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La vera storia di Vincent Van Gogh

Dal primo quadro con i girasoli alla passione per le stampe giapponesi, il nuovo documentario di ARTE sfata miti e leggende sulla vita e le opere del pittore olandese

Due film americani hanno veicolato l’immagine stereotipata di Vincent Van Gogh, artista solitario e tormentato, povero e istintivo, altruista e sensibile: Brama di vivere di Vincente Minnelli (1956) e Van Gogh – Sulla soglia dell’eternità di Julian Schnabel (2018). Il pittore olandese è oggi al centro di molte leggende, e di conseguenza la sua personalità è diventata invisibile.

Sulla scia della mostra presso l’Het Noordbrabants Museum di ‘s-Hertogenbosch, in Olanda, Vincent Van Gogh Superstar, il nuovo documentario di ARTE, sfata diversi miti che non sempre rendono giustizia all’opera e alla vita di Van Gogh. Quella del pittore, infatti, è la storia di una famiglia borghese, pragmatica, capace di adattarsi ai cambiamenti del mercato dell’arte; di un commerciante che creò con il fratello Theo una vera e propria “corporation” in grado di generare incassi da ormai 130 anni. Il marchio di fabbrica? Il girasole, che Vincent diceva di aver dipinto per primo (anche se non era la verità) e ritraeva nei campi francesi: i girasoli, in Francia, non vennero coltivati prima del 1960.

Van Gogh non dipingeva di getto, ma era molto metodico e si ispirava soprattutto alle stampe giapponesi, di cui era un grande collezionista, e alla “crosta” su tela di Adolphe Monticelli. E no, non è vero che non avesse mai venduto quadri mentre era in vita. Potete vedere il documentario in cima all’articolo.

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