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Eurovision Song Contest 2022: i top e i flop della prima serata

Dai conduttori al ritmo (“Ma come, è già finito?!”), dalla telecronaca feat. Malgioglio agli ospiti che “fanno rumore”, nel bene e nel male. Highlights (e non) della prima semifinale

Foto: Marco Bertorello/AFP via Getty Images

Top: Due ore per la vita

Uno spettacolo secco, di due ore appena, senza pubblicità (non troppa), che quando finisce dici: “Ma come, di già?!”. Nella grammatica della tv italiana – dove c’è l’ospite, il superospite, il comico, la telepromozione, la cartolina da Sanremo, il discorso del ministro, la rissa, Nino Frassica che a un certo punto sale sul palco, ancora un superospite, un taglio in corsa alla scaletta perché stiamo sforando – ecco, in quella grammatica lì tutto questo non pare semplicemente possibile. Alle ventitré in punto o quasi, quando qui era terminato tutto, all’Ariston saremmo stati ancora a quattro cantanti esibitisi su venticinque. Certo, all’Eurovision tutto questo è sempre successo, ma fa ancora più effetto quest’anno che la produzione è Made in Italy. La lezione è che “Si può fare”, come diceva un nostro vecchio candidato alle Politiche. Che però poi aveva perso, e infatti anche nella tv nostrana non cambierà niente.

Flop: Three is a crowd

Sia chiaro: i tre conduttori sono il meglio che avremmo potuto trovare, e infatti è andato tutto più che bene. Per una volta almeno, non ci facciamo sempre riconoscere: Pausini, Mika e Cattelan parlano bene l’inglese (vabbè, il secondo per forza), sanno cosa vuol dire rispettare una scaletta (vedi sopra), vengono tutti dalla scuola X Factor/The Voice che non prevede il solito sbracare nei tempi morti (vedi, ancora, sopra). Ma, a furia di vedere sopra, un po’ viene da chiedersi: tre pezzi così grossi per cinque-sei lanci in tutto non saranno un po’ sprecati? Le poche occasioni di show sono appena accennate: vedi l’omaggio-lampo a Raffaella Carrà (contestatissimo sui sempre indignatissimi social), con le due star internazionali che avrebbero potuto fare molto di più. È stato promesso un medley di Laura: vedremo. Intanto, fra tutti, ha fatto bene Cattelan (“paperizzato” in Quackelan sul numero speciale di Topolino) a non cambiarsi d’abito: per pochi minuti in scena, che senso aveva?

Top: La telecronaca di Malgy & Co.

Non è un Paese per sottotitoli, lo sappiamo. D’accordo: i sottotitoli in simultanea sono difficili, ma solo per dire che uno spettacolo parlato in inglese sulla prima rete nazionale è ovviamente impensabile. Dunque: la telecronaca, secondo la migliore tradizione del Paese del Pallone. Sulla carta: argh. Negli esiti: ma sai che invece… Il “Meduso” Gabriele Corsi non strafà, Carolina Di Domenico è una pro che sa sempre tenere le redini della situa, e Cristiano Malgioglio… be’, Malgioglio è Malgioglio e, visto che siamo su Rai 1, per una volta va bene così. È la quota commentatore di show di Carlo Conti, ed è giusto che ci sia. Dalla “andeprima” (cit.) in cui dice “Italy, France, Spain, Germany and United Kingdom: I have had a boyfriend in every country” in avanti, è tutto in discesa. Soprattutto se il tuo primo commento è: “Io questa roba la indossavo drend’anni fa”, e lui di baracconate se ne intende. Ma il migliore è, di fronte alla canzone della croata Mia Dimšić: “Questo è un pezzo che potrebbe cantare Carla Bruni”. Quelqu’un m’a dit che Malgy ci regalerà altre perle.

Flop: C’è un grafico in sala?

A un certo punto, non si capiva più chi era in gara e chi no. “Ma Mahmood e Blanco non erano giovedì?”, “Sì, questo è il video delle prove”. Ah, ok, ma dalla grafica non si capisce niente. Ecco, la grafica (e l’art direction): le immancabili curiosità stupidine come sottopancia, i faccioni dei cantanti in gara sui monumenti italiani (le clip di presentazione sono la quota “cartolina da Sanremo” che, in fondo, non manca), il tabellone finale. Tutto è brutto, ma soprattutto è così semplice da diventare difficile. “Ah, ma allora Il Volo non è stasera…”. No: e però questo è un bene.

Top o flop? Dj set e momenti Amici di Maria

I ballerini, poi il dj set by Benny Benassi, e ancora l’incursione di Sophie and the Giants (“Aspetta, questa canzone la conosco…”: e difatti è una delle migliori sentite, purtroppo fuori gara), fino a Diodato che riscatta il suo Eurovision mancato con un numero che “fa rumore”, pure troppo, rispetto al brano: ancora ballerini, la regia che indugia sulle cascate d’acqua sul palco (gli sprechiiiiiiii! VERGOGNAAAAA!!!1!!1), e il vincitore di Sanremo 2020, potentissimo come al solito, che pare però un po’ spaesato mentre è costretto a seguire la pseudo-coreografia in stile Amici. C’è chi dice Benny top e chi Benny flop, chi ha apprezzato la versione “baraccona” di Diodato e chi no: a voi il giudizio, ieri non c’era tempo neanche per pensarci, la gara doveva andare avanti, corri corri corriiiii!

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