I 20 migliori personaggi delle serie televisive che stiamo guardando | Rolling Stone Italia
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I venti migliori personaggi delle serie televisive che stiamo guardando adesso

Supercattivi armati di mazza e co-protagonisti hipster fattoni, ovvero gli eroi del piccolo schermo che quest'anno ci hanno colpito di più

I venti migliori personaggi delle serie televisive che stiamo guardando adesso

Undici in 'Stranger Things'

Hanno disegnato il cielo e scoperchiato l’inferno, partecipato al Processo del Secolo e messo un uomo innocente in prigione, hanno affrontato i segreti di Harlem e creato Westworld – ecco i migliori personaggi delle serie tv del 2016. Quando ripensiamo alle sitcom, ai drammi, alla rivoluzione dello streaming, alle serie dei cable network, a quelle britanniche e a tutti gli show che ci hanno accompagnato nei nostri weekend, ecco i personaggi che ci hanno fatto scatenare su Twitter, quelli che hanno trasformato buoni prodotti in una gigantesca vetrina per le loro carriere. Non importa se sono filosofi fattoni o supercattivi, comici nevrotici o armati di mazza come Negan di The Walking Dead. Questi personaggi hanno trasformato gli ultimi mesi in un periodo da non dimenticare.

Prima di iniziare, una piccola precisazione: abbiamo inserito nella lista solo personaggi introdotti per la prima volta dal 2016 in poi. Per questo Ramsay Bolton di Game of Thrones, per esempio, non fa parte della lista, così come Tracee Ellis Ross di Black-ish.

Undici – ‘Stranger Things’

Undici, un’arma psicocinetica frutto di un sinistro progetto governativo, è il personaggio più potente e allo stesso tempo più vulnerabile della serie assurdamente popolare di Netflix – una cavia da laboratorio ribelle che si aggrappa alla poca umanità che le è rimasta, nonostante tutte le sue sofferenze. A volte il mondo si piega al suo volere come succedeva a Carrie la notte del ballo; altre, invece, è un’anima smarrita che ha bisogno di amicizia e fiducia dopo anni di manipolazioni subite dal crudele padre-padrone interpretato da Matthew Modine. La ragazza si sacrifica e non chiede quasi niente in cambio. Lei è l’eroina che non ci meritiamo.

 

Marcia Clark – ‘The People v. O.J. Simpson: American Crime Story’

Quando, nel 1995, il processo a O.J. Simpson si è concluso, nel paese è detonata una discussione sulla razza, sulla giustizia e sui media mainstream; il tema del sessismo, invece, non è stato affrontato più di tanto. La serie di Ryan Murphy, The People v. O.J. Simpson, invece, ha il merito di dare la giusta importanza a Marcia Clark, il pubblico ministero che ha affrontato non solo gli avvocati della difesa, ma anche le intrusioni dei tabloid, che commentavano il suo aspetto, la sua voce e la sua vita privata. L’interpretazione di Sarah Paulson ci regala una donna fallibile ma eroica, una guerriera che affronta mulini a vento con una seria determinazione a difendere le donne vittime di abusi. Si tratta di una performance incredibile dall’inizio alla fine.

 

Cornell – ‘Cottonmouth’ Stokes, ‘Luke Cage’

Questo è anche l’anno di Mahershala Ali. Non solo il suo lavoro in Moonlight gli ha fatto conquistare premi importantissimi, ma la sua interpretazione del villain di Luke Cage ha mostrato il suo lato più sanguinario (letteralmente). Come Wilson Frisk in Daredevil, il Cottonmouth di Luke Cage ama il sangue tanto quanto la cultura (nel suo caso la musica e l’arte di Harlem), e ha un profondo senso dell’amore e della lealtà. Per gran parte della stagione questo mafioso amante dell’hip hop – avete visto il ritratto di Biggie? – si comporta più da co-protagonista che da villain. Grazie all’interpretazione di Ali, poi, la serie ha un cattivo tanto complesso quanto l’eroe.

 

Sarah – ‘Horace and Pete’

Secondo noi, i nove minuti di primo piano – senza tagli – del volto dell’ex moglie di Horace Wittel mentre racconta del suo tradimento con il padre del marito sono stati il vero tour-de-force del 2016. Interpretato dalla veterana Laure Metcalf (Roseanne), il personaggio si è trasformato nel cuore pulsante della nuova serie di Louis C.K. – una combinazione di teatro novecentesco, televisione d’altri tempi e cinema indipendente – un esempio magnifico di cosa significa vivere una vita di quieta disperazione. Sarah è stata il ritratto dell’empatia, del desiderio e della tristezza, svelate uno sguardo alla volta.

