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‘Good Omens 2’, quando la chimica ultraterrena tra due interpreti ‘fa’ una serie

Date un paio di personaggi meravigliosamente sopra le righe a Michael Sheen e David Tennant (l'angelo Aziraphale e il demone Crowley) e questi due fuoriclasse british solleveranno il mondo

Foto: Prime Video

Date un paio di personaggi meravigliosamente sopra le righe a Michael Sheen e David Tennant e questi due fuoriclasse british (anzi, per la precisione, gallese il primo e scozzese il secondo, ché ’sti inglesi ci tengono) solleveranno il mondo. Perlomeno quello della serialità, in un’estate che, per la prima volta da un po’ di anni, il cinema con Barbie e Oppenheimer si è finalmente ripreso (alleluja). Anzi, i nostri il mondo lo salveranno letteralmente per la seconda volta. Perché la bromance (ehm, forse qualcosa di più) tra l’angelo Aziraphale e il demone Crowley è sempre stato il cuore di Good Omens, il cult fantasy-satirico by Terry Pratchett e Neil Gaiman disponibile su Prime Video. E quando il cast per l’adattamento della prima stagione era stato annunciato, a chi (eccola) è cresciuto con Buona Apocalisse a tutti!, titolo italiano un po’ meh del romanzo, sembrava che i pianeti, le stelle, i cori celesti tutti si fossero allineati.

Se la formazione scespiriana per gli attori inglesi pare il requisito minimo (e si vede), Sheen ha poi impersonato il vampiro Lucian in Underworld e reso memorabili ruoli da supporting in Tron: Legacy e nella saga di Twilight, Tennant è stato Barty Crouch in Harry Potter e il calice di fuoco e sarà per sempre l’amatissimo Tenth Doctor del classico sci-fi Doctor Who. Praticamente entrambi sono nati per sguazzare nell’extravaganza pratchett-gaimaniana.

La prima stagione (che doveva essere una limited series) aveva appunto come base l’universo diramatissimo e complesso (vedi il Mondo Disco di Pratchett) creato nero su bianco dai due scrittori, mentre in questo seguito era tutto da inventare. O meglio, Gaiman ha rivelato di aver avuto l’idea di un sequel con Terry prima della sua morte nel 2015: «Avevamo parlato a lungo di cosa volevamo fare con Good Omens e di come sarebbe andata la storia», ha rassicurato i fan.

In effetti l’ironia di questo secondo capitolo è tutta pratchettiana, così come i modi di sviluppare una storia che è molto meno ramificata, ma comunque una piccola delizia. Dopo aver scongiurato l’Apocalisse, Aziraphale e Crowley sono stati espulsi rispettivamente dal Paradiso e dall’Inferno e, sempre di più, sono stati costretti a contare uno sull’altro. I nuovi episodi ripercorrono l’inizio della loro amicizia e seguono i due protagonisti attraverso i secoli (splendido l’episodio sul libro di Giobbe) in duetti straordinari tra gli attori, che ormai palleggiano battute ed espressioni con una naturalezza rarissima (sublimata anche grazie a Staged, la miniserie BBC girata in videoconferenza durante il Covid, diventata popolarissima nell’ambiente). Peccato però che – nel presente – ai due tocchi ancora una volta risolvere i casini divini: un giorno infatti l’arcangelo Gabriele (sia sempre lodato Jon Hamm) si presenta alla libreria di Aziraphale nudo (!) e con un’amnesia.

Ecco, la trama principale è tutta qui: i nostri cercheranno di capire cosa sia accaduto, mentre combattono i loro demoni interiori (o, nel caso di Crowley, il suo angelo interiore) e cercano un equilibrio a proposito di cosa voglia dire stare della parte del bene o del male. Ed è quello che a Gaiman è sempre riuscito alla grande: puntare il dito contro il bianco e il nero e raccontare le sfumature.

Potevamo fare a meno di una seconda stagione? Forse sì. Non vedevamo l’ora di godere ancora una volta di questo dynamic duo sullo schermo? Decisamente sì. Good Omens è la dimostrazione che la chimica ultraterrena (pardon) tra due interpreti può davvero “fare” una serie. Ora però sganciate il terzo capitolo, che quel cliffhanger finale ci ha spezzato il cuore.

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