Rolling Stone Italia
TV

X Factor 13, le pagelle: la finale è vicina e sarà una liberazione

Samuel mette in gabbia Mara, Anastasio torna a casa e la voce di The Andre accompagna duetti improbabili ma, nonostante ciò, la disperazione ci accompagnerà fino all'ultima puntata

C’è poco da dire, se non che siamo a un passo dalla finale e tutti, dietro e probabilmente pure davanti alla telecamera, aspettiamo la fine di questo talent come una liberazione. Ma è successo qualcosa di terribile e sento il bisogno di dirlo a qualcuno: ho quasi tentato il suicidio per la disperazione. A un certo punto, durante l’ennesima fiacchissima puntata di X Factor 13, vivace, frizzante e indimenticabile come un governo Conte, ho guardato Adrian. Sì, ho cambiato volontariamente, Vostro Onore. E, peraltro, mi è sembrato di vedere lì Morgan, che era un giudice di X Factor. Sono andato in tilt, hanno dovuto spegnermi e riaccendermi.

Samuel voto: 10

Ha ragione Mara, lui è una gatta morta. Anzi, una tigre morta. Sta lì, calmo, a sorridere, a dire alla Maionchi che ha imparato tutto da lei. Ed è vero: sua signora di X Factor era la stratega suprema, attaccava, brigava, escogitava tattiche per far fuori i concorrenti più pericolosi per la sua squadra e costruire il contesto per far vincere i suoi. Arriva Samuel, impara subito la lezione, sacrifica solo un gruppo dei suoi e poi a ridosso della finale, nel daily, piazza l’attacco contro di lei, colpevole di aver punzecchiato i Sierra.

Prima rispondono loro – “Non siamo Anastasio 2” -, poi lui dicendo “Mara è una grande giocatrice, lei sa bene come destabilizzare. Si sa muovere in questo ambiente, sa bene che tasto toccare”. E mentre lo dice, usa lui questa tattica, in diretta, con una stoccata a Eugenio Campagna (che canta Calcutta, ma che scelta folle è) dicendo che “il trucco si è svelato”. Campione vero, fossi in un suo amico non ci giocherei né a Risiko né a poker. Infine, va detto, Sierra e Booda li ha scelti e cresciuti lui e fuori da X Factor ci ricorderemo solo di loro. 
Mara era così nervosa che alla fine ha cazziato Campagna nonostante non sia andato al ballottaggio. Se Samuel è una gatta morta, lei è una leonessa in gabbia. E ce l’ha messa lui.

Certo c’è ancora quel problemino che tratta lo studio televisivo come la carrozza silenzio sul treno, per tono di voce e vivacità della conversazione. Ma in tempi grami, ti accontenti.

Marco D’Amore voto: 9

Attore straordinario e in crescita vertiginosa – è in uscita, il 5 dicembre, il film spin-off di Gomorra, L’immortale, di cui è regista e protagonista – si produce in una interpretazione incredibile del testo di Anis Mojgani tradotto da Simone Savogin dal titolo Shake the dust, un inno alla diversità e all’unicità. Una “slum poetry” che ha aperto la puntata, con musiche composte da Dardust (che ha firmato alla grande la puntata, quando è comparso a X Factor in questa stagione, ha letteralmente fatto luce nel buio). La performance ideata dal direttore artistico Simone Ferrari – oggi in gran forma, va detto – ha commosso, scosso, ha colto nel segno. L’inizio – “Per chi la notte non ha la pancia piena, per chi ti porta il cibo in un cubo dietro la schiena, per tutti quelli che si spengono in tripli turni per accendere le vite ai propri figli, scrollati la polvere” – ti rimane addosso e non te lo scrolli di dosso facilmente. Ottima spalla Alessandro Cattelan, oggi in giornata sì.

Anastasio voto: 8

Forse Il fattaccio del vicolo del Moro non è la sua miglior canzone a livello di flow o come struttura musicale. Anzi, sicuramente non lo è. Ma questo ragazzo ha l’incredibile capacità di ipnotizzarti con i suoi testi, con le sue interpretazioni, quasi più attoriali che rap. E tornando a casa, a X Factor, è come se trovasse di nuovo un palco per un genere così doloroso e difficile. A inizio 2020 arriva l’album (e il tour) che ci dirà se e quanto è cresciuto.

Le Coliche voto: 7,5

Realtà web da molto tempo, sono migliorati tanto – Claudio Colica pure sdoppiandosi col progetto Minimad -, li abbiamo visti in Romeo + Giuly e l’indie, Tommaso Paradiso, Calcutta (a proposito, Claudio lo fa molto meglio di Campagna) ha dato loro la visibilità che meritavano. I loro provini per trovare il nuovo frontman dei TheGiornalai (ricordate la loro Riccione, migliore dell’originale? E quel capolavoro del loro A Ostia vacce te, che insegna a J-Ax che cos’è il vero flow e scrivere un testo geniale?) sono ormai uno stracult. Che poi quando Rissa e Primavera provineranno davvero Francesco Marioni (quello che fa Tommy nei video de Le coliche), l’Inception definitivo provocherà l’Armageddon.

