Rolling Stone Italia
TV

Tutti i programmi più belli degli anni d’oro di MTV

Da ‘Daria’ a ‘Kitchen’, passando per ‘Celebrity Deathmatch’ e ‘Loveline’, fino alle cafonate di ‘Jersey Shore’, tenendo a mente un’unica, grande certezza: le popstar che salutano dal balcone di ‘TRL , Total Request Live’ nessuno se le scorda più

Foto: MTV

Nostalgia. Quella cosa che si sente quando parte la canzone del primo viaggio in macchina con gli amici, e fa dire ancora oggi: «Quant’era pazzesca» mentre rispolveriamo le parole mai dimenticate. Quella cosa che ci assale quando ritroviamo in un cassetto l’autografo dell’artista per cui abbiamo fatto ore di attesa, noi ancora liceali, sotto il sole cocente di un pomeriggio come tanti nell’estate milanese in Piazza del Duomo, ché TRL lo giravano nello studio di uno di quei palazzi là. Ma anche quella cosa che diventa felicità inaspettata quando si accende la televisione e scorre, per un qualche caso, un programma che ha accompagnato i nostri pomeriggi dopo la scuola, le risate nel quarto d’ora d’intervallo. Erano altri tempi che sembrano quasi una vita fa, quelli dove bisognava sapere aspettare perché non esistevano né YouTube né tantomeno Netflix e compagnia bella. Nostalgia, si diceva: in pratica, quella cosa che diventa canaglia quando si ripercorrono gli anni d’oro di MTV.

MTV Unplugged – dal 1989

Dato che siamo in vena di ricordi malinconici, come non iniziare con una delle serie più belle che si siano mai viste? Stiamo parlando di MTV Unplugged, che dal 1989 riesce a fare una delle cose più difficili per qualsiasi programma televisivo: incantarci. Non c’è bisogno di essere grandi musicisti o fini ascoltatori per subire (persino dal proprio divano) la magica atmosfera che si crea quando nello studio inizia la sessione in acustica di Eric Clapton, Neil Young, Oasis, Alice in Chains, Lauryn Hill o Alicia Keys. Tanto che, ancora oggi, siamo qui a ricordare gli episodi migliori di MTV Unplugged e a dirci che la puntata dei Nirvana difficilmente sarà mai dimenticata.

Beavis and Butt-Head – dal 1993 al 2011

Decisamente sboccati, terribilmente stupidi e stupidamente violenti: sono Beavis e Butt-Head, gli amici con la passione per il rock e il Q.I. più basso mai visto (ahinoi, fino a quel momento) in televisione. Corre l’anno 1993 quando il primo episodio della serie animata creata da Mike Judge viene trasmesso da MTV negli Stati Uniti, dove i giovani sono quella Generazione X che li lancia subito in cima alle classifiche dei programmi più visti, nonché più amati. Chissà se si rendono subito conto, gli spettatori di allora, che dietro le uscite infelici, le trovate poco brillanti e le risatine ottuse dei due protagonisti si nasconde un’attenta critica alla società e, in fondo (ma non così tanto), proprio a loro. Resta il fatto che, anche se sono passati undici anni dall’ultimo episodio, Beavis e Butt-Head non ce li siamo affatto scordati. Come non ci siamo scordati la loro lezione: e cioè che, se di generazione in generazione continuiamo a ridere delle loro scemenze, forse un po’ ottusi lo rimaniamo pur sempre anche noi.

Daria – dal 1997 al 2002

Non è che ciò che fa ridere tanti, fa ridere tutti: infatti, Daria Morgendorffer, alle frecciatine dei suoi compagni di classe Beavis e Butt-Head, non rideva neanche un po’. Caustica, intelligente, amante della pizza, nonché fonte inesauribile di consigli in fatto di buoni libri, non si può pensare agli anni d’oro di MTV senza pensare a lei: Daria, creata dalla mente di Glenn Eichler e Susie Lewis Lynn. Ossia l’altra faccia della Generazione X, quella che ha nelle battute taglienti e nelle osservazioni sagaci il proprio fresco, tipicamente adolescenziale, tratto distintivo. Mentre su altre emittenti, Dawson’s Creek fa strage di giovani spettatori, qualcuno dice che è su MTV e dietro il personaggio di Daria Morgendorffer che si può leggere l’analisi più sincera degli adolescenti di allora. E c’è da dire che quel qualcuno aveva proprio ragione.

