La Forza dei Jedi è tornata: intervista al cast del nuovo Star Wars | Rolling Stone Italia
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La Forza dei Jedi è tornata: intervista al cast del nuovo Star Wars

Abbiamo incontrato Benicio Del Toro, Mark Hamill, Daisy Ridley, John Boyega e i principali attori del film nelle sale in questi giorni

La Forza dei Jedi è tornata: intervista al cast del nuovo Star Wars

La mia storia con Guerre Stellari ha inizio in una galassia lontana, fucking lontana, nell’anno di grazia 1977, a gennaio, a Milano, con tanto di freddo becco, quando, coperto da Timberland e Montgomery, mi sono infilato al cinema… e il mio mondo cinematografico, emotivo, razionale è cambiato all’improvviso. Per sempre. Fucking George Lucas, lui e la sua storiella di un manipolo di eroi a bordo di una navicella, con tanto di cane peloso alieno spaziale. Quelle immagini – e tutti i film seguenti, compresi i tre bruttissimi, e sapete benissimo quali sono – hanno suscitato in me un amore e una passione indescrivibile, che, seppur sopita da quasi tre decadi, è scoppiata, deflagrata improvvisamente andando alla Star Wars Celebration, il quarantennale dell’epopea che si è svolto in Florida. Per i corridoi ci sono quasi 80mila persone: mamme, papà, nonni, adulti (disgraziati e delinquenti compresi) e bambini, anche in carrozzella, che hanno sposato la causa, che vivono il codice di Guerre Stellari e impersonificano Leila, Luke e Darth Vader. In quel luogo, contagio e calore umano sono stati così forti da farmi piangere, come non ho mai fucking pianto in vita mia.

Come spiegare un simile fenomeno? Facile. Con l’entusiasmo e la fedeltà di una tribù spinta da una voglia inappagabile di appartenere a un mondo migliore di quello in cui vive, un mondo in cui si brama un ritorno alla semplicità, alla preadolescenza, quando si comincia a uscire dal “nido” di casa, dalla protezione dei propri genitori, e si cominciano ad avere le prime esperienze di vita, gli amici, i primi amori. Il momento in cui si capisce la differenza tra il bene e il male, proprio quello che il vecchio zio Lucas aveva in mente per noi. Un mondo dove la speranza non muore mai, dove il bullismo viene sconfitto dai consigli di Yoda – “paura è la via per il Lato Oscuro, paura conduce all’ira, odio conduce alla sofferenza” –, un mondo dove la Forza può sconfiggere il cancro, dove il femminismo delle prossime generazioni cresce esponenzialmente nelle migliaia di bambine e ragazzine che, grazie a Carrie Fisher e alla nuova Rey (Daisy Ridley) imparano a conoscere il significato di parole come uguaglianza e parità di diritti. Un mondo dove età, sesso e estrazione sociale hanno poco a che fare con i sogni: un mondo dove tutti possiamo diventare Jedi, e sconfiggere Darth Vader.

Asciugatevi le lacrime e ritornate con me al Four Season Hotel, sede di interviste segretissime. Veniamo condotti verso una stanza avvolta da teloni neri, e fatti sedere singolarmente attorno a un tavolo, dove accettiamo di tutto pur di carpire qualsiasi dettaglio del prossimo Star Wars: Gli ultimi Jedi. Cerchiamo di capire chi sia il padre di Rey, l’identità dell’ultimo Jedi e qualsiasi altra info sul film più atteso di Natale.

Ma basta con le chiacchiere, li incontriamo uno a uno: Rian Johnson, Mark Hamill, Daisy Ridley, Adam Driver, John Boyega, Benicio Del Toro.
RS

Rian, come sei finito a dirigere il film?
È stata Kathy Kennedy, boss di Lucasfilm, a propormi di scrivere e dirigere, quando J.J. Abrams stava ancora girando l’episodio VII. Inizialmente ho avuto paura di accettare l’incarico, ma non potevo rinunciare a un’occasione del genere: sono sempre stato un grande fan della saga, se avessi rifiutato me ne sarei pentito per il resto della mia vita.

