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A Sanremo Ferilli c’era già stata ben due volte: nel 1996 con Valeria Mazza nell'edizione condotta da Pippo Baudo e nel 2012 ospite di Gianni Morandi. Quest’anno la Sabrina nazionale torna sul palco dell’Ariston come co-conduttrice della serata finale. L’occasione perfetta per ripercorrere la carriera di quella che molti vedono come una sorta di erede di Anna Magnani. Con un po’ di ruoli cult.
Paolo Virzì è quello che la scopre attrice drammatica (La bella vita, 1994) e che poi la regalerà uno dei ruoli più belli e struggenti della sua carriera (Tutta la vita davanti, 2008). In mezzo c’è la commedia italiana più politica, sociologica e seminale degli anni ’90: in Ferie d’agosto Sabrina è nel gruppo di coatti qualunquisti che si scontra con gli intellò di sinistra sullo sfondo di Ventotene. Un film coralissimo, ma Ferilli, come sempre, spicca.
Il primo grande successo tv è nella serie à la Cukor (non è ironico) di Giorgio Capitani. Con Nancy Brilli e Veronica Pivetti, è una delle vendeuse della boutique della catena Jack Norton (!), sposata a un disoccupato e madre di un bambino down. Sabrina definisce il carattere alla Magnani che la accompagnerà per tutta la sua carriera (soprattutto tv): nazional-popolarissima, ed è subito bellissimo così.
Come dimenticare l’insegnante di musica anticonformista che approda in un rigido collegio femminile in Alto Adige? Rosanna Ranzi è un’altra donna tosta, un altro ruolo di culto televisivo di Sabrina, così come gli scontri del suo personaggio con quello dell’indimenticabile Virna Lisi, aka la fredda e manipolatrice Sorella Alberta. Tre anni dopo dagli USA arrivava Mona Lisa Smile. Un caso?!
Ad ennesima prova del suo essere zero snob, Ferilli – praticamente la sola tra le attrici del suo livello – non dice no nemmeno ai cinepanettoni: quattro in tutto – Christmas in Love (2004), Natale a New York (2006), Natale a Beverly Hills (2009), Vacanze di Natale a Cortina (2011) – e tutti di Neri Parenti. Insieme al come sempre sfrenato Christian De Sica si diverte un mondo e perfeziona quel “generone” di Roma Nord che solo lei sa incarnare con quel misto di classe e autoironia.
A riportarla al grande cinema ci pensa Paolo Sorrentino, che la vuole nei panni di Ramona, la spogliarellista che sembra essere, nell’umanità decadente al centro del film, l’unica anima affine e in grado di tener testa al Jep Gambardella di Toni Servillo. Autentica e ribelle senza mai smettere di essere la Sabrina nazionale che fa sognare gli italiani. L’Oscar è anche suo.
In questa rom-com lgbtq à la Nora Ephron, Sabrina è la metà della coppia protagonista insieme a Margherita Buy, diretta con delicatezza e cuore da Maria Sole Tognazzi. Tanto il personaggio di Buy è sofisticato, irrequieto e dubbioso, quanto di Ferilli è sanguigno, maturo, sicuro di quel che vuole. Se ancora servisse, un’altra prova di grande versatilità della nostra.
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