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‘Belve’: Patty regina, i boxer di Emanuele Fili-gay e Bova che fa rimpiangere Fedez

Chicche, sviste, epic fail e colpi di scena. Ecco cosa ci è piaciuto , e cosa meno , della seconda puntata del programma cult di Rai 2. P.S.: in ogni caso, Fagnani we love you

Foto: Rai

Bova, ma perché?

Ore 21:45 (inoltrate). Parte la sigla, la panterona nera ruggisce, graffia lo schermo e poi entra… Raoul Bova. Ma come Bova? Che c’entra? Sarà che tutti abbiamo ancora in testa Fedez che doveva venire a Belve ma non accadrà, perché sta male, perché la Rai non vuole/non può/non deve, o forse solo perché viviamo in un mondo ingiusto. Ma capite bene che non possiamo passare da un Fedez mancato a un Bova ospitato. Non c’è ormone che tenga. L’erede di Don Matteo, il “santo patrono delle fiction” (per dirla come la Fagnani) e “dei nostri sogni erotici” (per dirla come il resto d’Italia), non ha nulla di feroce. Manco per sbaglio. All’inizio, quindi, pensi che il poverino si sia perso. Ti convinci che ora qualcuno salterà fuori prendendolo carinamente per mano, indirizzandolo nello studio di BellaMa’ o altrove, mica qui. Invece lui si siede per davvero su quello sgabello e inizia a parlare. Prima domanda (il classicone “Che belva si sente?”) e già va in crisi. Annamo bene. Inizi a valutare di girare sulle Iene, per avere la giusta dose di sangue e stridore di denti che ti aspetti dal tuo dannato martedì sera. Stai quasi per farlo, il dito è già sul tasto del telecomando quando Fagnani prende in mano la situazione. E si scatena. Inizia a infilzare come uno spiedo il povero Bova, massacrandolo di battutine. “Non ci faccia lezione di catechismo…”; “Da quando è diventato prete è una cosa…”; “Ma si paragona al Papa?”; “Ha detto che ama i film romantici e che il suo preferito è Rocky: ma l’ha capita la trama?”. Lo interroga sui comandamenti (e lui fa scena muta perché a suo avviso “si dicono in confessionale”), e gli ricorda persino il tremendo cortometraggio sulla Calabria: “Non era un corto, ma uno spot”, prova a difendersi Bova. “Eh, ma era lunghissimo: 8 minuti, percepiti 35”. E quando, parlando della preghiera, l’attore dice di chiedere a Dio la pace nel mondo lei ribatte: “Sembra Miss Italia, mi dica qualcosa di più intimo”. Insomma, non c’è partita. Quindi non giri, resti su Rai 2, ma sembra uno scontro di MMA di giornalismo. Hai quasi voglia di chiamare il Telefono Azzurro, tanto Bova sembra un bimbo smarrito. O in alternativa la Rai: per supplicare di avere Fedez.

Ridateci le donne

A proposito di questa cosa di invitare gli ospiti maschi, France’, dacce retta: due su tre sono troppi. Hai iniziato con Fabrizio Corona, Arisa e Stefano De Martino, ora ci proponi il terzetto Raoul Bova, Emanuele Filiberto e Patty Pravo. Anche meno, grazie. Il coraggio di Belve sta infatti nel distruggere l’idea “santa subito” associata a tre quarti dell’universo femminile (le suocere sono escluse) e nel vedere due donne duellare tra loro. Se ci metti un uomo, il talk diventa un one woman show: quello dell’unica, vera, belva, cioè Fagnani. Sempre avvincente, per carità (vedi sopra). Ma francamente è un tantino autoreferenziale.

“Pattina” nostra

Belve ingrana quando arriva Patty Pravo, anzi “Pattina”, come la chiama la Vanoni. La cantante inanella una chicca dietro l’altra. I meme sono tutti per lei che dice di amare l’odore dei cammelli (sì, esatto: dei cammelli), di aver usato anfetamine (“le prendono tutti quelli che fanno questo lavoro”), di essersi sballata con l’ossigeno dopo una capatina in farmacia e di non essersi mai, mai, rifatta chirurgicamente. Da incorniciare la chicca sanremese: a quanto pare Pravo appiccica le gomme da masticare sul microfono, con buona pace di chi lo userà dopo di lei. “Non è scaramanzia, è che non so dove mettere la cicca…”. In 30 minuti ci fa dimenticare Bova, del resto la Fagnani le concede eccezionalmente la sedia al posto dello sgabello. Ma forse servirebbe un trono.

Giù le mani da Baudelaire

Qui qualcosa è andato chiaramente storto. Prima Rocco Casalino cita Charles Baudelaire, annoverandolo tra le sue letture. E adesso pure Emanuele Filiberto anzi, “Fili-gay”: così il principino senza regno si auto-ribattezza per dire che lui è alleato della comunità arcobaleno, mica come suo padre. “Sono filo-gay, anzi: Fili-gay. Ho un sacco di amici con diverse impostazioni”. E quest’uomo ha letto Baudelaire. A un certo punto parla pure delle sue arti amatorie (etero), mostrando lo “sguardo dolce e pensoso” con cui conquista tutte le donne. Peccato che la Fagnani, appena lo vede, ride. E noi con lei. Non manca la parentesi di pubblica utilità: Fili-gay suggerisce l’uso dei boxer al posto degli slip. Quando sei giovane, aiutano a mantenere il mistero, perché “non svelano subito tutto”. Quando sei anziano, sono fondamentali per via di qualcosa che cambia nella stabilità dell’organo genitale, di cui onestamente non desideravamo conoscere i dettagli.

(Non) si ride

E niente, alla Fagnani è venuta ’sta fissa degli sketch comici. Lo capiamo: sei in prima serata quindi qualcosa te devi inventa’, non puoi fare solo la belva pesantona. Ma per una Caterina Guzzanti che cerca l’originalità – trovandola a tratti – con il monologo sulle ovaie c’è una cartomante che non strappa una risata manco a pagarla. Anna Lavange funziona più nei promo che nelle puntate, e questo è tutto dire. Ieri aveva come spalla David Parenzo e, certo, la cosa non aiutava: il giornalista non è esattamente un diplomato in Accademia. Speriamo nelle puntate successive.

Il Sanremo gate fuori tempo massimo

La chicca arriva da Fili-gay. Parlando della sua partecipazione a Sanremo, anno domini 2010, assicura che “è stata un’operazione marketing della Rai”. I vertici avrebbero fortemente voluto lui e Pupo, sul palco, per “risollevare un’edizione debole: serviva qualcuno che portasse un po’ di casino”. Manco fosse Fiorello. E quando la Fagnani gli chiede se si meritavano loro di vincere (erano arrivati secondi) risponde: “La canzone più bella era quella di Mengoni, arrivato terzo”. Polemica con i fiocchi, se non fosse che sono già passati 13 anni da allora.

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