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In ‘Sex/Life 2’ c’è così tanto sesso che alla fine diventa pure un po’ noioso

Ma c'è anche un sguardo più progressista (sì, davvero) e inclusivo di quello che ci si aspetterebbe da una serie softcore dove tutti sono bonissimi
Sarah Shahi e Adam Demos in 'Sex/Life 2'

Foto: Netflix

Quando è finita la prima stagione di Sex/Life la nostra eroina Billie (Sarah Shahi) era nei casini. Da un lato c’era Cooper (Mike Vogel), il marito che pare un Bronzo di Riace, ottimo padre per i due figli piccoli con un lavoro redditizio che, per giunta, contribuisce a salvare il mondo. Ma il sesso? Insomma. Dall’altra parte invece c’era Brad (Adam Demos), l’amore del passato, pure lui figherrimo, produttore musicale mega-ricco ma con problemi di abbandono che l’avevano reso un stronzo. Ma il sesso? Fuochi d’artificio.

Cosa deve fare una ragazza al giorno d’oggi? Questa è la domanda che incombe sulla seconda stagione, che vede Billie e la sua migliore amica Sasha (Margaret Odette) cercare di bilanciare il desiderio carnale con dilemmi pratici che la maggior parte delle persone ucciderebbe per avere. Con la sua estetica softcore, il cast pieno di attori e personaggi surrealisticamente belli e pieni di soldi, Sex/Life, creata da Stacy Rukeyser, è uno studio sui problemi di chi i problemi non sa nemmeno cosa siano. Ma sotto il sesso su ogni superficie possibile e gli interpreti che fingono orgasmi, si nasconde uno sguardo intelligente ad alcune domande eterne. Ad esempio: cosa succede quando un matrimonio perfetto (o anche una relazione) si raffredda? Perché con l’amante l’erba sembra sempre più verde? E perché è così difficile avere tutto, anche quando la società continua a dirci che possiamo avere tutto?

All’inizio della nuova stagione, Billie e Cooper stanno per divorziare, il che significa che lei deve dividere il suo tempo tra la sua sontuosa casa nel Connecticut e il suo fantastico appartamento a Manhattan. Sasha, cavalcando il successo del suo nuovo libro, sta cercando di conciliare la sua carriera simbolo di indipendenza femminile (senza dimenticare il cash) con la ricomparsa del primo amore, Kam (Cleo Anthony), dottore palestratissimo che gestisce un’impresa umanitaria di enorme successo. (PS: non esistono fallimenti professionali in Sex/Life). Cooper, di contro, ha una torrida relazione con il suo capo, Francesca (Li Jun Li, che ha spaccato nei panni di Lady Fay Zhu in Babylon), ma va anche a letto con chiunque incroci per strada. E Brad, il magnate pop molto dotato ma emotivamente distante? Sta per sposare la modella da copertina di Vogue Gigi (Wallis Day).

Respiro profondo. Seguito da un ansimare pesante. Il sesso in Sex/Life c’è spesso e volentieri, è “tanto” e molto atletico. Sembra davvero qualcosa che potreste aver visto una volta alle tre del mattino sulla tv via cavo (o almeno così ho sentito). C’è così tanto sesso che alla fine può diventare pure un po’ noioso. Durante un appuntamento tutto fuoco e fiamme mi sono ritrovato a scorrere Twitter in attesa che iniziasse la scena di dialogo successiva. Non fraintendetemi, è ottimo sesso. Però perde qualcosa quando diventa la regola.

Margaret Odette e Cleo Anthony in ‘Sex/Life 2’. Foto: Netflix

Eppure ci sono anche momenti rinfrancanti. Sex/Life vanta più sguardi femminili che maschili; a un certo punto abbandona persino l’espressione “male gaze“, resa popolare dalla critica femminista Laura Mulvey. In questo modo la prospettiva femminile della serie riguarda anche il suo approccio visivo. La prima stagione ha creato scalpore quando Cooper ha trascinato Brad in una doccia in palestra e gli ha guardato il membro. Sì, Netflix opta per il nudo frontalissimo. E Sex/Life abbraccia anche la diversità. Sasha e Cam sono una coppia nera di successo, ricca e, sì, attraente (quando sono una coppia, perché Sasha è più incline alle opportunità da donna single che alla possibilità del vero amore). Il nuovo amante di Billie, il ristoratore (di successo, ma dai) Majid (Darius Homayoun), è persiano (e ha degli addominali fantastici); Billie è per metà persiana e Shahi, l’attrice che la interpreta, è figlia di padre iraniano e madre ispano-iraniana. Sex/Life fa impallidire (pardon) Sex and the City, con il suo cast all white.

A tratti è ridicolo? Certo che sì. Ma rappresenta anche una buona dose di divertimento hot che riesce a pensare in modo molto più progressista del necessario, specialmente per una serie che crea aspettative assurde sull’immagine del corpo (se non sei cesellato come un modello, meglio che te ne vai dal set, lo diciamo per te). Quindi brindiamo a Billie e a tutta la banda. Auguriamo loro di avere tutto ciò che hanno sempre desiderato. O almeno di fare del buon sesso provandoci.

Da Rolling Stone US

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