TRL – Total Request Live – dal 1999 al 2010

C’è chi si ricorda i veejay Giorgia Surina e Marco Maccarini (giusto per citare non “un” paio, ma “il” paio), e chi mente. E c’è chi si ricorda le uscite di corsa da scuola per andare in piazza Duomo a Milano, e chi invece l’emozione che lo coglieva quando accendeva la tv nell’ora giusta del giorno giusto: quando iniziava TRL e negli studi di Corso Vittorio Emanuele, tra un video e l’altro della chart, faceva la propria comparsa l’artista del cuore. Qualcuno di italiano, tipo Ligabue e i Lùnapop, certo, ma (col dovuto rispetto) vuoi mettere vedere affacciarsi da quel balcone gli inarrivabili Big internazionali? Chi se li scorda più i Blink 182, i Green Day, i Cranberries, Mariah Carey, e la mega star Britney Spears? C’è chi, allora adolescente, almeno una volta avrebbe desiderato trasformarsi in quel balcone. E chi, spudorato, mente.

Celebrity Deathmatch – dal 1998 al 2007

Povera nonna: pensava che voi steste guardando i cartoni animati, invece eravate tutti presi a seguire uno dei tanti scontri iper-violenti di Celebrity Deathmatch. A onore dell’ingenuità della nonna, c’è da dire che – a buttarci un’occhiata veloce – quei personaggi in stop-motion potevano davvero trarre in inganno: in fondo erano pupazzetti di plastilina, no? Però voi lo sapevate, eccome, se sapevate. Così abbassavate il volume quando lo humour di Johnny Gomez e Nick Diamond (i presentatori del death-match), si faceva nerissimo; nascondevate (malamente) il vostro piacere sadico quando i cazzotti tra le versioni di plastilina di Al Pacino e Robert De Niro diventavano pesantissimi; cambiavate canale se Michael Jackson era arrivato al punto di sciogliersi nell’acido dopo averle prese di brutto da Madonna. È perché era diventato troppo? Macché, è che era tornata all’attacco la nonna.

Kitchen – dal 1999 al 2001

Chissà se Joe Bastianich avrebbe commentato con un «Vuoi che muoro?», l’assaggio di un piatto cucinato da Manuel Agnelli; chissà se avrebbe detto che era «Come un film d’orrore», quello di Valentino Rossi. Quel che è certo, è che quando Kitchen viene trasmesso da MTV Italia, i tempi non sono ancora maturi per l’overdose di programmi di cucina a cui siamo abituati oggi. Eppure l’intuizione è giustissima, e funziona alla grande. Perché inutile girarci intorno: vedere gli altri spignattare mentre chiacchierano del più e del meno in cucina insieme ad Andrea Pezzi, ci piace di brutto. Se poi a farlo, oltre ai sopracitati, a un certo punto appare Morgan, non può che essere un successo.

MTV Cribs – dal 2000

«Guardate, questa è una delle quattro stanze dedicate ai miei dischi di platino e alle riproduzioni a grandezza naturale di me medesimo. Questo, invece, il bagno dove il water è d’oro, proprio come la statua del giaguaro di fianco alla vasca da bagno. Perché la televisione al plasma in cucina, chiedete? Be’, perché no. Il garage, è il posto delle mie Ferrari d’epoca e delle Lamborghini pagate in contanti. Ah, gli amici che vedete fuori a giocare a ping-pong, o a prendere il sole in piscina, vengono qui spesso: dato che sono estremamente generoso, questa casa è anche loro, quando vogliono». (Testo tratto da uno dei 113 episodi di MTV Cribs, dove sbavavamo pensando a tutto, fuorché alla possibilità che tutta quella roba, o quasi, fosse in affitto).

Jackass – dal 2000 al 2002

A ogni generazione di adolescenti, le proprie stupide sfide dove ogni tanto ci scappa il morto. Se ripenso ai miei compagni di classe durante il periodo d’oro di Jackass, mi chiedo come sia possibile che ciò non sia successo, dato che il trend era diventato quello di fare come Steve-O e compagnia bella, e cioè: farsi male. Cosa che, da queste parti, ha visto salti da sedie e banchi impilati durante l’intervallo, accendini ancora caldi messi sui palmi, gessetti mangiati, e altro che ho (per fortuna) rimosso. D’altronde, le risorse a cui attingere erano quelle che erano. Quelle mentali, pure.

Loveline – dal 2001 al 2008

Dove non arriva la scuola, arriva la televisione. Si dice così? Forse questo concetto non si addice proprio a tutto, ma a Loveline, sì. Mentre nelle (troppe) scuole italiane si rifugge una sana educazione sessuale, nello studio di Camila Raznovich, di coiti, masturbazione e via dicendo non solo se ne parla tanto, se ne parla anche in termini (per l’appunto) educativi. Roba che, quella volta, se le cose non te le spiegava l’amica più esperta ci arrivava quella puntata lì su MTV, a schiarirti le idee. E a schiarirtele proprio bene, grazie al cielo.

