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Berlino, ‘La paranza dei bambini’ ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura

«Lo dedico alle Ong che salvano vite nel Mediterraneo, ai maestri di strada che a Napoli salvano vite nei quartieri» ha detto Saviano ritirando il riconoscimento

Credit: Ralf Hirschberger / dpa / IPA

La paranza dei bambini, il film tratto dal romanzo di Roberto Saviano e diretto da Claudio Giovannesi (Fiore), ha vinto l’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura alla 69esima Berlinale.



«Parlo in italiano perché certe cose si dicono nella lingua della carne» ha dichiarato Saviano ritirando il riconoscimento. «Dedico questo premio alle Ong che salvano vite nel Mediterraneo, ai maestri di strada che a Napoli salvano vite nei quartieri. Scrivere questo film ha significato fare un atto di resistenza, perché raccontare la verità nel nostro Paese oggi è diventata una cosa molto complessa».

«Vogliamo dedicare questo premio al nostro Paese nella speranza che l’arte, la cultura e la formazione tornino ad essere una priorità per l’Italia. Le cose che raccontiamo esistono se lo Stato è lontano» ha aggiunto il regista Claudio Giovannesi. Con loro è salito sul palco lo sceneggiatore Maurizio Braucci.

Il lungometraggio era l’unico italiano in concorso. Prima di partire per il Festival, Saviano e Giovannesi sono stati in redazione a Rolling Stone per raccontarci la Paranza. E proprio al film abbiamo dedicato la nostra prima cover story digitale.

C’era anche Francesco di Napoli, il protagonista, scelto insieme ad altri otto ragazzi tra gli oltre 4mila incontrati tra i vicoli e le piazze dei rioni, pescati dalla loro quotidianità per raccontare una storia: quella di un gruppo di guaglioni che, caso unico nella storia del crimine occidentale, sono diventati sovrani di una grande città.

Già, perché i personaggi della Paranza non sono più bambini, ma non sono nemmeno ragazzi. Sono guaglioni. Guaglioni che giocano con le armi, ambiscono a fare soldi, comprare vestiti firmati. E corrono sui loro scooter alla conquista del Rione Sanità. Vogliono tutto e subito, non importa se quel tutto e subito può portare alla morte. E nell’inseguire quell’ambizione sono disposti a sacrificare la loro adolescenza, “Esiste la paranza dei bimbi, non è un delirio o un’invenzione, ma una sentenza del tribunale di Napoli”, twittava Roberto Saviano dopo le 43 condanne dell’estate del 2016.

La giuria del festival quest’anno era presieduta da Juliette Binoche e composta dal critico americano Justin Chang, dall’attrice tedesca Sandra Hüller (Toni Erdmann), il regista cileno Sebastian Lelio, il curatore museale statunitense Rajendra Roy, l’attrice, regista e produttrice britannica (e moglie di Sting) Trudie Styler.

Dopo 18 anni, si tratta dell’ultima edizione della Berlinale diretta da Dieter Kosslick, che aveva apertamente parlato benissimo della Paranza dall’inizio e che aveva consegnato due Orsi d’Oro all’Italia: nel 2012 a Paolo e Vittorio Taviani per Cesare deve morire e nel 2016 a Gianfranco Rosi per Fuocoammare.

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