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“I Cherokee e la bella vita”, come il reddito universale ha cambiato la comunità Cherokee

Il nuovo episodio di ‘Earn a Living’, la serie di documentari di ARTE sui programmi di reddito universale sparsi nel mondo, è dedicato alla comunità Cherokee e all’assegno di cittadinanza che ricevono da 20 anni

«Quando ero piccolo mi chiedevano sempre: “Ma tu parli il cherokee?”. Adesso, invece, mi chiedono: “Lei è un indiano, un Cherokee, riscuote l’assegno?”», dice TJ Holland, supervisore risorse culturali dell’Eastern Band of Cherokee Indians. Si riferisce al denaro che da vent’anni e per due volte all’anno riceve per il solo fatto di essere Cherokee. I due assegni furono conseguenza dell’approvazione del National Gaming Act, la legge approvata nel 1998 che permetteva alle tribù riconosciute di aprire dei casinò nelle loro riserve e che ha permesso – impiegando parte dei proventi dei casinò – di sperimentare questa forma di reddito di cittadinanza annuale.

«Il governo della nostra tribù decise che i proventi del casinò sarebbero stati divisi in due. Una metà è ripartita con assegni ai membri della tribù, l’altra metà viene impiegata per dei progetti per la comunità», dice Richard Sneed, a capo dell’Eastern Band of Cherokee. «All’inizio, è una manna dal cielo, ma la sfida è assicurarsi di rispondere a una necessità e non ai desideri di ciascuno. Nel complesso però, devo constatare che la maggior parte dei membri della comunità spende quel denaro saggiamente».

Da quando è stato introdotto il reddito, gli assegni sono arrivati a toccare i 12mila euro, quasi uno stipendio medio. Dopo 20 anni, inoltre, i dati ci permettono di dire che l’impatto di questo denaro è stato positivo: è cresciuta l’occupazione e sono diminuiti criminalità e consumo di droghe. 

La storia di questo esperimento è al centro del nuovo episodio di Earn a Living, la serie di documentari di ARTE dedicati ai programmi di reddito universale sparsi nel mondo. Potete vederlo come sempre in cima all’articolo.

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