 

Dennis Box – ‘The Night Of’

In una serie piena di attori talentuosi – John Turturro, Michael K. Williams, Riz Ahmed – è stato Bill Camp a prendersi il centro del palcoscenico con la sua interpretazione del detective Dennis Box. Pacato ma sagace, questa “bestia sottile” è la dimostrazione vivente delle deformazioni del sistema. Attraverso la sua innegabile abilità e la sua fame di giustizia – aspetti che lo mettono spesso in contrasto con il resto della polizia – Box ha contribuito a una condanna ingiusta; nonostante il detective abbia poi risolto il caso, il danno era già stato fatto. Lo sguardo e il viso dell’attore sono perfette fotografie della forza di volontà del poliziotto; è riuscito a diventare una star in solo otto episodi.

 

Portia Davenport – ‘Search Party’

Davvero, è quasi impossibile non apprezzare la performance di Meredith Hagner in nella commedia-serial della TBS senza gettare almeno uno sguardo verso il suo partner, il divertente John Early. Gli assistenti di Alia Shawkat sono davvero una serie nella serie. L’interpretazione della Hagner guadagna nuove sfumature, grazie al pathos che la sua personalità ha portato al personaggio. La possiamo vedere mentre fatica a nascondere il suo disgusto o mentre cerca di spiegare il senso di interpretare una Latina (nonostante lei sia bianca) in un terribile procedural per cui lavora. Se riguardate i 10 incredibili episodi di questa mistery-sitcom, potreste addirittura pensare che la Hagner sia la vera eroina dello show.

 

Darius – ‘Atlanta’

Ogni sitcom che si rispetti ha bisogno della sua versione di Kramer di Seinfeld o di Jim Ignatowski di Taxi: lo strambo che aiuta gli altri personaggi a comportarsi bene. Senza Darius, Atlanta sarebbe comunque un dramedy brillante, la storia di un rapper e del cugino che cerca di capitalizzare il suo successo. Ma aggiungendo al mix l’interpretazione del giovane drogato-filosofo di Keith Stanfield, le possibilità narrative di ogni episodio si moltiplicano. Potremmo finire in un negozio di tempi, o in uno di katane; o forse un poligono i cui proprietari non gradiscono l’abitudine del personaggio a usare bersagli a forma di cane. Ogni volta che Darius entra in scena sappiamo che la serie di FX potrebbe prendere strade meravigliose e inesplorate.


Maria Bamford – ‘Lady Dynamite’

In questo periodo la TV non riesce a raccontare davvero le storie dietro quest’industria. Nessuna serie, infatti, riesce a raccontare le ombre del mondo dello spettacolo come Lady Dynamite, soprattutto grazie alla nuda vulnerabilità della sua protagonista. Lo show racconta la storia della stand-up comedian Maria Bamford, della sua insofferenza verso il mondo di Hollywood e delle difficoltà che ha passato guarendo da un crollo nervoso. Il personaggio ci mostra la linea tra quei momenti in cui facciamo finta di stare bene… e quelli in cui ammettiamo che non stiamo bene per niente. La particolare situazione critica in cui si trova – e il sorriso brillante che la Bamford sfoggia di fronte alle tragedie del suo personaggio – la rende solo più vicina a noi.

 

Il cane Gatsby – ‘High Maintenance’

Ci vuole davvero tanto talento per trasmettere la rassegnata disperazione dell’assenza di una persona amata; ci vuole un virtuoso per riuscire a farlo senza neanche una linea di dialogo. La sperimentale serie comedy di HBO – estensione delle vignette dei creatori Ben Sinclair e Katja Blichfeld – però, riesce a farlo grazie all’interpretazione di un cane. Un cucciolo si innamora della sua proprietaria New Age (Yael Stone di Orange is the New Black), e quella che poteva essere una goffa premessa si trasforma in un trionfo di emozioni. Certo, il cane in questione si chiama Gatsby – che altro nome scegliereste per raccontare un cuore che si spezza?