Punk’d – dal 2003 al 2012

Per dirlo in altri termini: lo Scherzi a Parte degli Stati Uniti. Con Ashton Kutcher che conduceva il gioco e commentava lo scherzo a Lindsay Lohan, o a Zac Efron, Rihanna, e pure John Cena. Era tutta una messinscena? Può anche essere, ma c’è chi non ha firmato la liberatoria per bloccare la messa in onda il proprio (spoiler: i Black Eyed Peas, per esempio). Un dubbio lecito che ci assale oggi, ma quella volta, onestamente, che ce fregava? Quella era la testimonianza che anche Beyoncé esisteva fuori dal palco, e veniva persino perculata.

Pimp My Ride – dal 2004 al 2007

Leggenda narra che pure i più fedeli sostenitori di uno stile di vita green si sarebbero venduti la madre pur di comprare una macchina super inquinante (e scassata) e trovarsi fuori dalla porta di casa Xzibit. In effetti, il team di meccanici di Pimp My Ride installava certe casse e certi ammortizzatori che non si erano mai visti neanche in Fast and Furious e nei migliori video hip hop. Per non parlare della carrozzeria, rigorosamente verniciata di colori brillanti e fiamme e scritte in corsivo, che più tamarre proprio non si può.

Laguna Beach – dal 2004 al 2006

Mettici che era la California. Mettici che i protagonisti erano dei ragazzi all’ultimo anno della high school. Mettici che c’erano certe dinamiche relazionali che in qualche modo capivamo (anche se lì venivano esagerate, chiaro). Mettici quello che vuoi, ma Laguna Beach è stato il nostro primo – vero – reality, altro che le Kardashian. Con Lauren Conrad, Kristin e compagnia bella, un po’ guardavamo gli outfit per trarre spunto (se dico cerchietti, che vi viene in mente?), e un po’ ci gasavamo a vederli vivere una vita che per noi rappresentava l’originale, giovanissimo, American dream. Altro che storie.

Avere Vent’annni – dal 2004 al 2007

Molto più di una serie televisiva, molto più di un documentario, molto più di un’indagine precisissima e senza filtri dei ventenni degli anni 2000. Partiva la sigla – Length of Love degli Interpol – e sapevi che saresti partito per un viaggio alla scoperta dei giovani invasati di Padre Pio, dell’emarginazione nelle periferie, del rigurgito populista, della realtà operaia, dei ferventi sostenitori del berlusconismo. Ideato e condotto da Massimo Coppola, diretto dallo stesso Coppola insieme a Giovanni Giommi e Alberto Piccinini, Avere Vent’anni resta uno sei migliori programmi mai realizzati: in ogni puntata una storia, un ambiente, una città, dei protagonisti reali che raccontavano la loro quotidianità con una spontaneità disarmante. Accidenti, quanto ci manca.

Il Testimone – dal 2007 al 2017

Ammettetelo: esiste davvero qualcuno che non conosca Il Testimone? Ovvero: uno dei programmi più autentici e divertenti che siano mai stati trasmessi su MTV. D’altronde, così è il suo ideatore e realizzatore, quel Pif (pseudonimo di Pierfrancesco Diliberto) che, telecamera in mano, ci ha portato a conoscere realtà sociali che qualche volta ci facevano solo ridere, e qualche volta, infine, riflettere. Il tutto con una leggerezza che raramente si era vista in televisione, men che meno in uno qualunque dei soliti documentari, dove il camerino di Valeria Marini era decisamente off-limits.

Jersey Shore – dal 2009 al 2012

Caposaldo del trash: se mai dovessero fare una guida alla storia dei programmi più ignoranti mai visti in televisione, Jersey Shore occuperebbe di sicuro il primo capitolo. La dose di tamarraggine era direttamente proporzionale alle acconciature e agli outfit di Snooki (Nicole Polizzi) e Paulie D (Paul DelVecchio); il livello culturale dei dialoghi così basso da far sembrare JWoww (Jennifer Farley) una vera e propria intellettuale; la rappresentazione degli italo-americani talmente stereotipata che noialtri qui riuscivamo a intercettare nei comportamenti amorosi di The Situation (Michael Sorrentino) la tipica gelosia dell’uomo italico. Eppure, di fronte a quel (talvolta) caricaturale spaccato di umanità non ci offendevamo, anzi. Ma sai che roba sarebbe stata, per una volta, far serata con tutto il cast del Jersey Shore?

Iscriviti