The Sanremo Dispatch, giorno 0: Il treno per Sanremo è esso stesso Sanremo | Rolling Stone Italia
I nuovissimi mostri

The Sanremo Dispatch, giorno 0: Il treno per Sanremo è esso stesso Sanremo

Cronache dalla Riviera, si comincia. Dal vagone che è già l’Ariston all’arrivo in città, tra avvistamenti di big ed effetto Fuorisalone. Sarà lunghissimo, sarà bellissimo

The Sanremo Dispatch, giorno 0: Il treno per Sanremo è esso stesso Sanremo

La statua di Mike Bongiorno a Sanremo

«Cambio un attimo posto perché devo fare un’intervista». È un’insegnante di canto, dice alla vicina di poltrona, ma forse anche una cantante, perché, nell’intervista con la tizia di fronte a lei che segue, dice anche che «la mia canzone ha un’impronta che ciascuno può definire a modo suo», e che «ha uno stile tra il pop e il reggaeton», e che «voglio che dia la carica per cominciare a rialzarsi». Poi fa una telefonata e dice: «Io faccio tutto quello che volete, ma per la SIAE dovete decidere voi». Alla fine di un vocale dice: «Viva il lupo». È carica. Siamo carichi. E non siamo neanche a Voghera.

Il treno per Sanremo è esso stesso Sanremo, è fatto della materia di cui sono fatti i sosia di Al Bano, Pino Pagano che vuole buttarsi dalla galleria dell’Ariston, la ventisettesima esclusione dei Jalisse. Un ragazzo dice che non sa se tifare per Emma o per Alessandra Amoroso. Un altro fa partire un video con la musichetta “perché Sanremo è Sanremo”. Il viaggio è la meta, l’attesa è la performance.

Nel tunnel che dalla stazione porta alla luce (tramonti a nord-ovest) si aggirano figuri che sembrano l’Adriano di Ugo Tognazzi, l’impresario dei Nuovi mostri che accompagna ai vari cantagiri l’uccellino della Val Padana, cioè Orietta Berti. Il nostro Broadway Danny Rose, e del resto Sanremo è la nostra Broadway. «Quello è Frank, è Frank. Siamo Frank, Tony Bennett e io, una gran serata. Mi vedi quassù? Questa macchia che sembra un’impronta digitale? È la mia testa. E qui sono con miss Judy Garland, mai esistita una donna più cara di lei». Così Woody Allen nel film, ma potrebbe dirlo qualunque passeggero vomitato dal mio treno di stamattina, e tutti quelli che incrocio sulla strada verso casa. Mi vedi quassù? È la mia testa – solo in un carousel di Instagram, con Irama al posto di Frank Sinatra.

Eccoci tra la folla, si è come catapultati dal tunnel della stazione all’Ariston senza soluzione di continuità tra il sogno (?) e la realtà (???). La gente aspetta chissà chi, non importa chi, fuori dal Globo, l’hotel (tre stelle, però nel nome c’è scritto Suite, sarà superior) dove dorme anche Ama, qui è Ama per tutti, ovunque si legge “Sanremo si ama”. Una radio locale trasmette dalla vetrina di un negozio di scarpe, ci passo davanti mentre stanno intervistando un tizio che racconta della sua «tournée nell’entroterra dell’Africa». Tournée piuttosto lunghetta. Sarà anche lui nel roster di artisti di Adriano/Tognazzi.

«Vienimi a trovare», «passa dalla terrazza Taldeitali», quest’anno tutti sembrano avere il loro quartier generale da qualche parte. Geolier ha una pizzeria. Casa Ghali è sponsored by Ikea, coi sacchetti blu appesi alla facciata, un po’ Fuorisalone. Milano si è presa Sanremo, la brandizzazione/eventizzazione è definitiva. La week però c’era già, forse anzi è un’invenzione del luogo, è Milano che ha copiato il Festivàl.

Il vero Ghali cammina verso le prove con un pupazzo accanto, una specie di Gabibbo però unicorno, forse pesce, non s’è visto bene perché la folla era già troppa. Altra folla più avanti, chi c’è?, rispondono: Sangiovanni. Ma è già andato via, «peccato che l’ha perso, noi l’abbiamo visto ieri sera», dice una signora bionda con l’aria soddisfatta. È vip watching ma nella piazza dei Fatti vostri, coi big (così nel gergo sanremese) che vedi stando comodamente seduto al tavolino della focacceria – «questa è la più buona»: annotiamo ligi l’indirizzo.

Un altro biondo, stavolta un ragazzo con l’accento della profonda montagna lombarda, ferma un giornalista con l’accredito al collo. «Ah, hai il pass… sai mica qualcosa dei figuranti del green carpet? Non so dove devo andare». Il green carpet è stasera e la gente è già lì che aspetta, e forse sono comparse. È il cinema, è Bellissima, è bellissimo. Torno verso casa, la statua di Mike mi saluta e la saluto anch’io, una tizia con la voce molto graffiata, molto rock come si dice, si sgola su “sei bella che la musica non c’è”. La musica per ora non c’è per davvero, forse non ci sarà per tutta la settimana, chi se ne importa, Sanremo sei bella così.

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