 

Agent Dom DiPierro – ‘Mr. Robot’

Come fare per far sì che il pubblico tifi per la rivoluzione? Questo era il compito assegnato all’agente dell’FBI Dom DiPierro, villain della seconda stagione di Mr. Robot interpretato da Grace Gummer. Una sorta di Sherlock Holmes in versione millennial, questa agente federale ha inseguito la traccia lasciata dal denaro nonostante il gruppo di hacker della serie, la Fsociety, la portasse in territori sempre più pericolosi. La sua forza e determinazione, però, sono crollate quando abbiamo scoperto la sua vita privata: la ragazza è sola, trova compagnia solo grazie al sesso virtuale e ai suoi accessori tecnologici. Il suo è uno dei ritratti più riusciti dell’alienazione urbana.

 

Dr. Robert Ford – ‘Westworld’

Sorridi, sorridi e diventa il cattivo. Co-fondatore e architetto delle storie del parco divertimenti di Westworld, il Dr. Robert Ford conosce bene Shakespeare; può osservare la descrizione del male di Amleto tutte le volte che si guarda allo specchio. Interpretato da Anthony Hopkins, che recupera quell’aria di quieta minaccia che già aveva sperimentato nel suo Hannibal Lecter (Il Silenzio degli Innocenti), Ford spende gran parte della prima stagione a manipolare e uccidere praticamente chiunque osi minacciare il suo potere. Il colpo di scena finale, però, suggerisce come dietro ai pensieri di Ford ci sia una verità più disturbante, questa forse ispirata da Nietzsche: per combattere i mostri è davvero necessario diventare mostruosi?

 

Fleabag – ‘Fleabag’

La depressione non è mai stata così attraente come quella del personaggio che dà titolo alla black comedy di Phoebe Waller-Bridge. La ragazza si barcamena nella sua vita londinese e, mentre affronta appuntamenti disastrosi a crisi familiari, si rivolge al pubblico rompendo la quarta parete. Questa tecnica narrativa ci rende complici delle cose più disgustose che fa Fleabag, un po’ come fa Riccardo III quando racconta i suoi piani di omicidio della famiglia reale. La ragazza è divertente, crudele e commovente. Nessuno degli altri personaggi della serie è vivido e reale come Fleabag, forse perché la serie era stata inizialmente concepita come un monologo teatrale.

 

Negan – ‘The Walking Dead’

Si, ci sono momenti in cui l’interpretazione di Jeffrey Dean Morgan del nuovo villain di The Walking Dead sfocia totalmente nel camp; puoi quasi vedere pezzi di scenografia incastrati tra i denti dell’attore. Ma la serie della AMC aveva bisogno di una nemesi over the top, personaggio che manca sin dalla morte del Governatore. Negan e la sua mazza Lucille riempiono questo vuoto senza problemi. La star di Watchmen si diverte molto a interpretare il ruolo, a recitare i suoi monologhi pieni di parolacce e atteggiamenti da duro, ma non fatevi ingannare: come dimostrato dalla premiere di stagione, Negan è uno che mantiene le sue promesse. Se la serie, poi, dovesse raccontare la sua storia come nel fumetto, allora questo personaggio ha ancora davvero molto da dire.

 

Tig Bavaro – ‘One Mississipi’

La comica Tig Notaro ha affrontato le tragedie della sua vita pubblicamente – la doppia masectomia causata da un cancro al seno, i disturbi alimentari e la morte della madre – in molti modi diversi, sia attraverso lo stand-up che pubblicando documentari. Insieme agli sceneggiatori Diablo Cody e Kate Robin, però, è riuscita a trasformare i suoi dolori in quella che è sicuramente la sitcom più oscura dell’anno: One Mississipi, la storia di Tig Bavaro e del suo ritorno a casa dopo la morte della madre. Il personaggio di semi-finzione della Notaro saluta tutte le difficoltà che la vita le mette davanti con uno sguardo impassibile – un moderno Buster Keaton mentre affronta i suoi disastri emotivi.

 

Richard Roper – ‘The Night Manager’

Conosciamo tutti Hugh Laurie per il suo dottore-genio Gregory House, ma il suo personaggio non gli ha mai permesso di esplorare la vera malvagità. Interpretare Richard Roper, un trafficante d’armi senza scrupoli, ha permesso all’attore di affondare in un personaggio davvero mostruoso; si tratta di una persona che apre un campo rifugiati come copertura per un traffico d’armi. Riesce a fare cose del genere senza perdere un minuto di sonno, stabilmente accanto alla donna che ha praticamente costretto accanto a lui. La serie inizia suggerendo come uomini di questo tipo siano i veri governanti di questo mondo. Alla fine, purtroppo, la teoria è confermata.

