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Sciopero a Hollywood, sceneggiatori e Studios hanno raggiunto un accordo provvisorio

Dopo più di cinque mesi di trattative aspre e di negoziazioni in stallo, in una lettera ai suoi membri il sindacato ha definito l'intesa “eccezionale”, sottolineando che include “guadagni e tutele”. Gli attori intanto continuano i picchetti
Sciopero Hollywood

FOto. Mario Tama/Getty Images

La Writers Guild of America (WGA) e l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP) sono arrivate a un accordo provvisorio dopo più di cinque mesi di trattative aspre e di negoziazioni in stallo.

“Abbiamo raggiunto un accordo provvisorio su un nuovo MBA per il 2023, vale a dire un accordo di massima tutti i punti, soggetto alla stesura del testo finale del contratto”, ha scritto il comitato negoziale della WGA ai suoi membri in una lettera condivisa con Rolling Stone. “Quello che abbiamo ottenuto con questo contratto – e in particolare dal 2 maggio – è dovuto alla volontà di questo sindacato di esercitare il proprio potere, di dimostrare la propria solidarietà, di camminare fianco a fianco, di sopportare il dolore e l’incertezza degli ultimi 146 giorni. È l’effetto leva generato dal vostro sciopero, insieme allo straordinario sostegno dei nostri fratelli sindacali, che alla fine ha riportato le società al tavolo per raggiungere un accordo”.

Un rappresentante della WGA ha affermato che l’organizzazione non ha ulteriori commenti da fare.

Nella lettera la WGA ha definito l’accordo “eccezionale” e ha sottolineato che includeva “guadagni e tutele” per i suoi membri. Ha anche chiesto un po’ di pazienza mentre viene finalizzato.

“Ora il nostro staff deve assicurarsi che tutto ciò che abbiamo concordato sia codificato e finalizzato nel linguaggio contrattuale. E anche se siamo ansiosi di condividere con voi i dettagli di quello che abbiamo raggiunto, non possiamo finché l’ultima virgola non sarà precisata. Farlo complicherebbe la nostra capacità di portare a termine il nostro incarico. Quindi, visto che siete stati pazienti con noi in passato, vi chiediamo di esserlo ancora, un’ultima volta”.

L’accordo provvisorio di tre anni deve superare una serie di voti prima della ratifica: andrà prima al comitato negoziale del sindacato per un voto, e poi dovrà essere approvato dal consiglio di amministrazione della WGA West e dal consiglio della WGA East. Se avrà l’ok della leadership, i membri potranno votare per ratificare il contratto. Nella lettera, l’organizzazione sottolinea che, pur sospendendo il picchetto, non si tratta di un via libera per tornare al lavoro, incoraggiando invece i membri a unirsi ai picchetti SAG-AFTRA, mentre il sindacato degli attori continua il suo sciopero.

I dirigenti di Hollywood si erano incontrati con le squadre negoziali di entrambe le parti e, secondo quanto riferito, sabato è stata fatta un’offerta che sembrava indicare che le parti si stavano avvicinando al traguardo. Ma sabato sera non avevano ancora raggiunto un accordo.

In una dichiarazione congiunta rilasciata sabato sera, hanno affermato: “La WGA e l’AMPTP si sono incontrate per la contrattazione sabato e si incontreranno di nuovo domenica”.

Secondo Deadline, la settimana scorsa si è tenuto un incontro (anzi, un paio) tra il CEO di Netflix Ted Sarandos, il CEO di Disney Bob Iger, il CEO di Warner Bros. Discovery David Zaslav, il chief content officer di Universal Donna Langley, la presidente di AMPTP Carol Lombardini e il capo negoziatore della WGA Ellen Stutzman.

Il 20 marzo, la WGA aveva avviato delle trattative con l’AMPTP, che rappresenta gli Studios e gli streamer di Hollywood, e non è riuscita a concordare i negoziati entro la scadenza del 1° maggio. Il 2 maggio, per la prima volta dal 2007 (prima della nascita dei giganti dello streaming Netflix, Hulu, Disney+ e HBO Max), i membri della WGA hanno scioperato, bloccando di fatto molte produzioni importanti.

Nelle richieste della WGA erano inclusi un aumento dei residui basati sul numero degli spettatori, un aumento del compenso minimo in tutte le aree dei media per gli scrittori, un aumento dei contributi ai piani pensionistici e sanitari e livelli minimi nello staff.

Uno dei principali punti del contendere riguarda la regolamentazione dell’uso dell’Intelligenza Artificiale. La WGA aveva inizialmente richiesto che “l’Intelligenza Artificiale non possa scrivere o riscrivere materiale letterario”, “non possa essere utilizzata come materiale di partenza” e che “il materiale coperto dall’MBA non possa essere utilizzato per addestrare l’Intelligenza Artificiale”, con il timore che l’IA potrebbe generare bozze di sceneggiature e quindi assumere scrittori a tariffe giornaliere per affinarle. All’epoca l’AMPTP respinse la proposta, offrendo invece semplicemente di tenere “incontri annuali per discutere i progressi tecnologici”.

Il mese scorso, l’AMPTP ha diffuso i dettagli di un’offerta contrattuale presentata alla WGA l’11 agosto. Nella proposta rilasciata, l’AMPTP delineava un aumento salariale del 13% su un contratto triennale e un aumento del 15% delle tariffe minime settimanali e diritti da materiale prodotto dall’Intelligenza Artificiale, ma ha lasciato aperta una potenziale scappatoia che potrebbe portare a script protetti da copyright prodotti dall’Intelligenza Artificiale con l’aiuto umano.

Gli scrittori hanno risposto alla controproposta, sottolineando una serie di punti in cui ai loro occhi la proposta dell’AMPTP non era all’altezza.

Il creatore di The Wire, David Simon, ha criticato la controproposta su Twitter (ora X), scrivendo: “Leggete nel dettaglio. Su ognuna delle cinque questioni essenziali per le quali l’AMPTP rivendica una concessione in caratteri grandi c’è, in caratteri più piccoli, un’ambiguità che cancella quella stessa concessione. Ecco perché questa offerta finale non è neanche lontanamente accettabile per il nostro sindacato”.

In una lettera all’inizio di questo mese, il comitato negoziale della WGA ha suggerito che gli Studios cinematografici potrebbero dover uscire dall’AMPTP e dalla sua “paralisi”, affermando di aver avuto conversazioni produttive con dirigenti di Studios separati che sembrano disposti a negoziare.

Le società sanno qual è la verità: devono negoziare se vogliono porre fine allo sciopero. “Potrebbe non piacergli, o potrebbero provare a nasconderlo, ma lo sanno bene”, si legge nella dichiarazione. “Mentre lottano contro tutto questo e tra loro, continueranno a tentare di convincere noi scrittori ad accontentarci di meno di ciò di cui abbiamo bisogno e meritiamo, e a incoraggiarci a negoziare con noi stessi. Ma non lo faremo”.

Da Rolling Stone US

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