‘Ferrari 312B’: la monoposto che rivoluzionò la F1 arriva al cinema | Rolling Stone Italia
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‘Ferrari 312B’: la monoposto che rivoluzionò la F1 arriva al cinema

Un film che celebra il mito della ‘rossa’ portata al trionfo dai grandi piloti degli anni Settanta come Jacky Ickx e Niki Lauda

‘Ferrari 312B’: la monoposto che rivoluzionò la F1 arriva al cinema

Cosa hanno in comune una Ferrari 312B e Jimi Hendrix? Apparentemente niente, se non fosse per quel rombo potente e distorto, quel suono unico che, sia la chitarra di Hendrix che il motore a dodici cilindri della 312B, riuscivano ad emettere. Quella della rossa del 1970 è una sinfonia inequivocabile che ha segnato la storia della Formula 1 rivoluzionandone per sempre i canoni ingegneristici. Un tripudio di bassi fortissimi che ci hanno staccati dalla poltrona quando li abbiamo sentiti per la prima volta durante la proiezione di ieri del film Ferrari 312B, il documentario di Andrea Marini che ripercorre il mito della storica monoposto di Maranello incrociando i racconti dei protagonisti della sua nascita a quelli dei fautori della sua rinascita.

«E’ rarissimo vederne una, ce ne sono solo quattro al mondo», ci ha spiegato il produttore del film Paolo Tarpini, e quei pochi che la possiedono se la tengono gelosamente custodita in garage. Una di queste quattro è dell’ex pilota di F1 Paolo Barilla, che non la tiene di certo come una reliquia: dopo averla acquistata nel 2014, ha deciso di farla tornare a correre una volta ancora sul circuito di Montecarlo nel 2016, e per farlo ha chiamato l’uomo che la creò negli ultimi anni dei Sessanta, l’ingegnere Mauro Forghieri. La passione è il filo rosso (cavallino) che tiene unita la storia del restauro della 312B a quelle delle interviste ai grandi piloti degli anni Settanta come Jacky Ickx e Niki Lauda, che rischiarono la propria vita per portare quella Ferrari sui podi della F1. Ed è la stessa passione che hanno Paolo Barilla, l’ingegner Forghieri e il suo team di meccanici a far rinascere la 312B, finendo per essere, alla pari dei piloti più titolati, i rappresentanti degni della visione delle corse e della vita che aveva lui, il Drake, Enzo Ferrari.

Le musiche rock di Philip Abussi scandiscono il processo di smembramento e ricostruzione della 312B che Barilla farà poi correre sul circuito di Montecarlo, che negli anni ‘70 era popolato da star come Frank Sinatra, i Beatles e i Rolling Stones. Le immagini dei primi Gran Premi vinti da Clay Ragazzoni e Ickx, uniti nella corsa al titolo mondiale con la nuova 312B, e le voci di Jackie Stewart, Gerhard Berger e Damon Hill testimoniano un’intera epoca in cui la competizione era ancora cavalleresca e l’ambizione e l’aggressività erano il risultato di un amore che non conosceva tregua. Ogni corsa era vissuta come l’ultima, la percentuale di rischio di morte era altissima e il pubblico venerava quei suoi eroi perché erano ancora “umani”, vicini.

L’ingegnere Forghieri, “Furia” ai tempi della direzione progettistica della Ferrari, riconosce a orecchio lo stato del suo motore e si muove come un demiurgo all’interno dell’officina Motortecnica mentre guida i suoi meccanici nella ricomposizione di quell’oggetto che aveva ideato “a memoria con la matita e il tecnigrafo”. A quei tempi le macchine le creavano con “metro e martello”, gli “assemblatori”, come li chiamava Enzo Ferrari, dovevano rimanere gli inglesi che compravano i motori da terzi. Quel V12 contrapposto della Ferrari 312B, il primo motore “piatto” della storia delle corse, Forghieri l’aveva inizialmente progettato “per poter stare nell’ala di un aereo” di una fabbrica aeronautica americana.

Nel film, i pezzi della monoposto, fino all’ultimo bullone, vengono controllati e riassemblati nell’officina dello staff dell’ingegnere mentre il pubblico in sala sospira come se stesse guardando l’anatomia del corpo di Brigitte Bardot. E lo sguardo del regista seduce anche lo spettatore meno esperto che rimane affascinato dalla tensione che, per gli ottantacinque minuti del film, continua a cresce col desiderio dell’ultimo pilota e il suo staff di vedere quella vettura straordinaria nuovamente viva sulla pista di Montecarlo. D’altronde, “se un’anima c’è, è molto più probabile che ce l’abbia un motore piuttosto che un essere umano” diceva Enzo Ferrari.

Il documentario, distribuito da Nexo Digital, sarà nelle sale di tutta Italia solo oggi e domani, e non avremo altre buone occasioni per vedere così in dettaglio (alcune sale proietteranno in 4k) i particolari della rossa più elegante e rivoluzionaria della F1.