Da cosa sei partito nella lavorazione?
Ho iniziato leggendo la sceneggiatura di J.J. e chiedendomi che storia avrei potuto raccontare, che cosa avrebbero fatto i personaggi. Ho chiesto allora aiuto a Kiri Hart e al suo gruppo, esperti assoluti in materia Guerre Stellari, che conoscono tutto quello che è successo nella serie. Una volta pronte le prime stesure, ho chiesto a Kathy cosa ne pensasse, e, subito dopo, ho ricevuto la green light. Mi ha dato il via, e sono partito.

C’era qualcosa che era assolutamente indispensabile inserire?
Direi di no. Però ogni Star Wars deve avere lo stesso feeling, appartenere a quell’universo, essere coerente con la personalità dei personaggi. Non esiste nessuna regola scritta, nessun manuale da rispettare: nessuno mi ha imposto una linea narrativa, sono sempre stato libero di raccontare una storia nuova.

Come ti sei rapportato con gli altri episodi?
Mi ritengo molto fortunato ad aver avuto la possibilità di seguire da vicino la produzione del Risveglio della Forza, nel 2015. In questo modo sono riuscito a vedere Daisy che diventava Rey, e John nei panni di Finn. Questo mi ha aiutato a svilupparli al meglio: avevo perfettamente in mente le rispettive personalità.

Veniamo a Mark Hamill, ovvero Luke Skywalker, il vero veterano di Star Wars.

Mark, durante questi 40 anni quanto è cambiato Luke Skywalker? Sparo una cazzata se dico che è diventato un po’ Yoda?
Ci sono parti di Yoda, così come esistono elementi di Obi-Wan Kenobi, anche se dall’ultima apparizione di Luke è passato davvero troppo tempo, anche perché nel settimo capitolo della saga lo vediamo giusto alla fine, e non parla neanche.

Cosa si sa oggi di lui?
Non sappiamo nulla: cosa pensi degli altri personaggi, se abbia sensi di colpa e perché abbia scelto l’esilio. Sono tutte informazioni che ho dovuto immaginarmi: non sono scritte nella sceneggiatura perché nell’episodio VIII Luke non è il protagonista, quella è Rey, e quindi la storia è raccontata dal suo punto di vista.

Che cosa diceva di lui la sceneggiatura?
Sono rimasto positivamente sorpreso dalla visione di Rian nei confronti di Luke: nonostante il personaggio abbia sempre avuto un’attitudine positiva, è arrivato a un punto in cui si rende conto che i Jedi sono alla frutta. Ovviamente è un concetto che ha mandato fuori di testa tutti gli appassionati della serie. Anch’io, quando ho letto la sceneggiatura ho avuto un mezzo infarto! Eppure vi posso dire che questo film darà gioia a varie generazioni di fan. Ragazzi, è diventato difficile raccontare una storia originale in questo universo, anche perché bisogna soddisfare sensibilità e pubblici diversi, avere scene di suspence, di azione, spettacolari e umoristiche, con scenografie inimmaginabili e creature fantastiche mai viste prima, come i fantastici Porgs, un incrocio tra gufi, pinguini e foche.

Com’è lavorare con Rian Johnson?
Rian ha molto talento come scrittore e come regista, ed è anche un politico sopraffino. Ascolta tutto quello che hai da dire, ti fa credere che le tue idee siano super interessanti, e poi fa quello che vuole! Il classico regista bastardo hollywoodiano (Ride, nda).

