Fabio De Luigi: «"Metti la nonna in freezer" non è un consiglio» | Rolling Stone Italia
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Fabio De Luigi: «”Metti la nonna in freezer” non è un consiglio»

Dal baseball agli scout, dalla comicità alla figura del sex symbol: abbiamo fatto una chiacchierata semiseria con l’attore e regista, in questi giorni al cinema al fianco di Miriam Leone.

Fabio De Luigi al photocall di 'Metti la nonna in freezer'. Foto IPA

Fabio De Luigi al photocall di 'Metti la nonna in freezer'. Foto IPA

«Dopo una giornata sul set (quello di Io, te e Sofia con Micaela Ramazzotti, nda) sono leggermente bollito, non approfittarti di me». Ho passato una ventina di minuti al telefono con Fabio De Luigi ed è stato uno spasso. E mi sono divertita pure a vedere il suo nuovo film, Metti la nonna in freezer, di cui è protagonista insieme a un’inedita Miriam Leone: «Mi ha sorpreso, è straordinariamente brava, nei toni della commedia ma anche in quelli nella comicità pura. E mi raccomando, Metti la nonna in freezer non è un consiglio» ride Fabio «In realtà, tutto è partito da uno spunto, le famose ‘brevissime’ dei quotidiani: tanti anni fa per un periodo le ho addirittura ritagliate, perché si leggevano cose davvero assurde».

Una giovane restauratrice, in attesa dei soldi che le deve lo Stato, congela la nonna morta per continuare a percepirne la pensione e salvare così la sua piccola impresa. Una commedia nera, ritmata e sorprendente, surreale eppure attuale, dalla messa in scena anglosassone e dai temi italianissimi: «Non sono abituato a leggere tutte queste belle recensioni, mi sono insospettito».

D’altra parte, trovare soluzioni creative per sbarcare il lunario ai tempi della crisi è uno degli spunti preferiti del nostro cinema contemporaneo, da Smetto quando voglio in poi: «Se non cambia qualcosa ne vedremo tante di nonne in freezer. Fino ad ora il welfare l’hanno fatto i nonni e le famiglie, ma ‘sti nonni e ‘ste famiglie, come natura vuole, passano a miglior vita e l’altro welfare è un pochino più difficile da ottenere. O comunque è complicato avere l’opportunità di guadagnare direttamente cifre necessarie per vivere con dignità».

Nessuna pretesa di lanciare messaggi o di offrire uno spaccato dell’Italia però, ma semplicemente la volontà di partire da un assunto di grande realismo e svilupparlo con uno sguardo originale, con un’immaginazione alla Edgar Wright: «Quando abbiamo parlato del mio personaggio, i registi Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi mi hanno fatto vedere Hot Fuzz, dove c’è questo poliziotto impallinato, che è talmente esagerato nel far rispettare la legge da diventare buffo».

Fabio De Luigi nei panni del maresciallo della Guardia di Finanza Simone Recchia.

Fabio De Luigi nei panni del maresciallo della Guardia di Finanza Simone Recchia.

II maresciallo della Guardia di Finanza Simone Recchia, che interpreti nel film, è goffo ma anche sexy: si parla di te come di un sex symbol in diversi tweet…
Ah, vuoi dire che ci sono delle prove? A me fa molto ridere. Di solito si nasce belli e desiderati oppure normali, come me. Io non ero né brutto né bello: i belli nascono con la consapevolezza di esserlo, io non sono cresciuto con questa idea di me e quindi non mi ci ritrovo. Dopodiché, se pensano che sia sexy, mi fa piacere, non certo schifo.

Qual è la cosa più illecita che hai fatto nella tua vita?
Ho trafugato dei compiti in classe dall’armadietto di un professore. Il giorno dopo ero preparatissimo. Il problema è che andavo talmente male in quella materia che l’insegnante mi ha detto che avevo copiato. Ero arrabbiato perché non era vero, mi sentivo vittima di un’ingiustizia ma, di fatto, ero io quello che aveva cominciato. Parliamo delle medie, se mi viene in mente qualcosa di peggio, ti richiamo.

Perché Fabio De Luigi non è diventato un campione di baseball, visto che giocavi in serie A?
Perché non ero un campione, ero un bravo giocatore. La differenza è che il campione fa la cosa giusta al momento giusto. Non ero Totti, ero più il mediano della canzone di Ligabue: facevo il mio.

