Ricordando Burt Reynolds: da ‘La corsa più pazza d'America’ a ‘Boogie Nights’ | Rolling Stone Italia
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Ricordando Burt Reynolds: da ‘La corsa più pazza d’America’ a ‘Boogie Nights’

Un attore considerato il nuovo Marlon Brando che, tuttavia, voleva solo divertirsi e far divertire

Ricordando Burt Reynolds: da ‘La corsa più pazza d’America’ a ‘Boogie Nights’

Mentre stavo pensato a qualche clip per salutare adeguatamente Burt Reynolds, iconica star degli anni 70 scomparsa a 82 anni, il mio primo impulso è stato… Beh, ad essere sincero, il mio primo impulso non è stato tecnicamente una clip di Reynolds. Piuttosto uno sketch del Saturday Night Live con Norm MacDonald nei panni del suo personaggio di Turd Ferguson, un’imitazione di Reynolds. Il mio primo impulso serio, invece, è stato quella volta in cui Johnny Carson spruzzò della panna spray sul pacco di Reynolds:

E il mio secondo impulso serio sono stati i blooper che venivano proiettati alla fine di La corsa più pazza d’America:

Perché la mia mente non è andata instantaneamente ai momenti della grande carriera di Reynolds – dalla serie che lo lanciò, Gunsmoke, classici degli anni ’70 come Un tranquillo weekend di paura, Quella sporca ultima meta e Collo d’acciaio, o il suo ritorno nel ruolo di autore porno in Boogie Nights – mentre ho pensato subito a quando prendeva per il culo i suoi amici famosi? Non è un attacco al Reynolds attore, che è stato comunque limitato, in qualche modo, ma che era anche in possesso di un carisma innegabile, tanto che i produttori di James Bond provarono ad assumerlo per sostituire Sean Connery, nonostante fosse il tipico americano con il pick up e il porto d’armi (Reynolds rifiutò, salvo poi ammettere che era stato un errore). Aveva un talento grezzo in abbondanza, che scoprì, in modo perfettamente alla Reynolds, praticamente per caso: dopo la prematura fine della sua carriera nel football a Florida State, si ritrovò a prendere lezioni di inglese al junior college e la sua insegnante volle a tutti i costi metterlo su un palco.

Ho pensato alla clip del Tonight Show – una delle tante sue apparizioni in cui lui e Carson non riescono a non ridere guardandosi negli occhi – e ai blooper perché catturano al meglio il motivo della grandezza di Reynolds. Ha partecipato solo a una manciata di film davvero ottimi. Ha scelto diversi brutti progetti nel suo momento di picco e nessuna star della sua grandezza negli ultimi 50 anni ha mai mostrato così evidentemente la sconforto o la noia in cui cadeva ogni volta che non gli piaceva un film in cui recitava (o anche soltanto una scena).

Ma quella trasparenza era un parte delle sue performance durante i talk show, durante i blooper, durante il suo paginone centrale nudo di Cosmopolitan nel 1972, e tutto quanto significa essere Burt Reynolds. Lo abbiamo amato perché controllava la sua figura sullo schermo, ma anche perché non ha mai cercato di nascondere quando non gli importava e nemmeno quando l’unica cosa che gli interessava era perdere tempo – il che accadeva spesso.

Nessuno si impegnava davvero in La corsa più pazza d’America (anche se era paragonabile a Dunkirk rispetto a La corsa più pazza d’America III), anche se quel blooper davvero vale il prezzo del biglietto. L’incapacità di Reynolds nel darsi un controllo era contagiosa (è incredibile che il povero Dom DeLuise sia stato in grado di parlare di nuovo), e la gioia di rimettere in piedi l’intero film era esattamente ciò che sembrava: una scusa per la più grande star del cinema di rilassarsi e divertirsi insieme a tanti amici altrettanto famosi – tra cui Roger Moore, che non era così stupido da rifiutare 007.

Quando la carriera cinematografica di Reynolds iniziò davvero a prendere forma nei primi anni ’70, aveva ancora quella fisicità da mediano capace di rivelare molto di più di quanto l’attore facesse sullo schermo – la serie Gunsmoke inquadrava le sue braccia ogni volta che era possibile mentre nella maggior parte delle scene di Deliverance vestiva una muta semi aperta – e lo stesso fece Cosmopolitan. E ciò che gli mancava in raffinatezza, Reynolds lo compensava con la sua forza bruta che lo rese l’ultimo uomo a essere etichettato come il nuovo Brando, prima che lo diventasse Sylvester Stallone. Avrebbe potuto adattare la propria carriera a quelle aspettative, ma non gli interessava. (Anche anni dopo, quando Paul Thomas Anderson cercò di trasformarlo in un vero attore con Boogie Nights, Reynolds non sembrava interessato, anche se la sua interpretazione nel film è stata fantastica – un delle poche volte in cui il suo disprezzo è stato ben mascherato).

A Reynolds interessava solo divertirsi e, allo stesso tempo, far divertire il pubblico. Persino in L’altra sporca ultima meta, dove interpretava Paul Crewe, un ex quarterback finito in disgrazia, Reynolds sfoggiò una pettinatura trasandata e un paio di baffi afflosciati – per lui insoliti – con cui voleva simboleggiare come Crewe si fosse trasformato in una caricatura di se stesso. Nel giro di pochi anni quel look divenne la figura distintiva di Reynolds, impersonata anche in Il bandito e la “Madama”. Figura che diventò sexy proprio perché era portata in scena da Burt Reynolds che allo stesso tempo faceva leva sulla sua stessa ridicolaggine.

Gli piaceva stare a suo agio, sentimento che riusciva a trasmettere anche ai suoi fan. A lavorato con gli stessi attori (DeLuise, Sally Field, Charles Durning) ogni volta che ha potuto. Lui accettò a recitare in Il bandito e la “Madama” a patto che fosse consentito al suo ex stunt e caro amico Hal Needham di fare il suo debutto da regista. Needham avrebbe poi diretto sei film con Reynolds, finché il picco di entrambe le loro carriere non si esaurì. Quando Reynolds tornò in televisione nei panni di un coach della squadra di football di provincia nella sitcom Evening Shade, in cui il cast era pieno di attori con cui aveva già lavorato, come Durning e Marilu Henner.

Non fu Reynolds a inventare l’idea di divertirsi insieme a persone famose a spese di uno studio cinematografico – i film La corsa più pazza d’America coinvolgevano anche Dean Martin, Sammy Davis Jr. e (anche se per poco) Frank Sinatra, che con il Rat Pack regalarono al mondo gli originali Ocean’s 11 – ma su quell’idea nessun altro ha costruito la propria intera carriera e figura di star come fece lui. La classica batuta per cui tutti gli uomini volevano essere come lui e tutte le donne volevano stare con lui, raramente è applicabile a qualcun altro in quel modo, lo stesso vale per quando lui e Carson si presentarono sbronzi al The Tonight Show o in tutti quei film di successo.

Lui è stato una stella del cinema che ha sempre amato la propria unicità e che per questo non ha mai sentito il bisogno di chiedere scusa. Riposa in pace bandito. Noi proveremo a riderci su.

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