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Ma davvero pensavate che avremmo creduto al GF “normale”?

Mediaset cerca di ripulire il suo reality più famoso dai toni trash, mischiando VIP a gente “vera” con urgenze “reali”. Ma pare solo una finta. Il pubblico, in ogni caso, risponde numeroso. Un’analisi della prima puntata

Foto: Mediaset

Ora. Con tutto l’amore del mondo. Ma davvero pensano che ci crediamo sul serio? Capiamo che quel dato – 2,9 milioni di spettatori e 23% di share – non deponga esattamente a favore dell’umanità, ma riusciamo ancora a capire che questa manfrina del “Grande Fratello tutto nuovo”, aperto ai vip e “alla gente normale” e che ambisce a far dialogare “due mondi solo apparentemente inconciliabili” non è assolutamente credibile. Perché quei due mondi lì (spoiler) sono davvero inconciliabili.

Pure Alfonso Signorini, ieri sera, era in difficoltà quando presentava i concorrenti non famosi: non sapeva chiaramente di cosa stesse parlando. Ha definito “un lavoro antico” quello del macellaio, come se avesse davanti un aedo; ha ribattezzato “Heidi moderna” Giselda solo perché è veneta e ripeteva 3.450 volte che adorava la montagna; mentre per la chef cinese Rosy Chin si è subito premurato di precisare “ma non pensiate che sia la regina dell’involtino primavera, lei sa cucinare tutto!”. E qui sta di fatto il primo, grande problema (mica ce n’è solo uno…) della presunta rivoluzione del GF 2023. Per riportare genuinità, quest’anno gli autori hanno voluto mischiare star e gente comune con l’intento di dare voce al Paese Reale: quello che viene dal basso, portatore non di trash ma di urgenze sociali. Peccato che, non conoscendo affatto il Paese Reale, hanno sbagliato clamorosamente a sceglierle: quella non è mica gente comune.

Tanto per cominciare, nessuno è cesso (pardon) o povero. Il concorrente meno avvenente fa il modello. Peraltro a tempo perso. Già, perché dato che sono delle persone di valore, scelte “per la storia che hanno da raccontare”, mica possono arrivare su Canale 5 e dire: “Ciao, io lavoro nella moda”. Miss Italia è stata fatta fuori dalla Rai per molto meno… Dunque abbiamo il modello Vittorio, che però è un ingegnere laureato con 110 (“Poi vi spiegherò perché non mi hanno dato la lode”, precisa misterioso, considerandolo il cliffhanger del secolo). E c’è la nerd informatica Angelica, che era arrivata a qualificarsi per la finale di Miss Italia nel Mondo ma poi ha rinunciato “perché dovevo laurearmi e lavorare, e queste sono le vere priorità della vita” (segue scrocio di applausi). A loro si aggiunge il simpatico ventenne Paolo – peraltro assai bello – che fa il macellaio ma, non si sa come, ha i soldi per girare mezzo mondo. “Sono stato in Perù”, spiega, e l’impressione è che sia solo uno dei suoi tanti viaggi.

Per non parlare del fatto che la maggior parte della gente entrata ha secchiate di follower. La Heidi di cui sopra è in realtà una “eco green influencer” che porta in dote al GF 135mila seguaci; la chef Rosy Chin veleggia addirittura a 400mila, mentre la fotografa Letizia vanta tra i suoi follower Can Yaman. Ah, e il modello-ma-soprattutto-ingegnere Vittorio è pure tiktoker di discreto successo. Giusto Paolo non ha i social (ed ecco perché abbiamo detto che ci sta simpatico). Chiaramente non ci siamo: qui qualcosa non torna. Nessuno ha dei vicini di casa o degli amici così. Figurarsi il macellaio. A questo punto, però, qualcuno obietterà che i concorrenti hanno comunque molte “storie da raccontare”: una ridda di emergenze sociali che vanno dai problemi familiari ai disturbi alimentari. Per esempio, Rosy Chin ha subito svelato di aver sofferto in passato per via del suo peso: “Avevo 60 kg di rabbia in più, sfogavo tutto sul cibo”. Alla base del sintomo, l’austera educazione della sua famiglia che, peraltro, la svalutava in quanto donna. Poi c’è la storia, delicatissima, dell’atleta Alex Schwazer che, da sola, può alimentare un dibattito che duri per anni, come poi effettivamente è accaduto (vedi anche la bella docuserie Netflix a lui dedicata).

Peccato che – e qui arriviamo al secondo problema del GF – il format in questione è un reality che, in quanto tale, è governato da canoni di genere ben precisi che nulla hanno a che vedere con quelli del salotto buono di Verissimo. Qui non si può fare autoanalisi come sul divano di Silvia Toffanin. Ed è ingenuo anche pensare che si possa cavalcare la denuncia sociale, manco fossimo ospiti da Bruno Vespa. La dialettica della Casa si regge sul dialogo intercettato a tradimento dai microfoni, sulla scena spiata dal buco della serratura, sull’immagine di te stesso che non vorresti mai dare in pasto alle telecamere ma che poi, alla fine, salta fuori a tradimento. Un tale impianto narrativo non può, fisiologicamente, essere intellettualizzato.

La dimostrazione sta tutta nella domanda rivolta dalla neo-opinionista Cesara Buonamici: la giornalista ha chiesto a Chin quale fosse la sua idea di integrazione, ossia se questa “conta o se serve di più salvare la propria cultura?”. Un interrogativo stupendo, al quale la diretta interessata… non ha saputo rispondere. A Roma direbbero: gn’aa fa. In quel dialogo abortito è contenuta tutta l’impossibilità di elevare i reality show. Che poi, forse, ai fan del GF manco interessa. La prima edizione dello show, che viene ricordata a ogni pie’ sospinto, non funzionava perché si discettava del Pil del mondo o dell’integrazione sociale. Piaceva perché era il Nulla formato relax: puro, sano disimpegno scevro da polemiche e trash. Lo guardavi e mettevi in pausa i neuroni. Esattamente come quando guardi i pesci nuotare in un acquario. Quello sì che sarebbe un vero ritorno alle origini…

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