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Un’occhiata dentro “Rock the Kasbah”

Mitch Glazer, Barry Levinson e Bill Murray raccontano com'è stato girare in Marocco, tra gite nel deserto e bazaar
Un'immagine dal set di "Rock the Kasbah"

Un'immagine dal set di "Rock the Kasbah"

Essere amico di Bill Murray ha portato a Mitch Glazer ad alcuni inconvenienti. Da quando l’ex figura chiave del Saturday Night Live, appassionato di poesia e party crasher part-time non ha un agente o un manager, degli sconosciuti chiamano Glazer per provare a capire se riuscirà a convincere Murray a partecipare ai loro film. E questo vuol dire anche che lo stesso Murray lo chiama ogni volta che Il Duro del Road House è in tv, per regalargli un commento puntuale sulla scena in cui Patrick Swayze ha un rapporto sessuale con Kelly Lynch (la moglie di Glazer). Tutto ciò significa anche che lo scrittore-regista riesce a far diventare realtà dei sogni incredibili. Come, ad esempio, l’idea che Murray avrebbe dovuto essere protagonista di un film nel ruolo di un promoter trasandato che viene bloccato in Afghanistan, quando il suo cliente scappa da un tour in favore delle truppe. Il risultato è Rock the Kasbah, la commedia firmata da Glazer e dal regista Barry Levinson.

«È tutto quello che gli ho sempre voluto veder fare, tra cui fargli cantare Smoke on the Water davanti a una tribù Pashtun», dice Glazer. «La nascita di tutto è stato quando Bill stava facendo Broken Flowers, credo. Il suo stile di recitazione era davvero potente e minimale, ma non stava usando tutte le frecce che aveva nella sua faretra. Ho parlato un po’ con lui e lui stava parlando con un amico comune, [il critico cinematografico] Elvis Mitchell, esattamente della stessa cosa: forse era arrivato il momento di fare qualcosa di divertente, ma che doveva sentire suo. Scrivevo per Bill dal 1987. So bene quello che gli piace e come suona la sua voce e come reagisce, così quando gli arriva il copione, lui pensa che sia una sua improvvisazione, che per un autore è il complimento più grande».

Prima di diventare uno che muove le carte a Hollywood, Glazer era un giornalista rock: ha scritto per Rolling Stone negli anni Ottanta su Roman Polanski e Peter Sellers. Questo suo passato spiega il tono da insider di Rock the Kasbah, quando il personaggio di Murray, Richie Lanz, parla di com’è stato lavorare con Eddie Money quando era ancora Eddie Mahoney, o quando racconta una storia sul convincere Stevie Nicks a salire sul palco. «Mi definisco una reliquia del rock & roll», confessa Glazer. «Ci sono stati dei momenti in cui guardavo Bill, e lui si era fatto crescere i capelli, aveva addosso una camicia di jeans e delle collanine turchesi. E mi chiedevo: mi sta prendendo in giro?»


La sceneggiatura era già chiusa sette anni fa, ma per parecchio tempo trovò delle resistenze: una commedia ambientata in Afghanistan faceva diventare i dirigenti nervosi, anche prima che l’ISIS iniziasse a creare problemi. Ma alla fine il film ha ottenuto il via libera e Levinson è salito a bordo per dirigerla, con un budget minimo, di 15 milioni di dollari, e un’agenda di riprese di soli 29 giorni. Chiamato durante la sua pausa pranzo sul set di un film della HBO con Robert De Niro, Levinson dice (dopo essersi scusato per avere la bocca piena di costine), «Alcuni registi sono veramente intelligenti quando parlano di business. Uno mi ha detto, una volta, “Non voglio fare un film con poco budget, voglio spendere così tanti soldi che la produzione poi ne deve spendere ancora di più per riaverli indietro”. Questo è vero, ma allora che tipo di film dovrei girare?»

Con Levinson e Murray confermati, alcuni importanti nomi iniziarono a firmare, tra cui Zooey Deschanel, Kate Hudson (nel ruolo di una “prostituta con un culo d’oro”, come la sceneggiatura di Glazer la descrive), Danny McBride e, nel ruolo fondamentale di una giovane donna afgana con il sogno di partecipare a Afghan Star (nella versione nazionale di American Idol), l’attrice palestinese Leem Lubany.

Anche Bruce Willis è salito a bordo, nel ruolo di un duro mercenario americano che sogna di scrivere un libro di memorie e trasformarlo in un bestseller. Willis e Murray avevano recitato insieme prima, in Moonrise Kingdom di Wes Anderson, ma il loro legame va molto oltre quello: il protagonista di Die Hard faceva il fattorino per la NBC quando Murray era una stella del Saturday Night Live, e ha detto che quando si metteva la divisa, Murray e Gilda Radner erano le uniche due personalità della NBC che lo trattavano come un essere umano. Il loro rapporto è una delle cose più belle di Rock the Kasbah; per esempio, un accenno nella sceneggiatura alla scrittrice Danielle Steel ha portato a una conversazione improvvisata tra i due, che finisce nel racconto di una storia d’amore tra lei e lo stesso Richie Lanz.

«Per la maggior parte della mia vita, Il Filo del Rasoio è stata una delle cose più fighe che abbia mai fatto», ha detto Murray a Rolling Stone l’anno scorso, giudicando i suoi ruoli a seconda delle location utilizzate (in questo caso, Parigi e l’India). «Sono passati trent’anni prima di ottenere un altro lavoro come quello». em>Rock the Kasbah è stato girato tutto in Marocco. «È stato bellissimo lavorare lì, dove non funzionava neanche il mio telefono», ha detto Murray. «Quella era vita: non c’è Internet nel deserto. E quindi ho avuto modo di concentrarmi sul lavoro. Penso che quello che abbiamo fatto sia incredibile».

Murray, essendo Murray, non pensa soltanto al lavoro. Durante i weekend, Bill radunava dei gruppi (nei quali c’erano sempre due dei suoi sei figli, una tata, Glazer e Kelly Lynch) e partiva per dei viaggi in Marocco. Una delle sue destinazioni preferite: la località marittima di Essaouira. «Sembra che sia dove Jimi Hendrix ha scritto Castles Made of Sand, o almeno questa è la leggenda che gira», dice Glazer. «È bellissimo, ci sono i cammelli sulla spiaggia. Cantavamo tutti sul bus, sembrava di essere in vacanza». Hanno anche visitato la Medina a Fez, un bazaar incredibile e affollatissimo. «Si lanciava in mezzo, come se sapesse esattamente dove stesse andando», continua Glazer. «C’erano quelli del luogo ancora lì che cercavano di capire dove andare. In quei momenti, pensi di girarti indietro e tornare sui tuoi passi, ma è proprio allora che Bill decideva di lanciarsi in mezzo. Dire che era lui l’attrazione principale è dir poco».

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