X Factor 14, le pagelle: per ora sono meglio i giudici dei concorrenti | Rolling Stone Italia
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X Factor 14, le pagelle: per ora sono meglio i giudici dei concorrenti

Molti over, under e band sembrano "solo la copia di mille riassunti". Manuel Agnelli invece c’è e lotta insieme a noi. È il Rino Gattuso di questo talent: può perdere solo a tavolino

X Factor 14, le pagelle: per ora sono meglio i giudici dei concorrenti

Manuel Agnelli

Foto: Stefania D'Alessandro/Getty Images

Manuel c’è e lotta insieme a noi. Per Emma ci volevano il doppio delle sedie, o forse la metà. Le band hanno una marcia in più e il sospetto che le squadre siano squilibrate è forte, ma lo scopriremo solo guardando. E soprattutto ascoltando.

Unica piccola avvertenza: over, under, band, evitate l’effetto “sei solo la copia di mille riassunti”.

Manuel Agnelli voto: 10
È tornato il Re Leone. Ha le scelte più difficili da fare, tanti tranelli – nessuno scarso, qualcuno “furbo”, lacune forti anche nei più bravi – ma lui ha le idee chiare fin dall’inizio anche se dopo anni di carriera e di X Factor ha ancora una voglia matta di stupirsi. Non senti mai un briciolo di finzione nelle sue parole, nei suoi sguardi, nel suo «e ora so’ cazzi» finale. Come dice uno dei gruppi scelti – i Wime, devo ancora decidere se sono più bravi o più paraculi – è il padrone di casa “sciallo” alla cui festa ti puoi imbucare ma se gli rompi un bicchiere ti sfonda. Ci sarà da divertirsi, musicalmente e non solo: già il trailer della prossima puntata ci regala due, tre frasi sue da antologia. La sua squadra è quella di uno che ama mettersi in pericolo, ma sarà pure quella che darà le sorprese migliori. È il Rino Gattuso di questo talent. Può perdere solo a tavolino.

Melancholia e Little Pieces of Marmalade voto: 9
Che fighi. Mandiamo a fanculo il Covid il più presto possibile perché voglio vedere tutti i loro concerti. E chissenefrega se il look e le facce non sono da copertina, hanno un’energia, pur in due generi totalmente differenti – più melodici ed eterei i primi, più punk i secondi, ma che voci pazzesche hanno i rispettivi cantanti, voglio un duetto – che ti fa cascare dalla sedia. Tecnicamente clamorosi, senza perdere un briciolo di potenza e immediatezza. Li amo follemente. E adoro pure i loro stilisti ubriachi.

Mika voto: 8
Un concorrente di Emma dice «potevo dare di più». E lui, feroce, «io direi meno». Prova a essere meno cerbiatto mannaro da giudice da salotto (ma solo perché, da fine stratega, ha già cominciato a screditare i concorrenti più forti degli altri, vuole vincere), ma si capisce che ai live farà i fuochi d’artificio. Con Emma, ma già lo sapevamo, ma pure con Manuel Agnelli – geniale la battuta «Mika non soffre per i concorrenti eliminati ma per quelli presi» –, con cui condivide quella che il leader degli Afterhours chiama attitudine. Hanno carisma, cultura, ironia e lingua dritta alla massima potenza, pur se diversissime. Sono quelli che possono diventare amici per la pelle dopo una rissa. Comunque è talmente bravo come giurato di X Factor che ho dimenticato come canta.

Manitoba voto: 7
La chiave di questo gruppo che fa uno strano rock romantico e graffiato è il carattere. Sono bravi, ma pure cazzuti. Lui, Filippo Santini, un po’ nerd e un po’ alunno di un collegio svizzero che calma lei che vorrebbe partire di capoccia ad Agnelli e poi dice sicuro dietro le quinte «fra due giorni questa critica diverrà la nostra forza»; lei, Giorgia Rossi Monti, che passa e rimane incazzata per come Manuel ha definito la sua voce, «non sincera», e vuole mostrargli a brutto muso di che pasta è fatta. C’è da lavorare, ma spaccano. E ho trovato il mio grande amore di questa edizione. Giorgia on my mind (ah, una confessione: ho un loro cd, Divorami. L’ho fatto).

