Il magnifico finale di ‘The White Lotus 2’ ristabilisce la grandezza di questa serie | Rolling Stone Italia
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Il magnifico finale di ‘The White Lotus 2’ ristabilisce la grandezza di questa serie

I colpi di scena thriller (ma senza rinunciare alla comicità), il grandissimo talento tragicomico di Jennifer Coolidge, le domande lasciate (giustamente) senza risposta. Dopo sei puntate non prive di difetti, la conclusione ci fa capire che aveva ragione Mike White. Attenzione: molti spoiler

Il magnifico finale di ‘The White Lotus 2’ ristabilisce la grandezza di questa serie

Jennifer Coolidge si prepara (invano) a lasciare la Sicilia nel finale di ‘The White Lotus 2’

Foto: Fabio Lovino/HBO

Attenzione: questo articolo contiene spoiler sul finale della seconda stagione di The White Lotus, disponibile in Italia su Sky e NOW.

Arrivederci, l’episodio finale della seconda stagione di The White Lotus, è stato per molti motivi totalmente diverso da Partenze, ovvero la conclusione della prima stagione dell’acidissima satira by Mike White sui ricchissimi in vacanza. Anche se al centro di entrambe le storie c’era la morte di uno dei personaggi principali (la prima volta si trattava di Armond, lo sprezzantissimo manager del resort hawaiano; a questo giro tocca a Tanya, la svampita ereditiera), la sanguinosa fine del personaggio di Jennifer Coolidge è stata preparata con molta più suspense rispetto al finale precedente. In alcuni momenti, Arrivederci tocca livelli quasi hitchcockiani: non si capisce fino in fondo se Tanya si sta immaginando tutto oppure se ha ragione, quando dice al capitano dello yacht “La prego… questi gay stanno cercando di uccidermi!”. E se Partenze si chiudeva mostrando i vari ospiti del resort felici e ignari dei danni che avevano provocato nei confronti dello staff dell’albergo, l’ultima inquadratura della seconda stagione è invece dedicata a Lucia e Mia, le due ragazze italiane di classe inferiore che festeggiano la loro improvvisa fortuna – il cui merito va al ricco ma boccalone Albie Di Grasso. Ma, in un modo o nell’altro, i due capitoli conclusivi sembrano fare parte di un’unica storia, di un’unica visione. Se gli episodi visti finora potevano farci pensare che la seconda stagione fosse stata più deludente rispetto alla prima, White alla fine riesce a ricreare la delicatissima combinazione di toni e temi che avevano reso la prima stagione così unica.

Cominciamo da Tanya, che abbiamo scoperto essere uno dei cadaveri del flash-forward del primo episodio. Coolidge è stata probabilmente la più grande rivelazione della prima stagione, grazie alla capacità di White di utilizzare il suo lato notoriamente più confuso e naïf non solo per metterlo al servizio della commedia, ma anche di un’emozione sincera. In quasi tutti gli episodi di questa nuova stagione, Tanya è stata usata principalmente ai fini di facili risate. Ma anche se Partenze ci aveva rivelato la sua profondità (almeno apparente) e i sentimenti nei confronti delle persone che aveva usato per interesse personale, non veniva in realtà fuori molto di più del personaggio. Tanya è tornata ovviamente perché White ama scrivere per Coolidge e poi dirigerla, e anche come collegamento tra le due stagioni; ma le sue scene finora erano sembrate un po’ obbligate e prive di sfumature – e, peggio ancora, non così divertenti come quelle che ci aveva regalato un anno fa (il che si potrebbe dire della seconda stagione in generale).

Arrivederci non solo ristabilisce in un colpo solo la complessità di Tanya. La fa anche uscire di scena in un modo così comico che solo lei avrebbe saputo reggere, dal momento che muore stupidamente per una frattura alla testa, saltando dallo yacht di Quentin per raggiungere un tender invece di prendere la scaletta che l’avrebbe portata lì direttamente. Ma il senso di vero pericolo che White è capace di evocare attorno a lei – e, prima ancora, nelle scene in cui la sua bersagliatissima assistente Portia (Haley Lu Richardson) comincia a temere per la vita di entrambe – è la ricompensa di tutto. Nei suoi momenti migliori, la prima stagione trovava il modo di mettere alla berlina gli orribili ospiti del resort e, al tempo stesso, di farti empatizzare con loro (o, quantomeno, di comprenderli).

