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Kevin Spacey non ha molestato Anthony Rapp: ecco il verdetto della giuria di New York

L'accusa aveva chiesto anche un risarcimento di 40 milioni di dollari. Ma il tribunale di Manhattan ha assolto il due volte premio Oscar perché, all'epoca dei fatti, non provò a molestare l’allora collega che aveva solo 14 anni. Alla lettura della sentenza Spacey non ha trattenuto le lacrime

Foto: Scott Eisen/Getty Images

Il verdetto è chiaro: Kevin Spacey non ha molestato Anthony Rapp. Lo ha stabilito la giuria di New York chiamata a pronunciarsi sulle accuse avanzate nei confronti del due volte premio Oscar relative a un episodio del 1986, quando i due attori parteciparono a un party privato. La denuncia era emersa nel 2017 quando l’attore di Star Trek: Discovery aveva raccontato di aver subito delle avance da parte di Spacey quando aveva appena 14 anni e lui già 26. E in termini di risarcimento aveva chiesto 40 milioni di dollari di danni per aver subito in seguito «angoscia emotiva». Ma gli undici componenti della giuria, in meno di 90 minuti, si sono pronunciati e il giudice Lewis Kaplan, della corte federale di Manhattan, ha formalmente respinto il caso. Alla lettura, Spacey non ha trattenuto l’emozione: ha chinato la testa, ha abbracciato i suoi avvocati e altri presenti in aula per poi uscire dal tribunale in lacrime. Una sentenza che, idealmente, chiude uno dei capitoli più controversi legati a procedimenti civili avviati dopo la nascita del movimento #MeToo.

Nel corso del processo, giovedì scorso, l’avvocato di Rapp, Richard Steigman, aveva esortato i giurati a far pagare a Spacey per aver tentato di molestare il suo assistito nell’appartamento a Manhattan nel 1986, dopo una festa. E lo ha accusato di aver mentito sul banco dei testimoni. Dal canto suo Jennifer Keller, legale di Spacey, ha invece spiegato ai giurati che Rapp si era inventato l’incontro e ha quindi chiesto alla giuria di respingere le accuse. Ma già prima che iniziassero le deliberazioni, il giudice di New York aveva archiviato parzialmente le accuse contro Spacey, chiamando i giurati a decidere solo se era responsabile per aver usato violenza nei confronti di Rapp e dichiarando “il non luogo a procedere” per l’accusa di avere intenzionalmente inflitto al ragazzo danni emotivi. «È essenzialmente un duplicato dell’altra accusa», aveva sottolineato il giudice. Durante le testimonianze, inoltre, Spacey aveva rivelato di non essersi dichiarato pubblicamente omosessuale per anni a causa del trauma di aver avuto un padre, Thomas Fowler, dichiaratamente razzista e omofobo.

Questo verdetto è il primo tassello nella difficile ricostruzione della reputazione di Kevin Spacey, che dopo le accuse si era visto tagliato fuori dal mondo di Hollywood dove, fino a quel momento, era uno degli attori più apprezzati e retribuiti. Aveva vinto l’Oscar per American Beauty e I soliti sospetti ed era ancora impegnato nella sesta stagione di House of Cards, ma dal giorno in cui sono emersi gli addebiti nei suoi confronti la sua carriera si è totalmente azzerata. Ora Spacey, il prossimo anno, dovrà affrontare un altro processo a Londra, stavolta penale, per sei accuse di molestie sessuali presumibilmente avvenute tra il 2005 e il 2013.

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