Sanremo 2020: le pagelle della semifinale | Rolling Stone Italia
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Sanremo 2020: le pagelle della semifinale

La gara dei giovani, il look di Achille, Bugo che se ne va e, sì, anche le canzoni

Sanremo 2020: le pagelle della semifinale

Achille Lauro. Foto di Daniele Venturelli/Getty Images

Serata numero quattro, siamo alla seminfinale. C’è il vincitore dei giovani, ma soprattutto ci sono Bugo e Morgan che si autoeliminano entrando nella storia del Festival a pari merito con i Placebo che spaccano le chitarre e gli amplificatori. A mezzanotte e mezza hanno suonato in nove. Anche stavolta, manco a dirlo, è stata molto lunga.

La gara dei giovani


Siamo petali di vita che hanno fatto un giorno la rivoluzione. Se Tecla se fosse in Disney Channel sarebbe l’amica della protagonista, tipo Giusy per Patty del Mondo di Patty. Colpevole di aver eliminato per lo 0,3% dei voti gli amati Eugenio in via di Gioia e di avere tutta la retorica di questo festival concentrata in 3 minuti scarsi.

È il turno del secondo finalista: conosciuto all’estero come Marco Dynasty, nella provincia italiana come Marco Centovetrine e alle vecchie generazioni come Marco Topazio, il cantante di Billy Blu! rappresenta una tribù di indigeni che abitano nei boschi dell’Alto Adige e i cui rituali apotropaici sono caratterizzati dal cantare insieme la discografia di Cristicchi attorno a un falò.

Si parte con Tecla contro Sentieri, una delle sfide meno utili di sempre. La vince Tecla e con Marco Sentieri si esaurisce la tribù dei Sentieri. Poi Gassmann contro Fasman. Praticamente un film della Marvel. Invece siamo purtroppo ancora a Sanremo. È chiaro, Gassman ha sbagliato categoria. Gli Over canteranno dopo. Abbiamo però apprezzato il suo «Ah, sì, Mariah», evocazione alla divinità natalizia di All I Want For Christmas Is You.

E poi arriva Fasman, che fasma la merda in faccia. Alla batteria un giovane Rosario Fiorello. Vince Gassman, che dimostra al televoto di avere più parenti. «Ne sentiremo parlare a lungo» dice Ama. Ci fidiamo. Tra Tesla e Gas noi preferivamo lei perché inquina meno.

Paolo Jannacci “Voglio parlarti adesso”


Jannacci vive chiaramente nell’ombra di Jannacci infatti alla serata cover ha scelto di cantare Jannacci. Quando invece interpreta la canzone di Jannacci non è convincente come quando canta Jannacci.

Rancore “Eden”


Eden è la “Soldi” del Teatro Valle Occupato.

Giordana Angi “Come mia madre”


Molti hanno parlato di Achille Lauro e del suo omaggio al glam degli anni Ottanta, meno si sono accorti del tributo di Giordana Angi al K Pop. Stasera in particolare i più attenti avranno notato il richiamo alla boyband koreana BTS.

Francesco Gabbani “Viceversa”


Al primo ritornello dici “dai il pezzo ci sta”. Poi Gabbani inizia a dire tutte quelle S e improvvisamente la odi. Pensate se Jovanotti facesse la cover.

Raphael Gualazzi “Carioca”


Gualazzi sembra uno che ha i debitori alle calcagna e ha trovato un travestimento buffo per emigrare in un paradiso fiscale. La canzone è quello che ascolterà Gualazzi durante tutta la sua permanenza ad Aruba mentre la Guardia di Finanza lo sta ancora cercando nonostante la sua esposizione mediatica durante il Festival. Travestimento riuscito.

Pinguini Tattici Nucleari “Ringo Starr”


A differenza delle altre band indie, i PTN non vogliono insegnarti niente e questo è apprezzato. Ma soprattutto, i PNT dimostrano che anche una band indie può essere in grado di vestirsi elegante. Anche se non vincessero, hanno già vinto tanta SIAE per la futura pubblicità della Ringo di cui saranno colonna sonora.

Anastasio “Rosso di rabbia”


Ogni sera è la serata cover per Anastasio: 90 minuti di applausi.

Elodie “Andromeda”


Talmente brava che sembra l’ospite internazionale. Scandaloso che abbia dovuto cantare davanti a una striscia di bamba enorme per via di uno sketch mal riuscito di Amadeus che comunque, come tutti gli altri, non è servito a rimediare alla infelice uscita sulla tipa di Valentino Rossi. Anzi.