Il piano che hanno organizzato Quentin (Tom Hollander) e i suoi amici per far fuori Tanya su mandato del marito Greg, che vuole intascare i soldi del contratto prematrimoniale, potrebbe sembrare un po’ ridicolo. (Perché organizzare un piano così articolato per poi lasciare a Portia la possibilità di dire alla polizia che dietro quella macchinazione potrebbe esserci proprio Greg, visto in una vecchia fotografia insieme a Quentin?) E ci sono momenti, nel corso della storia – e non mi riferisco solo a battute da instant meme, naturalmente pronunciate da Coolidge, come “Stava scopando suo zio, cazzo!” – che sono divertenti come nessun’altra cosa vista in The White Lotus.

 

 
 
 
 
 
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Ma per la maggior parte quelle scene sono davvero spaventose e piene di una tensione crescente. Che Tanya sia improvvisamente capace di trasformarsi in una specie di John Wick e far fuori tre dei suoi presunti assassini potrebbe sembrare stupido. Ma White mantiene il nostro punto di vista fisso sulla sua faccia terrorizzata – molto più espressiva di quando, come al solito, sembra vagare nei suoi pensieri – mentre gira per la barca prima di trovare un posto in cui sentirsi finalmente al sicuro. Può questo intrigo omicida e questa inattesa esplosione di violenza settare all’improvviso il tono dell’intera serie? È difficile dirlo, persino dopo due stagioni. Ma come pezzo a sé, è un esempio di bravura eccezionale e mai dimostrata finora; riesce ad essere al tempo stesso la parodia di un thriller e una sequenza action in piena regola.

Fino a quel momento, la seconda stagione era stata perlopiù tenuta su dalla vacanza da incubo della doppia coppia Ethan-Harper (Will Sharpe e Aubrey Plaza) e Cameron-Daphne (Theo James e Meghann Fahy). La recitazione, in questa particolare storyline, era di livello così alto (soprattutto per merito di Plaza e Fahy) e le motivazioni di tutti e quattro i personaggi così sfuggenti, che finiva per essere sempre interessante, anche quando altre trame prendevano il sopravvento. Quella storyline è rimasta uno dei pezzi forti di questa stagione fino alla fine, lasciando in sospeso molte risposte, ma in un modo che si adatta perfettamente ai temi sollevati dal quartetto, in primis il fatto che ogni relazione deve fare i conti con il compromesso, anche quando si è schifosamente ricchi. A serie terminata, ancora non abbiamo la certezza delle seguenti cose: 1) Harper e Cameron sono davvero andati a letto insieme, come presume Ethan, oppure c’è stato solo un bacio, come sostiene la stessa Harper? 2) Anche se c’è stato davvero solo un bacio, Harper sarebbe andata comunque a letto con Cameron, se Ethan non fosse arrivato in camera? 3) Daphne e Ethan si sono vendicati facendo sesso a loro volta, dopo che lui aveva condiviso con lei i suoi sospetti riguardo ai rispettivi coniugi? 4) Uno dei due figli di Daphne non è in realtà figlio del suo personal trainer, e non del suo promiscuo marito?

Possiamo fare le nostre supposizioni: il bambino assomiglia effettivamente molto di più al biondo personal trainer che a Theo James; gli sguardi che si scambiano Ethan e Daphne mentre si incamminano verso l’Isola Bella non sono esattamente quelli di chi sta contemplando la natura. Ma White sa che è molto più interessante mantenere quell’ambiguità che rispondere a tutti i quesiti in sospeso. Qualsiasi cosa sia accaduta tra Daphne e Ethan, la loro escursione è comunque riuscita a far uscire l’uomo dal suo torpore sessuale, e a portarlo a ritrovare una rinnovata passione per la sola e frustratissima moglie Harper. E i taciti accordi matrimoniali tra Daphne e Cameron consentono loro di trovare la forza nell’infedeltà, che sia tra le onde dello Ionio o in qualunque altro scenario vacanziero.