Durante tutto questo tempo la tecnologia è cambiata drasticamente…
Si, però in questo film Rian ha scelto di usare il più possibile delle location reali, e di ricostruire i set in ambienti naturali. Quindi il feeling è molto simile a quello dei primi episodi. George Lucas diceva sempre che il primo capitolo era il film low budget più costoso della storia, perché tutti i soldi erano stati spesi nella produzione, e dati a Peter Cushing e sir Alec Guinness, che a quel tempo erano gli unici attori famosi, mentre tutti gli altri hanno lavorato al minimo salariale. Io ho preso meno soldi di quanto prendevo facendo tv. Però tutti avevamo capito l’importanza di quel lavoro: volevamo tutti far parte di un’avventura incredibile, che poi si è rivelata una delle saghe più importanti della storia del cinema. In questo film si è voluto limitare al massimo gli effetti digitali: da qualche tempo a questa parte il cinema è tornato ad amare i set old school, dove si costruiscono modelli pratici, che danno una dimensione più vintage, come quella che avevamo nei primi episodi, quando gli FX erano limitati e ci volevano settimane per creare un minuto di pellicola. Sono decenni che frequento set cinematografici, ma uno così grandioso non l’avevo mai visto: centinaia di comparse, creature animate tramite fili invisibili, costumi impressionanti.

Come lo metti in classifica, tra quelli della saga?
È uno dei migliori film della franchise. Personalmente, visto che in quello precendente non avevo dialoghi, ho iniziato a leggere la sceneggiatura dalla fine. Per capire se finalmente avrei avuto qualcosa dire (Ride).

A questo punto eccoci di fronte a Daisy Ridley a.k.a. Rey, a.k.a. The Baby Daz Dazzle Day, amante di Eminem, Spice Girls e Leonard Cohen. E La Bestia prova a vedere se, con un trucchetto, lei finisce per tradirsi.

Daisy, posso chiamarti Miss Vader? Skywalker? One Kanobi? Miss Solo? Daisy ora è per terra, che si spancia letteralmente dal ridere, anche se non ci rivela nulla. Anzi, ora ci mostra come sia abile a maneggiare una lightsaber virtuale.

Daisy, hai seguito un training particolare, stile Luke con Yoda?
Sì e no. Non è una storia ciclica, non si ripete nulla di quello che abbiamo visto in passato, anche se ci sono molti riferimenti allo sviluppo della storia originale. Posso dire che esiste una relazione particolare tra me e Kylo, nata nel Risveglio della Forza, e aggiungo che non è un rapporto così in bianco e nero come ci si potrebbe aspettare. Non c’è differenza tra buono e cattivo, ma tra buono e giusto. Nel caso di Kylo, lui pensa di fare la cosa giusta, che però non è necessariamente fare del bene. Il bene si confonde con il male: ci sono brave persone che fanno scelte sbagliate e viceversa.

I personaggi subiscono una forte evoluzione?
Bisogna apprezzare il lavoro di Rian, che è riuscito a dare una nuova dimensione ai personaggi. Ha avuto il coraggio di mostrare lati della loro personalità che non avevamo mai visto prima. Gli ultimi Jedi è un film originale, che getta le basi per lo sviluppo di storie interessanti in futuro. Per quanto mi riguarda, Rey avrà sempre da imparare. Ci sarà sempre un momento in cui sentirà il bisogno di seguire l’esempio di qualcuno, di esplorare mondi diversi, secondo l’insegnamento di una persona che rispetta. È la sua natura, e non ha paura di affrontare una nuova avventura. In ogni caso questo è un film in cui molti fan troverrano elementi inaspettati.

Adam, in questo film tra Kylo Ren e Rey c’è una connessione speciale. Come la vedi?
Come in tutti i film drammatici, esiste una relazione tra due esseri umani. In questo caso sono molto diversi tra loro, anche se hanno numerosi punti in comune: vivono di luci e ombre e inseguono lo stesso sogno, fanno parte della stessa avventura. Inoltre si sentono soli, si attraggono come solo gli opposti sanno fare. Kylo fa fatica a gestire questa relazione conflittuale, non è a suo agio in nessuna situazione: la sua è una battaglia costante tra luce e tenebre. Rian in questo è stato bravissimo, perché è riuscito a creare personaggi reali, conflittuali, in costante lotta con se stessi, mai contenti della loro situazione. Kylo e Rey non hanno un carattere semplice, sono sempre alla ricerca di qualcosa che non riescono a spiegare. E forse è per questo che trovano dei punti di intesa.

