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Benvenuti ai 74esimi Hunger Games: top e flop della prima serata di Sanremo 2024

Trenta cantanti in gara, oltre cinque ore di diretta, una gara di sopravvivenza: dalle trovate 'unchained' e sempre giustissime di Fiorello ai siparietti improbabili di Mengoni. A sto 'giro più peggio che meglio, ma è solo l'inizio

Foto: Daniele Venturelli/Getty Images

FLOP:

Hunger Games in Riviera (e sul divano)

30 cantanti in gara – ripetiamo insieme: TRENTA – e alla fine ne resterà soltanto uno, come agli Hunger Games, tra i big ma pure tra il pubblico, dopo millemila ore di diretta: perché quest’anno nella prima serata si sono esibiti TUTTI. Follia, sì, ma chi sopravvive sul divano ha il diritto di cantare “I’m a survivor (what), I’m not gon’ give up (what)” con il coretto di Queen B in persona. La scaletta diceva che si attaccava alle 20:44 per ben 5 ore e 20 – give or take – filate, che avrebbero messo a dura prova pure i maratoneti del binge watching più spinto. Unica nota positiva: a un certo punto, intorno alla performance dei Negramaro, ci accorgiamo di essere in anticipo di quattro minuti rispetto al preventivato, quando Amadeus annuncia Emma siamo a -8. MAI successo. Fine dei giochi alle ore 2:01. Per dirla con Mengoni: “Tanto lo so che tu non dormi, dormi, dormi, dormi, dormi mai”. Questa settimana di sicuro.

TOP:

Meno male che Fiorello c'è

Prima l’Aristonello con entrata in scena degna di un varietà old school: “Tu te lo sogni questo all’Ariston”, dice ad Amadeus, mostrando con una ripresa aerea la scritta: “Ama pensati libero… è l’ultimo”. Applausi. Poi ce lo ritroviamo seduto in platea che cazzeggia sull’allarme bomba. Perché c’è un patto: “Ciuri non potrà salire sul palco fino a venerdì”, spiega il conduttore. Ma Fiorello (alla guida del Dopofestival targato Viva Rai 2!) sale eccome, e poi scende, va a salutare Ibra, bacia tutta la prima fila al grido di “io che bacio te che baci lui che bacia me”. Finché non si blocca e sul megaschermo parte un video: “Quello non sono io, è stato generato dall’AI, lo uso quando voglio riposare”. E fa portare via il “fake Fiore” con un carrello. Collegamento finale parruccato e seduto alla batteria nei panni di Ethan dei Måneskin. Che cosa sarebbe il Sanremo di Amadeus senza le trovate unchained di Fiorello?

FLOP:

Qui non arriva la musica di Mengoni, sorry

In conferenza non se l’era cavata male, anzi: “Farò il mio mestiere: la musica. E sarò me stesso”. Solo che poi, come si dice? Quel palco non perdona. E se quando Mengoni si esibisce in Due vite (dentro una luna, vabbè) l’Ariston esplode (non neghiamo che il ragazzo sappia cantare), davanti ai siparietti è – giustamente – più freddino. La gag sui gadget dei Sanremo passati (il materasso per eventuali tuffi dalla balconata, la scopa di Gianni Morandi, le manette per evitare episodi stile Bugo e Morgan con cui Mengoni trascina Ama per il palco) grida what the fuck (diamo agli autori quello che è degli autori: pollice giù) e la trovata del “preserbacino” contro i baci à la Rosa Chemical/Fedez è terribile (nonostante l’importanza del messaggio sui diritti). Si sentiva il bisogno di un medley di sue canzoni di UNDICI MINUTI con coreografie stile X Factor a mezzanotte? Dai social pare di sì, da queste parti no. Chiude con un finto monologo e l’omaggio ad Anna Marchesini. Qui però non arriva la musica di Mengoni, sorry.

TOP:

Il ritorno di King Ibra

Surprise! E alla fine torna Zlatan, che in tre minuti di gag asfalta co-conduttori e compagnia presentante. Si materializza dal nulla in platea, distribuisce il suo santino (Gianluca Grignani, ci senti?) e arriva sul palco sulle note di Mariposa di Fiorella Mannoia che ha appena cantato (apprezziamo il clash). “Che ci fai qui?”, gli chiede Amadeus. “No, che ci fai tu qui?”, lo massacra al solito lui, ricordando anche l’edizione Covid senza pubblico a cui partecipò: “Per questo serviva Ibra, pensa se eri da solo che tristezza. Tu, il tuo naso e tutti quei palloncini”. Parla come sempre di sé in terza persona e vuole sedersi dove stava Mattarella. Quando Ama gli spiega che quel posto è riservato al Presidente della Repubblica lui ribatte: “Perché, quanti gol ha fatto?”. Iconic: non poteva almeno co-co-condurre?

FLOP:

Diciamo basta agli sportivi all’Ariston

Se non sono Ibra, ovviamente. Ci ha visto lunghissimo Jannik Sinner, che, davanti all’invito addirittura pubblico di Ama, ha risposto in pratica: “No, grazie, non è il mio e devo allenarmi”, forse anche memore del trattamento riservato al collega Berrettini in passato. Quest’anno tocca alla prima sciatrice nella storia dell’Ariston, Federica Brignone, “la tigre delle nevi”, che ha detto nelle interviste che ama il Festival e che per lei sciare è musica. Sorridente, ma inevitabilmente fuori posto: alla fine va a Sanremo solo per farsi dire che con le discese a cui è abituata la scalinata sarà stata una passeggiata (risposta: non proprio, ehm) e che visto che Mengoni non è mai stato sugli sci, magari può insegnargli almeno lo spazzaneve. #tuttovero.

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