La filosofia di vita di Daphne – “Non sappiamo davvero cosa avviene nelle menti delle persone o cosa fanno” – non si confà del tutto al meno riuscito dei nodi della serie, ovvero la mascolinità tossica incarnata dalle tre generazioni dei Di Grasso. Tutti e tre si comportano esattamente come ci saremmo aspettati: Bert (F. Murray Abraham) afferma con orgoglio che “il tallone d’Achille della nostra famiglia è in realtà il cazzo di Achille”. Dom (Michael Imperioli) cerca per l’ennesima volta di far pace con sua moglie, ma non può fare a meno di lanciare un’occhiata molto esplicita a una ragazza nell’ultima scena all’aeroporto. E Albie (Adam DiMarco) è troppo preso dall’idea di passare per “Il Bravo Ragazzo” per riconoscere che Lucia (Simona Tabasco) lo sta truffando. È tutto prevedibile e scontato, e la battuta di Abraham è l’unica cosa in grado di portare un po’ di vita in quel trio così fiacco.

Ethan (Will Sharpe) e Daphne (Meghann Fahy) in uno dei momenti clou della puntata finale. Foto: Fabio Lovino/HBO

Se lo staff del resort precedente ne usciva piuttosto a pezzi (Armond letteralmente), le cose a questo giro vanno decisamente meglio. Lucia si fa un sacco di soldi: non solo grazie ad Albie, ma anche perché Cameron le dà quello che le spetta dopo la loro notte brava. Mia (Beatrice Grannò) viene assunta come cantante fissa dell’hotel dopo essere andata a letto con Valentina (Sabrina Impacciatore). È, la loro, una transazione di interessi, più che una relazione vera e propria, ma entrambe le parti ne escono soddisfatte e felici. Valentina riesce a rompere la corazza che si è costruita addosso, andando finalmente a letto con una donna dopo una vita di repressione e superando la delusione per la storia d’amore impossibile con una delle sue dipendenti, Isabella (Eleonora Romandini).

Nel frattempo, almeno qualcuno ha la punizione che si merita. Quentin e due dei suoi amici muoiono, e anche se Greg potrà forse ereditare la fortuna di Tanya, il modo in cui lei muore è abbastanza confuso da aprire a un’eventuale inchiesta. Albie ha perso 50mila dollari del patrimonio di famiglia, ma soprattutto ha avuto il bagno di realtà che si meritava. E persino Cameron non sembra del tutto indifferente a quello che è successo nel corso di questa vacanza, considerata l’aria ben poco felice che mostra quando, alla fine, lo vediamo all’aeroporto pronto per la partenza (tutto il contrario dell’ex coinquilino Ethan, che sperava di dominare psicologicamente fino alla fine e che invece sembra uscirne decisamente più vincitore). Rispetto allo schema della prima stagione, è un’inversione soddisfacente e anche necessaria: sarebbe stato impossibile pensare a una seconda stagione in cui i ricchi ospiti dell’albergo in questione se ne tornavano a casa sereni e inconsapevoli dei danni provocati verso quelli meno fortunati di loro.

Ma nemmeno un finale così violento e sexy da risultare indimenticabile riesce a oscurare del tutto i difetti di questa stagione. È già stato annunciato un terzo capitolo, e Cameron in quest’ultimo episodio afferma che non gli dispiacerebbe portare i suoi amici alle Maldive. Sicuramente superare l’iconica Tanya farà bene a tutti: White non avrebbe avuto nulla di nuovo da dire sul personaggio, nonostante il talento tragicomico di Coolidge. Ma lo showrunner riuscirà a replicare il perfetto mix di satira e pathos della prima stagione? E, se così non sarà, la sua capacità di creare momenti memorabili come Tanya sullo yacht o la lunga passeggiata di Daphne e Ethan basterà a fare di The White Lotus un viaggio che vogliamo rifare un’altra volta, e un’altra ancora, e un’altra ancora…?

Da Rolling Stone USA