 

Issa Rae – ‘Insecure’

Quando la sceneggiatrice-produttrice-attrice Issa Rae ha dovuto trasformare la sua webserie Awkward Black Girl in una vera e propria sitcom per HBO, ha scelto di fare un prodotto più ambizioso ma comunque sul principale asset del prodotto originale: se stessa, una giovane donna socialmente impacciata che si guarda allo specchio mentre prova qualche nuova rima. Insecure è una serie che racconta tutte le diverse personalità che la nostra eroina adotta con fidanzati, amici, clienti e colleghi. Funziona tutto benissimo grazie allo sguardo diretto, intimo e gentile che possiamo gettare nella testa della protagonista. Scopriamo le cose insieme a lei, una rima e un discorso motivazionale alla volta.

 

Frank Castle (Il Punitore) – ‘Daredevil’

Il padre di famiglia che si trasforma in una macchina di morte, il Punitore, è stato sia nemico che alleato di Daredevil – alternandosi tra i due durante lo svolgimento della serie di Netflix. Non dobbiamo dimenticare, però, i grandi meriti di Jon Bernthal, che ha reso perfettamente tutte le sfumature della personalità del famoso antieroe Marvel. La combinazione di sensibilità e machismo che ha già mostrato in The Walking Dead lo hanno reso perfetto per interpretare il personaggio nella versione televisiva del Marvel Cinematic Universe, probabilmente il miglior casting dai tempi di Robert Downey Jr. / Frank Castle rappresenta la logica del vigilante portata ai suoi estremi – un uomo che incarna perfettamente quanto è difficile combattere il crimine senza abbandonare tutto quello in cui si crede.

 

Tulip O’Hare – ‘Preacher’

Ruth Negga è entrata nelle grazie dell’Academy grazie alla sua performance in Loving. Il suo miglior lavoro del 2016, però, è sicuramente nell’adattamento di un fumetto prodotto da AMC – la storia picaresca di una mercenaria dal passato commovente. La serie presenta vampiri tossici, ministri telepatici e veri e propri angeli, e non dev’essere stato facile per la ragazza diventare il personaggio più iconico del prodotto. Tulip O’Hare, però, ci è riuscita grazie al suo sguardo selvaggio e infantile, alla sua risolutezza e ai suoi profondi sentimenti verso il suo compagno Jesse Custer.

 

Chuck Rhoades – ‘Billions’

Prima che Chuck Rhoades, avvocato americano del distretto di New York, iniziasse la sua battaglia contro Bobby Axelrod, lo vediamo steso sul pavimento della sua camera da letto mentre riceve una golden shower dalla sua moglie dominatrice. Il personaggio dovrebbe essere l’eroe della storia, quello che si scaglia contro l’incarnazione dell’avidità di Wall Street. Ma la serie di Showtime urina sul suo personaggio in quasi ogni scena, ne svela la debolezza e l’ipocrisia, ci fa vedere che anche lui è assetato di potere. Paul Giamatti ha dato tutto per il ruolo, regalandoci una ferocia da pitbull e monologhi pieni di rabbia e violenza. I migliori momenti della performance, però, sono quelli in cui l’uomo, nonostante i suoi difetti più patetici, dà tutto perché sia fatta giustizia.

 

Michael – ‘The Good Place’

Fino ad ora la commedia metafisica della NBC ci ha insegnato che l’universo è crudele. Solo i migliori dei migliori riescono a passare l’eternità in paradiso. Quindi grazie a Dio – o a chiunque stia gestendo tutta l’operazione – per la curiosità gentile di Michael, l’onnipotente architetto dell’aldilà che con il suo amore per l’umanità ci regala un po’ di speranza. E grazie al creatore di The Good Place, Michael Shur, per aver scritturato la leggenda della commedia Ted Danson, perfetto per esprimere la calma, la sicurezza e lo smarrimento del suo personaggio. Questo essere immortale si barcamena tra la creazione di un’utopia allo yogurt e l’osservazione di una gigantesca scatola di graffette. In entrambi i casi, è davvero un piacere.