Ora, il turno di John Boyega.

Mr Good Boy Boyega, che ci dici del rapporto tra Finn e Rey?
La loro relazione è cambiata, tutto è cambiato dopo il settimo episodio. In questo film i due vivono esperienze separate: Rey è sull’isola, Finn è coinvolto in una nuova avventura. Potrei dire che hanno una relazione a distanza, ma sono sempre connessi.

Hai rubato qualcosa dal set? Che souvenir ti sei fatto?
boyega Rian mi ha regalato la pistola di Finn. Ho anche una foto che mi ha fatto Rian, durante una scena in cui dovevo pronuciare una parola impossibile: biohexicrypt. Ho dovuto fare quasi 30 take prima di dirla giusta, è stato molto divertente. Rian è un ottimo fotografo, e, rompendo le palle a tutti, fa sempre un sacco di foto durante le pause sul set, tutte quante in analogico.

Infine Benicio del Toro, che nel film interpreta un subdolo truffatore da quattro soldi intergalattici.

Benicio, che ci dici del tuo personaggio?
Si chiama DJ ed è molto misterioso. Potrebbe essere nato da una canzone di Tom Waits, o magari è sempre esistito in un romanzo di Dostoevskij. Non si sa niente di lui, se è buono con intenzioni cattive, o un cattivo che vuole fare del bene. Ma nessuno vuole spoiler. Siamo vicini al Natale: nessuno vuole sapere anzitempo che regalo riceverà, giusto?
RS Quando Rian ti ha chiesto di fare questo ruolo nella franchise che cosa hai pensato?
benicio del toro Sono un attore, quando mi offrono un ruolo per me è lavoro, non mi do certo le pacche sulla spalla davanti allo specchio. Non leggo niente su quello che scrivono di me, sarebbe una perdita di tempo. Faccio il mio lavoro al meglio, cerco di portare qualcosa di personale in ogni ruolo, di essere originale e evitare gli stereotipi. Sono molto onorato di poter essere in questo film, ma non sono uno che si monta la testa. (Detto questo, si alza e se ne va senza cagare nessuno)

Rieccoci a Rian. A che film ti sei ispirato ?
ielo di fuoco del 1949, Caccia al ladro del 1955 con Cary Grant e Grace Kelly e Three Outlaw Samurai del 1964. Cielo di fuoco è stato molto importante per rappresentare l’aspetto della Resistenza, soprattutto per quanto riguarda le sequenze di combattimento. Purtoppo negli Ultimi Jedi, come in ogni film, ho dovuto tagliare scene che amo. Ma sono molto contento perché lo studio mi ha promesso una versione blu-ray estesa, che includerà tutte le scene che non sono riuscite a far parte del film.
RS Per quanto riguarda Carrie Fisher, scomparsa un anno fa, avevi finito di girare con lei o pensavi di farla tornare?
ryan johnson: Personalmente con lei avevo finito. Anche se sono triste: se il settimo episodio era su Harrison Ford, e l’ottavo incentrato su Mark Hamill, in teoria il nono sarebbe potuto essere tutto su di lei. All’epoca nessuno poteva immaginare che sarebbe stato il suo canto del cigno, la sua ultima apparizione in un film di Guerre Stellari. Vedrete scene molto belle: la sua è una presenza davvero potente, e io mi commuovo ogni volta. Spero che i suoi fan si divertano a vederla ancora sul grande schermo.

A questo punto non rimane altro da dirvi… May the Force be with you. Motherfuckers.