Daniel Craig non va più bene. Il suo Bond non è più quello adatto alla nostra era.
Se 007 vuole stare al passo con i tempi, è necessario che Spectre sia l’ultimo film con l’attore inglese. Non è più lui, non è più quello necessario. La società in cui il Bond di Craig è un eroe credibile non esiste più. Lui stesso lo ammette: «Il mio Bond non è sessista e misogino come le sue prime incarnazioni. Il mondo è cambiato».
E come è cambiato il mondo? Le rivoluzioni sociali sono lì a dimostrarlo. Non è più un mondo oscuro, la crisi non sta più sconvolgendo le nostre esistenze quotidiane, nel campo dei diritti sono stati fatti passi avanti inimmaginabili pochi anni fa. Abbiamo ancora bisogno di un Bond che esce dall’acqua e mostra gli addominali? No.
Quando è arrivato Craig in molti hanno storto il naso. Non facciamo finta di aver rimosso: anche il Bond che ha riscosso più successo al botteghino non è stato accolto con un’ovazione. Il cambiamento di direzione che ha portato Craig è stato netto, evidente. Biondo, massiccio, rude. È il braccio armato, quasi post-apocalittico.
Arriva dopo l’interpretazione di Pierce Brosnan, l’unico che nel cuore dei nostalgici ha raggiunto il fascino di Sean Connery. Elegante, distinto, incredibilmente british. Uno che sembrava non dovesse neanche sporcarsi le mani, neanche nei corpo a corpo con il suo peggior nemico.
007 è diventato assieme a Daniel Craig un super eroe contemporaneo. Si è allineato a una rivoluzione cinematografica al pari degli uomini mascherati. La trilogia di Spiderman di Sam Raimi, il Cavaliere Oscuro, sono tutti film che cadono precisamente nella stessa era e che segnano con precisione dei cambiamenti nella visione del super eroe classico.
Ma il super eroe di quegli anni non ha più senso di esistere. Tutti hanno sviluppato nuove sensibilità, hanno allineato le loro vicende a quelle del mondo attuale. Batman è diventato così cinico da mettersi addirittura contro Superman nel prossimo film. Spiderman sulla carta diventa anche afro-americano (per la prima volta).
Cosa serve ora? Potrebbe servire Idris Elba, sì, che è uno dei nomi più quotati oltre che essere quello suggerito da Amy Pascal, ex co-chairman della Sony Pictures. Sulla cresta dell’onda per la sua interpretazione in Beasts of No Nation, con un seguito popolare, con l’esperienza e la capacità di fare il bullo ma in modo elegante, come ha dimostrato ormai quasi quindici anni fa in The Wire.
Isn't 007 supposed to handsome? Glad you think I've got a shot! Happy New year people. pic.twitter.com/3g9lAl2Uo3
— Idris Elba (@idriselba) 27 Dicembre 2014
Potrebbe avere la faccia giusta, la presenza social adeguata (serve anche questo, ormai). E no, non sarebbe per il colore della sua pelle. La diatriba sul Bond nero ha lo stesso valore di quella su un possibile Bond gay. Un ragionamento così rappresenterebbe soltanto la volontà della produzione di ammiccare a un mondo, a dire «Hey, avete visto, il nostro protagonista è uno di voi». Una scelta che sta a cavallo tra l’inefficace e l’offensivo.
Pierce Brosnan ha dato il suo alto benestare più di una volta ad aperture che potrebbero essere considerate atipiche, ma ha anche espresso qualche dubbio sul fatto che la produzione possa accettare una virata così drastica. Barbara Broccoli, ultima esponente della famiglia produttrice della serie Bond, «non lo farebbe mai succedere mentre è in vita». Anthony Horowitz, autore di diversi romanzi basati sui lavori di Fleming, ha scrollato la testa sul nome di Elba, commentando con un «too “street”».
Al di là dei pareri dei personaggi più o meno vicini alla produzione, è importante che dietro le scrivanie si rendano conto che quello che serve, a loro per primi, è un Bond coerente con il 2015 – o quando mai sarà il prossimo film. Facile no?