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‘Io sì tu no’: il corto di Sydney Sibilia a Venezia

Nel cast del film, prodotto da Twinset e Rai Cinema, ci sono Greta Scarano, Lino Guanciale e Valerio Aprea
Sydney Sibilia, Greta Scarano, Lino Guanciale e Valerio Aprea scattati a Venezia 74 da Fabrizio Cestari

Sydney Sibilia, Greta Scarano, Lino Guanciale e Valerio Aprea scattati a Venezia 74 da Fabrizio Cestari

Sydney Sibilia colpisce ancora. E lo fa di nuovo con il suo stile super-pop e trattando quel tema che ha sdoganato nel cinema italiano grazie alla saga di Smetto quando voglio (di cui il 30 novembre uscirà l’ultimo capitolo, Ad Honorem): i giovani che fanno fatica a trovare un’occupazione, nonostante i titoli di studio e l’esperienza.

Io sì, tu no è una riflessione dolceamara sul ruolo della donna nel mondo del lavoro. L’idea del corto, prodotto da Twinset e Rai Cinema, nasce da una storia vera: «Una mia amica si è laureata il giorno in cui crollava Lehman Brothers» racconta il regista «Questa cosa mi faceva ridere e insieme ad Armando Festa ho costruito la sceneggiatura, con lo spirito dei vecchi tempi. Perché i corti li devi prendere così, di pancia e con tanto cuore».

Il cast è composto da due attori-feticcio (come si diceva una volta) di Sibilia, Greta Scarano e Valerio Aprea, con una new entry molto in mood con la banda di Smetto: Lino Guanciale. «Interpreto questa ragazza che è molto qualificata e nonostante la sua preparazione non riesce a trovare lavoro» spiega Greta «Per una serie di circostanze incontra il personaggio di Lino, che è nella sua stessa situazione. E nella sfortuna hanno un’affinità elettiva. In Italia purtroppo fatichiamo a valorizzare chi più se lo merita».

Valerio sdrammatizza: «Avevo posto un’unica condizione per accettare: “Me portate a Venezia?” Sì, allora lo faccio. Al di là dell’importanza della tematica era proprio lo script ad essere buono. E sul mio ruolo non posso dire altro perché sono lo spoiler del corto».

Lino Guanciale è arrivato come «uno imbucato a una festa privata, perché loro tre se la cantano e suonano da un po’ insieme ma mi hanno aperto la porta con molta immediatezza. Ammiro davvero il lavoro di Sydney, mi auguro di poter fare qualcosa con lui presto. La nostra è la generazione più colpita dalla disoccupazione e per questo siamo anche i più titolati a sdrammatizzare la questione».

Chiude la chiacchierata Sydney: «È un periodaccio per tutti, tranne che per me, visto che ci devo scrivere su dei film. E hai voglia a farne finché le cose vanno così».

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