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La nuova onda del cinema italiano raccontata da ‘I Peggiori’

Dopo ‘Jeeg Robot’ a Roma tornano i supereroi portati in scena da Vincenzo Alfieri e Lino Guanciale per uno dei film più divertenti che vedrete quest'anno

Niente Bat mobile ma una Panda azzurra un po’ scassata, nessuna divisa iper tecnologica alla Iron Man ma maschere di Maradona per coprire il volto e un costume messo insieme alla bell’e meglio con pezzi di abbigliamento da biker, una chiesa come covo e un logo che… meglio non anticipare, lo vedrete nel film. E non potrete fare a meno di ridere. Sono i supereroi per caso e per necessità, 100% made in Italy, de I peggiori, fresca e divertente opera prima di Vincenzo Alfieri che l’ha scritta, diretta e interpretata. Il loro superpotere? La rete.

Già perché “i Demolitori”, come vengono chiamati dai fan, in realtà sono due fratelli romani—uno più giudizioso e inquadrato (Alfieri) e l’altro simpatica canaglia (Lino Guanciale) — squattrinati e mai davvero integrati che, nella speranza di garantire alla sorella tredicenne un futuro migliore, si improvvisano giustizieri in una Napoli molto underground: armati di micro-camere distruggeranno pubblicamente l’identità dei vari furbetti del quartierino, trasformandosi in due improbabili eroi a pagamento.

«Avevo 15-16 anni quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura» spiega il regista «All’epoca mi piacevano film come Arma Letale e serie come Ralph Supermaxieroe, questa specie di supereroe sfigato che non sapeva volare, che cadeva continuamente. Poi sono cresciuto, ho iniziato a dover pagare le bollette, l’affitto. E ho pensato: se i due protagonisti si facessero ricompensare per le loro azioni?!».

Lino Guanciale in “I Peggiori”

Se infatti Ben Parker diceva al nipote, il futuro Spider-man: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità“ , nel caso de I Peggiori suonerebbe più come: quando hai grandi responsabilità (come un sorella da crescere) ti devi inventare un grande potere. «Ma l’unico superpotere che hanno questi due è il seguito che rocambolescamente e inintenzionalmente si conquistano sul web» racconta Lino Guanciale «Questo dà anche un margine di forte attualità alla commedia: sono dei supereroi con un potere social, un social power».

I Peggiori è un’action comedy dal sapore di cinecomic ma dai temi sociali italianissimi: la voglia di riscatto, l’arte di arrangiarsi. Troppo facile pensare a Lo chiamavano Jeeg Robot o Smetto quando voglio: «Sono film che adoro, che mi hanno dato forza. La mia è ammirazione, rispetto» precisa Alfieri «Invece in tanti hanno scritto: “Vabbè ha voluto fare Jeeg Robot”, ma non è vero, non voglio che passi questo messaggio, sono cose diverse. Io, Mainetti e Sibilia siamo di generazioni vicinissime e siamo cresciuti con le stesse pellicole, è evidente: ma se non ci fosse stato Sydney con Smetto io non sarei qui».

È la nuova onda del cinema italiano, quella degli autori nati negli anni ’80 (o poco prima) e cresciuti a pane, fumetti e cultura pop: «Non è che all’improvviso si è scoperto che i film di genere funzionano, è che da noi non si facevano perché culturalmente si è restii a credere che gli italiani sappiano fare una cosa bella quanto gli altri. Più che un ritorno al genere c’è un’apertura mentale» afferma il regista. «Stiamo ricominciando a credere di poter prendere modelli che non abbiamo elaborato noi o non frequentiamo da un po’» spiega Guanciale «E a pensare che possiamo tornare a fare il gioco meraviglioso che ci ha reso unici nella nostra storia cinematografica: prendere questi modelli, ribaltarli, giocarci, anche attraverso l’uso dell’ironia in cui siamo maestri».

Come in ogni cinecomic che si rispetti la colonna sonora è fondamentale: «Sono un chitarrista e vivo con la musica. Praticamente abbiamo pensato alle musiche ancora prima di realizzare il film» racconta Alfieri «I brani originali sono stati composti da Mirko Mancini, in arte “Mirko e il cane”, un cantautore romano molto quotato nell’underground. Quest’anno è stato tra i candidati alla targa Tenco. Come riferimento gli ho dato i film anni ’80 tipo Arma Letale. Per le scelte di library invece avevo delle reference ma chiaramente non potevo utilizzare le canzoni che avevo in mente perché costavano troppo, così abbiamo scelto qualcosa che si avvicinava. È un bel mash-up».

Lino Guanciale in “I Peggiori”

Il primo incontro tra I Peggiori? «Quando ho stretto la mano a Lino ho pensato: “Ok, è lui!”» spiega Alfieri.
«Sì, in realtà quello che ha pensato è che avevo un sorriso da testa di cazzo» ride Guanciale «Serviva uno capace di essere ironicamente piacione, sempre mantenendo una sorta di low profile. Con Vincenzo ci siamo trovati subito: la fatica non ci fa paura e veniamo entrambi da gavette intense, su quello ti riconosci quasi subito». In comune hanno pure la tendenza alla sdrammatizzazione costante, anche quando Alfieri ci racconta della circostanza singolare in cui si è trovato a dover girare: «Il primo giorno di riprese mi ha punto una zecca da giardino e mi ha paralizzato le gambe: non potevo correre né camminare. Era molto divertente perché arrivavo sul set senza voce (ho preso anche la bronchite) e con le stampelle o la sedia a rotelle, davo le direttive, poi mi facevano una siringa con un antibiotico potentissimo: entravo in scena, facevo tutto e, finita la sequenza, svenivo a terra».

E se Vincenzo è un fan scatenato del Batman di Tim Burton — e nella pellicola si vede — :«È il primo film che ho visto con mio padre, ho persino la cassettiera dell’Uomo pipistrello a casa», Lino adora l’estetica burtoniana ma trova molto interessante «Deadpool perché è un caso di cinecomic in cui l’eroe ironizza metacinematograficamente su se stesso, sulla sua storia: è una costruzione intelligente ed è vicino a quello che stiamo facendo in Italia». Il peggiore dei supereroi? «Ant-Man. Sull’Uomo formica io mi fermo, accetto tutto ma Ant-man proprio non lo capisco» ride Alfieri, mentre per Guanciale the worst è «Il Batman di George Clooney: ha chiesto scusa perfino lui».

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