Riki “Lo sappiamo entrambi”


Riki è come Clark Kent: quando si mette gli occhiali non lo riconosce più nessuno. Forse sono gli stessi occhiali che fanno sì che non ci ricordiamo mai la sua canzone.

Diodato “Fai rumore”


Canzone veramente valida, niente da dire. Talmente niente da dire che non diciamo un cazzo.

Irene Grandi “Finalmente io”


La canzone di Irene è la quota Mi sento bene di quest’anno. Ci hai fatto capire che sei un’eterna ragazzaccia, una toscanaccia tutta arruffata e casinista! Lampredotto! Arno! Benigni! Divina commedia! Ribollita! Zampirone! Tu sei fatta così.

Achille Lauro “Me ne frego”


Lauro ha trovato il modo esatto di sfruttare appieno il Festival di Sanremo. Oggi il suo omaggio a Cher, ma anche Renato Zero ma anche ai condor del cartone animato di Robin Hood. Un abbraccio anche a Beatrice Antolini e all’amico Vasco che oggi compie gli anni.

Piero Pelù “Gigante”


Non tutti sanno che il pezzo di Piero Pelù in origine era destinato a diventare la sigla di un cartone animato in onda su Junior TV nel 1994 in cui un eroe mascherato (Junior Cally) si batteva contro altri lottatori di wrestling. Purtroppo però il cartone era stato squalificato per sessismo, ma per la gioia di Piero Pelù e del batterista capellone dell’orchestra di Sanremo adesso è il suo momento.

Tosca “Ho amato tutto”


Durante la serata cover l’orchestra ha inutilmente tentato di arginare l’avanzata del trash votando Tosca. Ma abbiamo una brutta notizia per voi, cari amici diplomati al conservatorio. Premio della Critica, se va bene. Sempre che all’ultimo non ci sia il ribaltone Elettra.

Michele Zarrillo “Nell’estasi o nel fango”


Il Dottor Lemme, stufo di essere zittito dalle opinioniste di Live Non è la D’Urso, ha trovato il modo di far sentire la sua voce.

Junior Cally “No grazie”


Più che l’esibizione di Junior Cally in sé, è apprezzabile la controesibizione della signora che ancora non si capacita di come i numerosi commenti che ha lasciato nel corso degli scorsi mesi sulla pagina Facebook di Sanremo non abbiano fermato la partecipazione del rapper al Festival, quindi si è vista costretta ad acquistare un biglietto, fare un bel respiro a pieni polmoni ed esprimere tutto il suo dissenso con un sacco di bei fischioni. Informarexresistere.

Le Vibrazioni “Dov’è”


I casting per l’interprete di linguaggio dei segni che accompagna il brano delle Vibrazioni si sono svolti così: ok, dimostraci che riesci a tradurre in gesti il fastidiosissimo tono di voce di Francesco Sarcina. [Nota a margine: una delle 15 performer LIS che vanno in onda sulla versione del Festival per non udenti su RaiPlay è Dominique Fidanza delle Lollipop.]

Alberto Urso “Il sole ad est”


Alzi la mano chi, al ‘per te’ di Alberto Urso, non canta ‘ho speso tutta la mia età’. Sei ovunque, Anna.

Levante “Tikibombom”


Con il suo commovente pezzo Tachifludek, Claudia scende in campo contro le patologie delle vie aeree. Attenzione, il medicinale può indurre sonnolenza e nei casi più gravi una lieve forma di torsione testicolare.

Bugo e Morgan “Sincero”


Abbiamo apprezzato tantissimo che Bugo abbia voluto rimettere in scena il momento in cui Maria de Filippi, nel glorioso aprile del 2017, ha abbandonato per 20 minuti la trasmissione Amici per andare a cercare Morgan dietro le quinte. Hanno creato un bugo nell’intrattenimento. Situazionisti. Fantastici. Applausi. E comunque, amici un cazzo.

Rita Pavone “Niente (Resilienza 74)”


Ormai è i Green Day.

Enrico Nigiotti “Baciami adesso”


Se state vivendo un momento Enrico Nigiotti della vostra vita, ricordatevi che passerà e prima o poi arriverà un momento Achille Lauro.

Elettra Lamborghini “Musica (e il resto scompare)”


Elettra è l’unica in Italia che al posto dei capezzoli ha altre due tettine, quindi è una Lamborghini 4×4.

Marco Masini “Il confronto”


Nelle notti di luna piena, Alessandra Amoroso guarda il cielo, ulula, le cresce una folta barba e si trasforma in Marco Masini.

Ci sentiamo domani!

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