Il trailer di Stick, la nuova serie comedy di Apple TV+, non va per il sottile nel proporsi ai potenziali spettatori. Tra le varie immagini di Owen Wilson che interpreta l’ex golfista professionista Pryce Cahill, c’è un claim che recita: “Dalla casa [di produzione] di Ted Lasso”.
Nessuno dei partecipanti alla realizzazione del più grande successo comico di Apple ha nulla a che fare con Stick, creata dallo sceneggiatore di Le Mans ’66 – La grande sfida Jason Keller. Ma con la sua combinazione di sport, toni “inspiring” e un eroe bianco di mezza età dalla parlantina veloce e autoironica che cerca di incoraggiare le persone che lo circondano a dare il meglio di sé, il nuovo show sembra l’inevitabile prodotto finale di un dirigente Apple che guarda i numeri di Jason Sudeikis e amici e chiede: “Datemi un’altra Ted Lasso. Non mi interessa chi dovrai uccidere per realizzarla!”.
Ma se Stick è un prodotto derivativo – non solo di Ted Lasso, ma dei film e delle serie sportive sugli sfavoriti in generale – non è nemmeno privo di fascino, a cominciare dal suo protagonista.
È buffo pensare che, in poco meno di un anno, Apple abbia lanciato due serie diverse (l’altra è Bad Monkey) in cui una delle star di 2 single a nozze – Wedding Crashers interpreta un perdente in età avanzata, ma in fondo simpatico, che sopravvive grazie alla sua capacità di sputare cazzate alla velocità della luce. Si dice che un tempo Pryce fosse una vera star del circuito professionistico, non necessariamente del livello di Tiger Woods, ma qualcuno che non saresti sorpreso di trovare in cima alla classifica all’ultimo turno di un torneo. Poi ha avuto un crollo sul campo – per motivi che probabilmente scoprirete prima che Keller sveli quella particolare carta – e nel frattempo ha archiviato il suo matrimonio con Amber-Linn (Judy Greer), la sua carriera e persino un posto dove vivere. (All’inizio della serie, lui sta occupando abusivamente la casa che condividevano, anche se lei l’ha ottenuta con il divorzio e sta aspettando che lui se ne vada per poterla vendere). Guadagna soldi come professionista di golf in un country club e facendo con il suo ex caddy Mitts (Marc Maron) piccole truffe che sfruttano la sua reputazione di uomo che perde sempre la calma in una situazione ad alto rischio. Ma sembra un bravo ragazzo, che si ritrova solo perso in una versione della sua vita che non aveva previsto.
Poi, mentre lavora al country club, sente una mazza da golf colpire una pallina così forte da sembrare un colpo di artiglieria. Seguendo questa dolce musica fino alla sua fonte, trova Santi Wheeler (Peter Dager), un adolescente che un tempo era un’ottima promessa del golf prima che la sua carriera in erba implodesse per motivi che si sovrappongono a quelli di Pryce. In Santi, Pryce vede una seconda possibilità per sé stesso, non come giocatore, ma come allenatore. Dà tutti i soldi dell’accordo di divorzio alla diffidente madre di Santi, Elena (Mariana Treviño), e presto i tre si mettono in viaggio con Mitts – anch’egli privo di orientamento dopo la morte dell’amata moglie – e Zero (Lilli Kay), una barista di cui Santi si innamora durante il viaggio.
Tutto si svolge più o meno come ci si aspetta. Le dinamiche del rapporto tra Pryce e Santi si ripetono per gran parte della stagione, con la fiducia tra il ragazzo e il suo nuovo mentore che va e viene così rapidamente che ogni cambiamento successivo ha un impatto minore. (Anche se le stagioni televisive più lunghe sono generalmente migliori, la storia che Keller sta raccontando sembra più adatta a otto episodi che ai dieci che ha a disposizione, se non addirittura a meno). Zero è gender-fluid, il che porta inevitabilmente il vecchio Mitts a essere irritabile e confuso sull’argomento. E Zero all’inizio appare come una caricatura della Gen Z priva di umorismo. Sia Pryce come personaggio che Stick come serie amano citare la cultura pop, tanto che a un certo punto Santi dice di non conoscere il film che pensa Pryce stia citando, e Pryce deve assicurargli: “Non è un film, sono solo io che parlo”.
Ma molte di queste storie finiscono per evolversi in qualcosa di più interessante, tra cui la sottotrama in cui Mitts e Zero che diventano inevitabilmente amici. E i capitoli conclusivi della stagione – che vedono la partecipazione di Timothy Olyphant nei panni di un rivale professionista di Pryce che non è mai stato altrettanto bravo a giocare a golf, ma che ha molto più successo in pensione – creano un vero e proprio slancio narrativo ed emotivo, dopo che gli episodi centrali sembravano girare a vuoto.
Perlopiù, però, quando c’è Owen Wilson al centro di uno show anche i difetti si ridimensionano. Keller è intelligente nel fare di Pryce una persona più saggia e gentile di quanto sembri all’inizio, quando cerca di convincere le persone a sottomettersi a lui. L’attore è incredibilmente carismatico ed è bravissimo anche nei momenti seri. Tra questa e Loki, l’attore è entrato con grazia nella sua era televisiva in streaming.
Per quanto Stick sembri un’opera folle dall’esterno, alla fine mantiene ciò che promette, in un modo che mi ha reso più interessato a vedere una seconda stagione di quanto non lo sia alla quarta stagione di Ted Lasso, annunciata di recente.