The Andre voto: 7

Il fenomeno di quest’ultima stagione, con quella voce che ti sconvolge per la sua aderenza al grande Fabrizio De André e per la sua intuizione di piegare testi a lui lontani alla sua poetica. Ieri sera è riuscito a dare dignità persino a Nuela. Un po’ come Maradona, che avrebbe fatto segnare in serie A persino me. Serve qualcosa di coraggioso a X Factor: magari proprio lui che duetta con concorrenti e superospiti. Una delle piccole grandi scelte di quel format scombinato, sconclusionato ma riuscito che è l’Extra Factor di quest’anno.

Davide Rossi voto: 6

Potrebbe essere il Leicester di X Factor 13. Quello su cui non avresti puntato neanche un euro, pure giustamente, che arriva in finale e prova a vincerla. In fondo sarebbe un atto di giustizia: nessuno più di lui sarebbe più degno trionfatore dell’edizione più soporifera, impersonale e noiosa della storia del format. Sembra, Rossi, una di quelle squadre di calcio che – ricordate l’Ancona, il Vicenza, il Palermo, l’Alessandria? – in Coppa Italia arrivano in fondo perché hanno la fortuna di incontrare gli avversari più deboli o meno in forma, che li sottovalutano. Davide in una puntata fa fuori Giordana e Nicola, due che forse sono arrivati persino più in là di quanto meritassero, e torna giovedì perché è il male minore. Certo, lo senti e te lo dimentichi un attimo dopo, ha una bella voce ma non ha carisma né presenza scenica. Praticamente, Lorenzo Fragola.

Giordana voto: 5

È vero, è sempre stata sulla graticola di una possibile eliminazione. Ma era anche un’opportunità per crescere, per mettersi in luce, per far cambiare idea a tutti. Lei non ha mai trovato un’identità, anzi quella dei Bootcamp l’ha persa, quasi venduta per diventare televisionabile, per essere una da hit, come un concorrente qualsiasi. Peccato perché ha una bella voce, suonava un’arpa che ci aveva conquistato e poteva, per tanti motivi, essere qualcosa di diverso. E invece ha fatto la brutta copia di mille riassunti.

Malika Ayane voto: 4

Con quello chiffon biondo ricorda un po’ Natasha Stefanenko e un po’ Platinette, ma è di sicuro la cosa che ricorderemo di più del suo X Factor. Moscissima, ha smesso anche di litigare con i colleghi perché non ne è mai uscita vincitrice. È televisivamente antipatica – e non è detto che sia un difetto, nella vita reale – sempre in polemica con nemici immaginari e alla ricerca di frasi più impossibili delle interviste di Mai dire gol (oggi da segnare “credo nella pluralità musicale”). Dovrebbe lasciarsi andare davvero, a costo di superare il limite. Con quel caratterino che ogni tanto tira fuori, nella maniera sbagliata, ci farebbe divertire. E invece si fa dare della gatta morta da Mara (insieme a Samuel).

Nicola Cavallaio voto: 3

La sua voce, in finale, non poteva arrivarci. Troppo particolare e, purtroppo, monotona per quanto affascinante. Una di quelle che all’ascolto si usurano. Oggi poi toppa The Sound of Silence e non convince neanche dopo, gli mancano la grinta e la cazzimma mostrate finora proprio quando più gli servivano. Una fotografia di questa edizione: vorrei ma non posso.

Nuela voto: 2

A Extra Factor torna il trapper demenziale e già questo è un colpo basso. The Andre incredibilmente nobilita persino lui, con un duetto che quasi fa cantare bene quello scappato di casa. Lui poi ci delizia con “il mio stile è lo stile Nuela” e non capisce la battuta di Achille Lauro. E vorresti usare quelle carote come pali di frassino.

La tuta acetata dei Sierra voto: 1

Ok il look del genere musicale, ma potrebbero stupirci, il trap è anche audace eleganza come insegna Achille Lauro. É l’unica cosa che non funziona di un duo che ha personalità, buoni testi e oggi finalmente il coraggio – che un po’ era loro mancato, si erano rifugiati almeno per un paio di puntate in un pop mascherato -, grazie a quel Morricone promesso da Samuel. Ma quella tuta acetata ti costringe a pensare battute così politicamente scorrette da non poter essere cantate neanche da Skioffy.

Iscriviti