Sempre a proposito del tuo passato: parlando di scout celebri, mi venite in mente tu e Renzi.
Dai, ce ne saranno anche altri… Ne conosco, ma non li nomino (ride). Diciamo di sì, abbiamo questa cosa in comune. Anche Pupi Avati era uno scout, ma guarda che, se facciamo un’indagine, ne troviamo nel mondo dello spettacolo.

Ho letto che hai dichiarato: “Fare il comico è uno dei mestieri più umilianti del mondo”.
Hai letto il grassetto, forse (ride). No, scherzo (ride ancora): il senso era che è una delle cose più belle del mondo per molti aspetti, perché la comicità è una qualità innata. È umiliante quando non fai ridere: sali sul palco e puoi fare qualunque cosa per divertire il pubblico, non ci sono regole. Se fai il cretino e fai ridere, hai fatto il tuo. Se fai il cretino e non fai ridere, sei un cretino. La differenza è sostanziale, ti senti un cretino. Scusa, parlo troppo perché sono stanco. Adesso chiacchero meno, promesso.

Qual è il più grande talento di Fabio De Luigi?
Qui puoi mettere la sviolinata in sottofondo: mi piacerebbe che i miei figli, crescendo, dicessero che sono stato un buon padre. Ecco, in quello mi sto impegnando più che a far l’attore (ride).

Pare che tu sia molto forte sui selfie.

Lo diventi sul campo. Ma più che forte, direi veloce. Quando mi chiedono una foto, a volte ho pochissimo tempo. E se le cose vanno per le lunghe, prendo in mano la situazione e agguanto il telefono. Non ho il taglio artistico, più quello fattivo (ride).

La persona che si è incavolata di più quando l’hai imitata.
Con me direttamente, nessuno. Se parliamo per interposta persona, s’è creato un po’ di panico in alcuni momenti con la Gialappa’s, quando magari andavamo a toccare qualche nome. Mi hanno detto che si era arrabbiato parecchio Miguel Bosé, però non so se sia vero. Lo prendevo un po’ in giro sul suo programma.

Il migliore film che hai fatto.

Metti la nonna in freezer, è evidente. Sul set tra l’altro si è creata una grande chimica e i registi sono due ragazzi davvero capaci.

Miriam Leone e Fabio De Luigi.

Miriam Leone e Fabio De Luigi.

Il peggiore?

Un film è figlio di tante professionalità, se dico che uno è brutto, parlo anche di altri persone e non mi piace. Se vuoi, dico quello di cui ho fatto la regia io, Tiramisù, così mi offendo da solo. Però non lo penso.

Che voto ti dai come attore, come comico, come regista?

Dei 6 politici a tutto. Fare il comico è la cosa che mi viene più naturale, quindi forse lì potrei stare anche un po’ più alto.

Il rischio più grosso che hai corso della tua carriera.

Ne ho corso qualcuno, ma non se n’è accorto nessuno: fa anche rima. Uno cerca di provare cose nuove, ma poi di fatto può succedere che ti vedano in un certo modo e ti propongano sempre parti un po’ simili. Sarei felice di interpretare ruoli diversi, se arrivassero: il problema però si pone se lavori su altro e magari al pubblico non interessa, perché vuole divertirsi. Alla fine conviene fare quello che uno vorrebbe vedere al cinema. Ad esempio, Metti la nonna in freezer io lo vorrei vedere: di solito sono esageratamente ipercritico e invece sono davvero felice di aver fatto questo film.

Che rapporto hai con la musica? Olmo a parte, naturalmente.
Olmo è uscito da chissà dove, in maniera istintiva: è un misto tra Simon Le Bon e un cantante di liscio delle balere. Con la musica ho un rapporto ottimo e abbondante, sono abbastanza onnivoro. E qui dichiaro anche la mia anzianità, perché vado a finire su gruppi tipo i Talking Heads, i Police o David Byrne anche da solista. Poi il mondo del rhythm & blues, la produzione anni ’60-70: quando ritrovo certe sonorità tra le cose contemporanee, mi ci butto. Il soul in linea di massima, ma anche il pop, pure italiano.

E di questa Inter, che ne pensi?
Inizio a sentirti veramente male, la comunicazione è disturbata…

Adesso meglio?
C’ho provato a non risponderti… è una passione, che rimarrà sempre tale. C’è anche nel nostro inno: siamo pazzi, ci prepara alle durezze della vita. Però c’è un amore profondissimo, ogni tanto vorrei che venisse ricambiato. Ecco, dico solo questo.