Il figlio di Rob Reiner è stato arrestato con l’accusa di omicidio | Rolling Stone Italia
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Il figlio di Rob Reiner è stato arrestato con l’accusa di omicidio

Si temeva già uno sviluppo simile per il caso, e ora è arrivata la conferma ufficiale

Nick Reiner nel 2016 (da US)

Nick Reiner nel 2016

Foto: Laura Cavanaugh/Filmmagic

Nick Reiner, figlio del leggendario attore e regista Rob Reiner e della fotografa Michele Singer, è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso i propri genitori nella loro abitazione di Los Angeles.

Nick, 32 anni, è stato arrestato alle 21:15 di domenica sera, ora dell’Ovest degli Stati Uniti, e formalmente registrato nelle prime ore di lunedì mattina, secondo i registri carcerari online dello sceriffo della contea di Los Angeles. «È stato arrestato per omicidio», ha dichiarato a Rolling Stone US una fonte delle forze dell’ordine. Al momento si trova detenuto nel carcere del Parker Center, nel centro di Los Angeles, con una cauzione fissata a 4 milioni di dollari.

Reiner e Singer sono stati trovati morti nel pomeriggio di domenica. Una fonte ha successivamente confermato a Rolling Stone US che a rinvenire i corpi dei genitori è stata la figlia più giovane della coppia, Romy. Soccorritori, vigili del fuoco e agenti di polizia sono stati inviati presso la casa dei Reiner, nel quartiere esclusivo di Brentwood. Nella serata di domenica, i detective presenti sul posto erano in attesa di un mandato per poter perquisire l’abitazione in modo appropriato.

In quel momento, il vice capo del dipartimento di polizia di Los Angeles, Alan Hamilton, aveva dichiarato che la polizia «non stava cercando alcun sospettato né persone di interesse». Una fonte aveva però riferito a Rolling Stone US già nella serata di domenica che Nick era ritenuto coinvolto negli omicidi.

Sebbene le circostanze che circondano la morte di Reiner e Singer restino poco chiare, Nick aveva in passato parlato apertamente delle sue battaglie contro la tossicodipendenza. Entrò per la prima volta in un centro di riabilitazione a 15 anni e, durante l’adolescenza, passò ripetutamente da una struttura all’altra. A 22 anni, attinse a quella esperienza per realizzare il film semi-autobiografico La rivoluzione di Charlie, che ha co-scritto e che è stato diretto dal padre.

In un’intervista al Los Angeles Times legata all’uscita del film, Rob e Michele avevano parlato delle difficoltà affrontate da Nick durante i percorsi di riabilitazione, riconoscendo anche i propri rimpianti per il modo in cui avevano reagito. «Il programma funziona per alcune persone, ma non può funzionare per tutti», aveva detto Rob. «Quando Nick ci diceva che per lui non stava funzionando, noi non lo ascoltavamo. Eravamo disperati e, poiché quelle persone avevano diplomi appesi alle pareti, davamo ascolto a loro quando invece avremmo dovuto ascoltare nostro figlio».

Michele aveva aggiunto: «Eravamo fortemente influenzati da quelle persone. Ci dicevano che mentiva, che stava cercando di manipolarci. E noi gli abbiamo creduto».

Da Rolling Stone US

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