Tsunami Måneskin, booster di Fiorello e sfori: top e flop della prima serata di Sanremo 2022 | Rolling Stone Italia
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Tsunami Måneskin, booster di Fiorello e sfori: top e flop della prima serata di Sanremo 2022

E poi momenti Love Boat che anche no (nonostante l'Orietta nazionale) e una co-conduttrice 'terapeutica' (cit.). Il meglio e il peggio del Festival

Tsunami Måneskin, booster di Fiorello e sfori: top e flop della prima serata di Sanremo 2022

I Måneskin a Sanremo 2022

Foto: Daniele Venturelli/Getty Images

Top: Måneskin (e lacrimuccia)

A parte che qua ancora non sappiamo pronunciare il nome della band romana che ha spaccato tutto (vedi il Saturday Night Live, dove Will Forte ha studiato come si dice, incredibile). La gag di Ama vestito da driver che li va a prendere sulla macchinetta da golf è un po’ inutilina, ma loro son fighi, che je voi di’. Sul palco ci sono eccome, Damiano & soci se magnano tutti e tutto, questi devono aprire il concerto dei Rolling Stones, chi li ammazza. E finalmente si diverte pure l’orchestra, l’Ariston è scatenato e il pubblico da casa in piedi sul divano (vi vediamo). Prima tocca all’imprescindibile Zitti e buoni, poi alla ballatona Coraline. La ciliegina? Damiano che si commuove (e rischia di rovinare quel trucco power: dateci subito il tutorial e nessuno si farà male, grazie). Cuori.

Flop: “Lo sportivo”

Berrettini è bello e bravo (cit. Amadeus), ma soprattutto era “lo sportivo” disponibile – e perfetto per i titoli di giornale. Lui sul palco è tenero, lo smoking gli sta ovviamente da dio, ma è il solito momento cringe dei Sanremi che non vorremmo più vedere. La quota da riempire a tutti i costi, che sia rosa o ginnica, ripensiamola: grazie. A meno che tu non sia Ibra, e in quel caso puoi davvero permetterti (e fare) tutto. Poi arriva Fiorello, che come sempre tira su la baracca (e tira in mezzo i genitori di Berrettini mascherinati in platea): ma “lo sportivo” resta lì impalato, c’è poco da fare.

Top: Fiorello booster

Fiorello fa un po’ sempre la stessa roba, è vero, però pensate se non ci fosse. È l’unico che zittisce Amadeus. L’unico che sul palco dell’Ariston fa davvero un po’ il cazzo che vuole. E pensare che al Festival per la terza volta manco ci voleva venire (“Avrei dovuto essere a casa con il plaid sulle gambe”), e invece: “Sono il vostro booster”, “il Mattarella dell’intrattenimento” (“peccato che lui l’anno prossimo voleva fare The Voice Senior, ma l’hanno fregato”). La sua trovata migliore è l’entrata in scena: “Mica posso scendere le scale come una Lady Gaga qualunque”. E arriva dall’ingresso principale con mascherina paillettata nera e armato di termometro a sparo. La vittima designata della serata è il direttore di Rai 1 Stefano Coletta: prima gli prova la temperatura (“C’hai 35, sei morto”), poi lo costringe a un bacio con mascherina ad Ama. Niente male anche il medley allegrissimo di canzoni tristissime. E il dubbio: “Che voto avrà dato L’Osservatore Romano ad Achille Lauro?”.

Flop: Momento Love Boat

Come sprecare l’Oriettona nazionale (stupendamente vestita da variante omicron) e il buon Rovazzi? Mettendoli su una nave (courtesy of lo sponsor) al largo (virgola) a fare la televendita di turno. Loro giustamente provano a ribellarsi, rendendo goffo un momento chiaramente registrato: vogliamo immaginare che sia un gesto di sabotaggio alla Peter Sellers. Poi si trasferiscono nel teatro sull’acqua, e lasciano intravedere un futuro da conduttori post-Ama (Berti anche direttore artistico, grazie). Ma non succederà: lo sponsor li richiamerà all’ordine prima di mezzanotte, dopo la messa in onda dell’esibizione di Colapesce e Dimartino vestiti da marinaretti. Non avremmo mai pensato di dirlo, ma: ridateci la cartolina di Sanremo e nessuno si farà male.

Top: Ornella passa ‘sta canna

Oggi in conferenza stampa diceva: “Pensano tutti che sia qui a rollare le canne nei camerini dell’Ariston”. Ma pure se fosse, cara Ornella, un’altra Ornella nazionale (la Vanoni) sarebbe fiera di te. E non sarebbe certo l’unica. Inforcati un paio di occhiali da vista felino-glam à la Anastacia, la Muti scende le scale dell’Ariston (e poi le vuole riscendere per fare meglio, voto 10 all’effort). Boccolazzo biondo su abito rosa e argento (poi nero luccicoso con scosciata angelinajolinica da far ancora invidia), ma soprattutto sguardo che stende e voce roca d’ordinanza, si vede che è emozionata. Mentre presenta i cantanti, ammicca. Racconta il cinema attraverso la sua carriera. Porta persino cappello e cappotto ad Ama che deve andare a prendere i Måneskin, sorridendo come una valletta qualunque. Chissà che diranno le femministe. C’è chi dice che le manca il ritmo televisivo. Per noi: ‘terapeutica’ (cit.).

Flop: Lo sforo come stile di vita

Nella scaletta ufficiale c’è scritto varie volte: SFORO. Ed è il modo (paraculo, indeed) con cui Amadeus & Co. hanno deciso, al terzo giro, di rispondere a tutte le (immancabile e giustificatissime) domande della sala stampa: “Quando finirà la serata?”. Domanda retorica: mai. Allo sforo non c’è mai fine: sfora suo padre, sfora sua madre, sfora la figlia e la sorella. Sfora Fiorello, sforano i Måneskin, sfora tutto e allora famo sforare definitivamente la situa, mettiamo della dance a caso (Meduza: bravissimi, ok; orgoglio italiano nel mondo, ok; ma è mezzanotte – e tra l’altro: ignoriamo pure Hozier) e sforiamo del tutto. Dopotutto, è solo un altro giorno: scusate, abbiamo sforato.