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Qualche sorpresa, tra le nomination agli Oscar 2020 (vedi Todd Phillips per la regia di Joker e la doppietta di Scarlett Johansson). Ma, soprattutto, tanti esclusi eccellenti. A partire da J.Lo. Già al Festival di Toronto lo scorso settembre, era stata indicata come una sicura candidata (se non addirittura vincitrice) come "supporting actress" per Le ragazze di Wall Street. Un bacio della morte in piena regola: l'Academy aveva paura di legittimare la carriera cinematografica di una diva così pop?
Incredibile ma vero. The Irishman di Scorsese ha ottenuto dieci nomination (tra cui miglior film, miglior regia e migliori attori non protagonisti, cioè Al Pacino e Joe Pesci), ma la domanda è: ne avrebbe avute così tante senza l'interpretazione di Bob De Niro? Che invece, come già ai Golden Globe, resta a bocca asciutta. La candidatura a miglior film va in parte anche a lui, che l'ha prodotto: ma è una magra consolazione.
L'anno scorso l'Academy ha dato un Oscar al 'Tale e quale show'di Rami Malek in Bohemian Rhapsody (e, con tutta probabilità, lo darà quest'anno all'imitazione che fa Renée Zellweger di Judy Garland in Judy) e ora non riconosce la clamorosa performance di Taron Egerton nel biopic su Elton John. A differenza di Rami/Freddie, lui canta pure con la sua voce, tenendo testa al baronetto originale. Molto, molto male.
Al di là della polemica sulle quote rosa, la mancata candidatura di Greta Gerwig per la regia di Piccole donne si fa notare. Soprattutto perché l'autrice era stata nominata due anni fa per Lady Bird, una buona opera prima che però non è al livello dell'adattamento di Louisa May Alcott. Che è stato nominato come miglior film e per le sue splendide attrici (Saoirse Ronan e Florence Pugh): e allora la regia?
Non solo il live action (?) del cartoon Disney è stato escluso dalla cinquina dei migliori film d'animazione, nonostante gli incassi stratosferici. L'Academy ha perso pure l'occasione di far esibire Beyoncé sul palco del Dolby Theatre sulle note della sua Spirit , che non ce l'ha fatta tra le migliori canzoni originali. Dopo il caso Dreamgirls del 2006, i giurati riconfermano la loro antipatia verso la signora Carter?
Altro film d'animazione, altra trombata. E anche qui il botteghino era dalla sua parte: con 1,3 miliardi di dollari al box office globale, Frozen II è il cartoon che ha incassato di più nella storia del cinema. Inoltre, il capitolo uno aveva conquistato l'Academy al punto da vincere la statuetta. Pare proprio che questa volta Elsa abbia congelato gli entusiasmi dei giurati.
Un capolavoro incompreso, firmato dai fratelli Safdie, e anche la migliore performance di Adam Sandler di sempre. Ma pure lui non trova il favore del gotha di Hollywood. Che deve fare di più? La nostra consolazione è che il film lo potremo vedere presto: sarà a fine mese su Netflix.
Avrebbe dovuto essere la prima attrice asiatica nominata all'Oscar tra le protagoniste. Tanto più dopo la vittoria del Golden Globe a inizio anno. Invece, niente da fare per Awkwafina. E nemmeno per The Farewell - Una bugia buona di Lulu Wang, nonostante le reazioni entusiastiche di critica e pubblico. A volte gli outsider annunciati restano fregati. Peccato.
Il grande ritorno del divo black ha convinto la stampa, ma non l'Academy. Che non ha riservato al suo Dolemite Is My Name (disponibile su Netflix) neanche una nomination, a dispetto di tutte le previsioni. Il rinnovato dibattito sugli #OscarsSoWhite dipende anche da questo.
Se l'esordio folgorante di Jordan Peele (Scappa – Get Out) aveva clamorosamente vinto la statuetta per la miglior sceneggiatura originale nel 2018, l'opera seconda resta ferma al palo. Nonostante la doppia performance di Lupita Nyong'o, che sembrava destinata a entrare almeno in cinquina. Gli horror all'Academy fanno ancora paura.
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