Sanremo 2018, l'età media al Festival è più alta di quella del Giappone | Rolling Stone Italia
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Sanremo 2018, l’età media al Festival è più alta di quella del Giappone

I numeri parlano chiaro: l'Italia preferisce gli ospiti chilometro zero alla musica internazionale mentre gli artisti over 50 continuano a riscontrare maggior successo dei cantanti con meno di trent'anni.

Sanremo 2018, l’età media al Festival è più alta di quella del Giappone

Claudio Baglioni e Pippo Baudo sul palco della 68esima edizione del Festival di Sanremo

In quella che, a nostro modesto parere, verrà ricordata come una delle edizioni più scarne del Festival di Sanremo, un dato salta all’occhio, ovvero il silenzio assordante della gioventù cantante italiana. Certo, che fra i big il ricambio generazionale sia oggetto misterioso non è una novità, tuttavia, numeri alla mano, la gestione Baglioni ricorda un ronzino coi parocchi, nostalgicamente ubriaco di un suono che non esiste più al di fuori delle mura dell’Ariston, diventato ormai un varco spazio-temporale impolverato, destinato a richiudersi con le premiazioni di sabato sera.

Guardando esclusivamente alla categoria trainante del Festival – escludendo quindi Le Nuove Proposte in cui qualche sprizzo di originalità fortunatamente sussiste –, durante le prime due serate abbiamo assistito a un susseguirsi di artisti sideralmente lontani da quanto una rassegna dedicata al meglio della canzone italiana dovrebbe proporre, eccezion fatta per quei pochi per cui c’è vita anche oltre i fiori della costa ligure. In un’epoca storica in cui sembra che, in qualche modo, la discografia stia respirando nuovo ossigeno grazie all’ondata indie 2.0 – Lo Stato Sociale unico rappresentate convocato all’Ariston, con cameo di Paradiso – e, più in generale, grazie alle nuove leve della musica italiana sfornate dai talent show, sembra paradossale che Baglioni abbia invitato solamente tre artisti under 30, Giovanni Caccamo (27), The Kolors (28 di media) e Renzo Rubino (29). Cinque buttando dentro anche il collettivo bolognese, formato più o meno da tutti trentenni, e Annalisa (32).

Spiazzante il confronto con gli over 50, addirittura 11 fra i soli concorrenti: Enrico Ruggeri (60), Elio (57), Enzo Avitabile (63), Peppe Servillo (57), Luca Barbarossa (56), Max Gazzè (50), Ornella Vanoni (83), Red Canzian (66), Roby Facchinetti (73), Riccardo Fogli (70) e Ron (64). Otto, invece, gli artisti nel limbo dei 35-50, in cui si va dai più freschi Diodato, Emal Meta, Noemi (36) e Nina Zilla (38), fino ai più rodati Mario Biondi (47) e Roy Paci (48). Messi tutti insieme, gli artisti di questa edizione raggiungono complessivamente i 1.168 anni, per una media totale di 48,6 anni. Tantissimi, soprattutto se a queste cifre si aggiungono i conduttori e gli ospiti delle prime due serate: 2.557 anni in totale per una media complessiva di circa 51, con soltanto i ragazzi de Il Volo (media 24) a fare da portabandiera degli under 30 nelle prime due serate. Per intenderci, a Sanremo, in quanto a primavere, si supera il paese con la media età più alta al mondo, il Giappone.

Determinante in questa impennata è stata la quasi totale mancanza dei figli del talent, soltanto tre quest’anno (Annalisa, Noemi e The Kolors), cifra irrisoria se si pensa ai sette dell’anno scorso: Michele Bravi (all’epoca 22enne), Alessio Bernabei (24), Alice Paba, Elodie, Sergio Sylvestre (26), Chiara Galiazzo (30) e Giusy Ferreri (37). Certo, direte, il 2017 era curato, oltre che dal plenipotenziario Carlo Conti, dalla regina del talent Maria De Filippi, vero, peccato che nella stagione precedente i concorrenti con meno di 30 anni erano addirittura 8 (cinque in più di quest’anno), senza contare i fuori quota Raige (33), Clementino e il vincitore Gabbani (34). Insieme fanno undici, esattamente lo stesso numero di slot che quest’anno Baglioni ha destinato agli oltre cinquantenni, appena sei nella rassegna firmata Conti-De Filippi.

Tenendo conto, come abbiamo fatto prima, solamente dell’età dei big, l’edizione 2017 registra un totale di 938 anni per una media di 42,6 anni, circa 6 in meno di quest’anno (tantissimi). Passando poi a conduttori e ospiti, se da un lato è vero che il trio Baglioni-Hunziker-Favino tocca una media di 51,6 anni – 3,4 in meno del duo Conti-De Filippi, entrambi nati nel 1961 – d’altra parte gli ospiti sotto i trenta dei primi due appuntamenti dell’anno scorso erano quattro (Rocío Muñoz Morales, Diletta Leotta, Valentina Diouf e l’illusionista Hiroki Hara), per una media di 40,8 anni contro i 53,6 della presente edizione del Festival. Più di dieci anni, un’infinità quando si parla di età media.

Tralasciando poi la qualità dei superospiti delle prime due puntate, sette internazionali nel 2017 (Biffy Clyro, Keanu Reeves, Robbie Williams, Clean Bandit, Rocío Muñoz Morales, Hiroki Hara e l’immortale Ricky Martin) contro i soli Sting e Shaggy a constatare il protezionismo della canzone Made In Italy, il vero sintomo del precoce invecchiamento dei gusti del Paese sono i dati d’ascolto. Laddove, infatti, il 2018 è partito zoppo causa l’infortunio di Laura Pausini rimediato dal gigante Fiorello o dal sempiterno Pippo Baudo – Tiziano Ferro, Giorgia, Maurizio Crozza, Francesco Totti, Antonio Albanese e Paola Cortellesi oltre ai succitati internazionali nel 2017 – i dati d’ascolto sono uno schiaffo a chi, come il non propriamente rivoluzionario Carlo Conti, credeva bastassero una manciata di Amici di Maria a catapultare Sanremo verso il notoriamente ostile pubblico che non ha ricordi – o forse molto sbiaditi – di quando l’Ariston era teatro di performance leggendarie, come quella di Toto Cutugno in versione Ennio Morricone del 1995.

La prima serata firmata Baglioni ha sconfitto, seppur di poco, i futuristici De Filippi–Conti: un impetuoso 52,1% di share contro l’altrettanto prepotente 50,4 del 2017. Ma è la seconda serata la conferma che, quando si parla di pubblico reazionario, in Italia non siamo secondi a nessuno, con il 47,7% di questa stagione che torna a svettare, seppur ancora di poco, sul 46,6% della scorsa. Insomma, il pubblico italiano continua preferire gli ospiti di casa propria al bacino indomito di Ricky Martin o alle chiome oltremodo ribelli dei Biffy Clyro, e che vuoi che sia il lancio di una macchina elettrica su Marte in mondovisione quando, senza neanche il bisogno di sapere l’inglese del countdown, è possibile godersi una fantastica carrellata di ex-Pooh, un’indomita Ornella Vanoni o coccolarsi nel bacio della buona notte del nonno d’Italia Pippo Baudo? Sanremo non è un Festival per giovani e, a quanto pare, va bene così.

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