‘Il Collegio’ ci ricorda che siamo stati scemi anche noi | Rolling Stone Italia
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‘Il Collegio’ ci ricorda che siamo stati scemi anche noi

Nel marasma di battutacce che si sentono negli altri reality, 'Il Collegio' resta quello che è: una simpatica finestrella su quanto ci si diverte a 14 anni. Poi alcuni cambiano, altri no. Ma quella è un'altra storia

‘Il Collegio’ ci ricorda che siamo stati scemi anche noi

Non eravamo per niente cool noi ragazzi delle scuole superiori dei primi anni 2000, soprattutto in provincia. Qualcuno dimostrava 9 anni e sembrava finito lì per sbaglio, in contrapposizione spinta a chi invece aveva già le sembianze dei (propri?) genitori. In mezzo una sfilza di facce x, tutte piuttosto assonnate. Ci vestivamo male, con le tute smesse dai fratelli più grandi, le camicie di flanella, il periodo Guru o quello, peggiore, dei jeans con la scritta Rich sul culo e delle polo col colletto tirato su, di solito abbinate a collane che gridavano “Daniele Bossari”.

È passato un secolo, e non devo dirvi io che gli studenti di oggi sembrano provenire da un altro pianeta. Apparentemente hanno niente dei mammalucchi che eravamo noi. Alcuni di loro, quelli che puntano al mestiere dell’#adv, posso vederli in azione al Collegio, programma di Rai 2 in cui ragazzini in età scolare (dai 14 ai 17) vengono rinchiusi in un collegio, appunto, in compagnia di un preside, insegnanti e sorveglianti severi. Missione? Superare un esame, ma anche imparare le basi dell’educazione per vivere in una società civile, che comunque non è poco. Il tutto bloccati nel tempo, quest’anno siamo nel 1992, per loro preistoria e quindi niente iPhone, computer, autocertificazione.

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Parliamo di reality show, mica di Superquark, anche se i presupposti per una serie antropologica ci sarebbero tutti. Pure per andargli contro senza pietà. Invece no, perché guardare Il collegio è un po’ come vivere il giorno della marmotta. Dentro ci trovo tanto, tantissimo, di quello che abbiamo visto, dicevamo tanto tempo fa, nelle scuole di provincia, anche se nessuno di noi ambiva a diventare tiktoker. Gli interminabili silenzi durante le interrogazioni, i bigliettini nascosti nella calcolatrice, le frasi scritte sulla mano. E poi, ovviamente, le liti con i professori, fallimenti educativi da cui nascono però i momenti incredibili, e in alcuni casi anche redenzione.

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Perché il Collegio è tv, sì, ma le punizioni ci sono lo stesso, tipo scrivere cento volte la stessa frase sulla lavagna (è capitato pure a me e senza partecipare a un reality: le volte erano 500, me le ricordo ancora tutte) o ripulire il giardino dalle erbacce. E, quando si esagera, c’è l’espulsione, vero passaggio tragico del programma di Rai 2. Per il resto si ride. Ci sono le gite, gli scherzi di notte, le imitazioni dei professori, quelle robe lì. Condite da qualche rispostina non proprio da manuale di bon ton. Ma, come dicevamo sopra, niente che non si sia già visto in una classe vera, anzi. Chissà che provvedimento avrebbe preso il preside quando la mia ex compagna di classe, al «Vai pure in bagno, ma fai in fretta» dell’allora professoressa di geografia, rispose con una soluzione celere ma creativa per svuotare la vescica e essere di nuovo al suo posto in men che non si dica: «Mi metto un razzo nel culo!». Ho sentito dire che ora scrive poesie.

Ma mica c’era solo lei: c’erano quelli che dormivano senza fare rumore, quelli che studiavano (giuro), i rappresentanti di classe (sì, sono una categoria; e sì, dopo si iscrivono tutti a Scienze Politiche), quelli che si sentivano “presi di mira”. C’erano nella mia classe, ci sono anche al Collegio, e fanno ridere ancora. Poi, certo, ci sono gli autori e tutto il resto, ma il senso non cambia. E, probabilmente più che nella mia classe, tra una bravata e l’altra, al Collegio c’è pure spazio per raccontare qualche storia interessante. Che, nel marasma di battutacce che troviamo in molti altri programmi fatti dagli adulti, non è poi così male.

L’unico grande problema resta il fatto che i collegiali, una volta terminato il programma, diventano praticamente tutti degli influencer di quart’ordine. Frase sulla vita più foto in posa con filtro autunnale, per intenderci. D’altronde mica tutti possono essere Chiara Ferragni, anche se un’allieva di quest’anno, Rebecca Mongelli, vorrebbe proprio essere lei. Nell’attesa di vederla conquistare milionate di seguaci, consigliamo di prendere Il Collegio per quello che è: una simpatica finestra che ci ricorda quanto si è scemi da giovani. Poi alcuni cambiano, altri no. E al massimo vanno in qualche altro reality.