Wime voto: 6
Meravigliosi, il gruppo perfetto per far andare in brodo di giuggiole i radical chic per look, strumenti bizzarri e quella «strana delicatezza» che ha apprezzato il loro giurato-maestro. Ma il sospetto è che siano, usando le parole che Mika ha dedicato ferocemente e ingiustamente ai Little Pieces of Marmalade, «una finta figata». Vi aspetto al varco.

Emma voto: 5
A livello televisivo la solita bomba. I suoi «daje», «e famme sentì», «ci devo spippolare sopra» e l’empatia a mille con i suoi ragazzi ti conquistano, ma l’impressione è che si faccia trascinare nelle scelte dalle emozioni del momento e che alla fine sugli switch forse toppa qualcosa e probabilmente ne lascia fuori almeno uno fortissimo perché non aveva il panorama libero su quelle sedie. Vero è che in questa serata i giudici hanno usato una strategia differente, riempendo e liberando sedie neanche si fosse a una festa del liceo. L’impressione è che abbia per le mani il materiale più debole. Continua la sit com con Mika. Lui è più mansueto, ma lei lo stana e gli dice «ma vuoi fare tu tutte le squadre?». E lui, sgamato, risponde «sì». Meravigliosi.

Hell Raton voto: 4
Si è nascosto, commenti misurati, lascia la scena agli altri e forse li studia. Che poi è quello che ha fatto Agnelli la volta scorsa. Difficile la serata in tribuna “salotto” e un po’ si sente che gli altri tre non lo sentono tanto della squadra, gli manca una Mara Maionchi che lo adotti come era successo a Sfera Ebbasta. Ma quando tornerà in campo ritroverà lo smalto. E purtroppo pure i cuori fatti con le mani.

Blind voto: 3
Bella Cicatrici, sa scrivere e ha carattere (anche se ne aveva mostrato di più la prima volta). Ma J-One con Terra mia aveva mostrato qualcosa in più, Blind sembra non avere né la voglia né il desiderio di migliorare, di andare oltre, mentre l’altro, forse più acerbo, aveva più margine di miglioramento e fame. Blind è qui per esibirsi – e lo sa fare bene –, l’altro per imparare. Però questo è un voto di cui il critico ha il timore di dover fare un bel boccone e rimangiarselo. Perché X Factor è teatro e lui tiene su un personaggio. Se lo demolisce e si mette in gioco, il voto può facilmente raddoppiare. O triplicare. No, quello forse no.

Le cover band voto: 2
Che sia rock, brit pop o Lana Del Rey, perché fare chilometri, sbattersi in fila per ore, morire di tensione e poi salire su un palco e cantare con la voce di altri? E in alcuni casi, non contenti, essere fotocopie persino nel look? Stanis in Boris diceva che «i toscani sono il male dell’Italia e del cinema italiano, con quell’acca aspirata». Della musica italiana lo sono le cover, e un po’ è pure colpa di X Factor. Basta ragazzi, in alcuni casi (vedi Gravity Sixty e Grate Soul) siete pure bravini, buttatevi e siate voi stessi. Altrimenti suonate ai matrimoni un po’ coatti e fatevi pagare bene.

L’eliminazione di Huma voto: 1
Trapper oversize, con un tatuaggio da dio. Sì, forse è vero che più di quello che abbiamo visto non avrebbe dato, che non si capisce quanto giochi e quanto abbia la stoffa. Ma quella Fatnick è una piccola bomba e la scena del suo genere ha bisogno di quella autoironia. Forse ai live sarebbe durato poco, ma mi è venuta voglia di metterlo in radio. E poi fa più Huma che mille pipponi su bullismo e body shaming. A lui 8 e a Emma 1 per averlo eliminato. E sa anche lei di aver sbagliato perché è l’unico per cui si è alzata per salutare.

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