossica”. Nel frattempo continua l’amicizia assurda ma molto dolce con Sasha, il fratello maggiore di Noah (Timothy Simons), a metà tra medioman Millennial e filosofo che non riesce a salvare neanche se stesso. Sono loro a dare alla serie il cuore comico e il respiro umano.

Justine Lupe (Morgan) in ‘Nobody Wants This 2’. Foto: Netflix

Joanne si convertirà o no? La tensione resta al centro, ma Nobody Wants This 2 non la tratta come una crisi teologica, ma come una questione di coppia. Non è un dramma sulla fede, è una storia su quanto siamo disposti a cambiare per chi amiamo e, soprattutto, su quanto dell’altro possiamo accettare. Joanne e Noah sono soltanto due persone che provano, imperfettamente, a restare l’una nella vita dell’altra, nonostante tutto.

E come nelle migliori commedie, su tutte Alta fedeltà, la musica diventa linguaggio affettivo. Le canzoni non fanno solo da colonna sonora, ma sostituiscono i monologhi interiori: raccontano ciò che i personaggi non riescono più a dirsi. Quando, nel nono episodio, Chris Stapleton canta: “It’s hard to stay, but leaving hurts / And I’m not sure which one is the worst / Cause tonight I’ll hold the love I used to know / And listen to a heart letting go”, capisci che Nobody Wants This non è più il racconto di una coppia improbabile. È la storia di due esseri umanissimi (fin troppo) che provano ogni giorno a non lasciarsi andare. Complicato, sì. Ma, come dice Finneas: if it’s complicated, then it’s complicated.