Quando i porconi arrivano in tivù | Rolling Stone Italia
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Quando i porconi arrivano in tivù

Riccardo Fogli è l'ultima vittima della regola che vuole eliminati dai reality chi bestemmia. Ma la domanda è: come si fa in questi casi? Bisognerebbe tutti imparare dal 'camalow'

Quando i porconi arrivano in tivù

Riccardo Fogli, eliminato dal GF VIP per aver bestemmiato. Foto: Mondadori Portfolio / Collaboratore

Ci son cascati di nuovo. Direbbe così Achille Lauro se fosse tra gli spettatori del GF Vip edizione 2022. Ma pure ’21, ’20, ’19. Il fatto del giorno, per chi guarda la tivvù, è che Riccardo Fogli ha infranto un nuovo record: l’ex Pooh ha bestemmiato dopo neanche 12 ore dal suo arrivo nel reality. Roba da veri professionisti. E, come succede in questi casi, è stato espulso.

L’esperienza più breve all’interno di un programma del genere? Quasi. Ancora più lesto era stato uno dei Cugini di Campagna, Silvano, che appena sbarcato in Honduras per partecipare all’Isola dei famosi esordì con un’imprecazione non appena messo piede sulla sabbia rovente di Cayos Cochinos. Aveva anche superato la paura di buttarsi dall’elicottero, ma niente: tempo di farsi un tuffo che era già pronto a imbarcarsi di nuovo, stavolta su un aereo direzione Milano (quest’anno sarà in gara con la sua band tra i big di Sanremo: occhio che c’è una spiaggia anche lì).

Ma la storia di chi partecipa ai reality e si fa scappare un porcone inizia prima, molto prima. All’inizio erano i “non famosi”, poi sono arrivati i vari Roberto Da Crema, Denis Dosio, Stefano Bettarini, Massimo Ceccherini e altri concorrenti in rima, che negli anni sono stati accompagnati più o meno vivacemente alle porte degli studi televisivi.

Il trattamento non è sempre stato lo stesso: se nelle prime edizioni chi bestemmiava veniva fatto sparire, accompagnato fuori dagli studi senza saluti come se avesse preso a botte dei poveri anziani in una RSA, negli anni le cose sono un po’ cambiate. Ramanzine in diretta, scuse dei concorrenti, piantini perché «io non volevo offendere nessuno».

Ma la domanda è: come si fa in questi casi? È davvero difficile trovare una regola universale. Se vogliamo ragionare un po’ più in grande forse bisognerebbe pensare lo stesso trattemento anche per tutte le altre frasi orrende scollegate dalle divinità ma rivolte a persone in carne e ossa. Solo qualche settimana fa c’è stato il caso di Gegia. La comica, laureata in Psicologia e iscritta all’albo degli psicologi, ripeto, LAUREATA IN PSICOLOGIA E ISCRITTA ALL’ALBO, se ne andava in giro dicendo ai concorrenti più fragili e in difficoltà frasi come «tu sei pazzo», «tu ti devi far curare», «tu non stai bene». (A occhio direi università telematica). Non è forse anche questa una bestemmia, anche solo contro il povero Wilhelm Wundt, inventore della psicologia clinica?

È difficile studiare provvedimenti per casi del genere, sia che abbiano come protagonisti Spiriti Santi o gente che di santo non ha niente. Per le bestemmie, in tv, vale la regola generale dell’esplusione senza se e senza ma, che però è un po’ la morte del contesto. Bisogna forse fare le ramanzine in diretta a persone adulte, come alle scuole medie? Non siamo convinti manco qui.

Volendo fare i duri e puri, vien da chiedersi: cosa sono i reality show? Se vogliamo che siano lo specchio della realtà (aiuto, che paura, chi ha avuto questa idea orrenda), be’, nella realtà c’è gente che qualche bestemmia la tira. Qui mi aspetto gli attacchi di quelli che «la tv deve dare il buon esempio, deve educare». Io rispondo che se vi fate educare dal GF forse vi meritate il corso di laurea di Gegia (che ripeto, mi auguro fosse una roba online, a crocette).

Che poi, se vogliamo proprio specificare, tutto parte sempre dagli utenti di Twitter, che passano le giornate a vedere il GF in diretta e a registrare lo schermo per essere i primi a postare i video: ma guardatevi un film, che ne so. Se nessuno pubblicasse quei pezzettini di video, la produzione farebbe finta di niente e si andrebbe avanti lisci come l’olio. A Fogli è successo così: stava chiacchierando del più e del meno quando gli è scappata. Non è riuscito a farla franca: la polizia di Twitter aveva già agito.

Pensate che fino al 1999 bestemmiare era un reato. Ora è un illecito. Significa che l’attuale formulazione dell’articolo 724 del codice penale dice ancora che chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose contro le divinità, è punito con sanzione pecuniaria amministrativa compresa tra un minimo di 51 fino a un massimo di 309 euro. Piuttosto facciamogli pagare una multa a Riccardo, non credo che 300 euro sia una cifra che spaventa chi riceve la SIAE di un capolavoro come Storie di tutti i giorni.

Come sempre, la cosa più facile sarebbe trovare una soluzione alternativa, essere un po’ più smart e fare come Veronica Angeloni, regina dei neologismi. Quando si dice fare di occasione virtù. Camalow a tutti.