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Essere Frances McDormand

«Non mi considero una stella del cinema e posso facilmente convincere altre persone che non sono una stella del cinema» sostiene l’attrice due volte premio Oscar. E il suo discorso all’Academy di domenica sera è tra quelli da incorniciare.

Foto IPA

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Da grande vorrei essere come Frances McDormand. E non solo perché è un’attrice con i controcazzi che tre quarti di Hollywood se li sogna, ma perché… sono troppi i motivi, quindi andiamo con ordine.

Frances McDormand è un’attrice con i controcazzi dicevamo, che si ispira a John Wayne per interpretare il suo ultimo, meravigliosamente incazzato e dolentissimo personaggio: Mildred Hayes, la madre che, nella dark-comedy capolavoro di Martin McDonagh, decide di affiggere i Tre manifesti a Ebbing, Missouri, per accusare la polizia di non aver ancora trovato il colpevole a sette mesi dallo stupro e dall’uccisione della figlia adolescente. L’Oscar quest’anno le era praticamente dovuto.

Ma per Frances è il secondo: il primo era arrivato nel 1997 per Fargo, dove interpretava Marge Gunderson, mite ma fermissimo capo della polizia locale al settimo mese di gravidanza, alle prese con le indagini di un rapimento andato male. Il tutto Coen style, ovviamente.

«Quando morirò, sulla mia tomba ci sarà scritto ‘Qui giace Marge’ e va bene perché è un personaggio meraviglioso, ma posso dirvi che Mildred è una Marge cresciuta» aveva detto l’attrice alla Mostra di Venezia, dove Tre manifesti era stato presentato a settembre.

Poi la moglie del vice sceriffo razzista in Mississippi Burning, la madre prepotente che vieta il rock ‘n’ roll a casa nell’acclamatissimo Almost Famous di Cameron Crowe, la vecchia amica della Josey di Charlize Theron in North Country (tre ruoli, tre nomination all’Oscar), la governante sfortunata di Miss Pettygrew, dove la McDormand svela il suo lato brillante, l’interpretazione da manuale nella miniserie HBO Olive Kitteridge che le è valsa un Emmy.

La McDormand ha anche avuto una carriera in teatro per cui ha vinto un Tony Award. Sempre infondendo forza e determinazione alle vulnerabilità dei suoi bellissimi personaggi: «Il mio essere femminista influenza il mio lavoro. Interpreto donne, quindi ho l’opportunità di cambiare il modo in cui le persone ci vedono. Voglio educare le persone alla varietà di modi in cui possiamo esprimere le nostre emozioni. Che è molto più facile da fare in un ruolo importante rispetto a un ruolo di supporto per un protagonista maschile. Di solito, le donne non protagoniste piangono molto».

Frances McDormand ha fegato: trovate un’altra capace di comportarsi come ha fatto lei al suo esordio nel 1983 in Blood Simple, il debutto alla regia dei fratelli Coen. Durante l’audizione per il ruolo di Abby, la moglie di un barista che si ritrova invischiata in un complotto per omicidio, ha fatto la difficile. Quando i registi le hanno chiesto di tornare per il callback, lei ha risposto che no, non poteva perché aveva promesso di assistere al debutto del suo fidanzato in una soap opera, dove recitava un paio di battute. «Mi hai preso perché ho detto no» ha scherzato anni dopo l’attrice con Joel Coen, che nel 1984 è diventato suo marito: «Abbiamo amato la tua audacia» ha replicato lui, il fratello maggiore della coppia di fratelli cult. Che comunque è un altro motivo per cui da grande vorrei essere come Frances McDormand. Quando aveva dei dubbi sull’accettare o meno il ruolo di Mildred, è stato lui a dirle: «Smettila e fallo!». Joel e Frances hanno fatto sei film insieme e a breve arriverà anche una serie per Netflix: «Il fatto che faccia sesso con il regista potrebbe essere una delle ragioni». Da grande vorrei avere pure la sua ironia.

Frances McDormand è così sicura di se stessa e totalmente disinteressata alle chiacchiere che, quando ha sposato Joel, l’ha fatto indossando l’anello appartenuto all’ex moglie di Coen, da cui lo sceneggiatore e regista aveva divorziato alla fine degli anni ’70. Secondo il New York Times Magazine, la McDormand l’aveva semplicemente vista come una questione di praticità, dicendo che l’anello non doveva andare sprecato. Livello di coolness: infinito.

Frances McDormand è un’antidiva, allergica ai ritocchini e a tutte le menate da red carpet: «Questa è un’altra cosa fantastica dell’invecchiare. La tua vita è scritta sul tuo viso» ha detto a 60 anni, ricordando istantaneamente Anna Magnani. «Penso che i miglioramenti cosmetici nel mio lavoro siano solo un rischio professionale. Sono interessata a iniziare un dibattito sull’invecchiare con grazia e sul fatto che, invece di confrontarci su quello che è un problema culturale, lo trattiamo come se fosse un problema delle singole persone. Qualcosa è successo culturalmente: sembra che nessuno possa andare oltre i 45 anni, dal punto di vista dell’aspetto, del look, dell’attitudine» .

Frances McDormand è un’anticonformista nel grande luna park hollywoodiano: ai BAFTA di quest’anno, dove tutti erano vestiti di nero per dimostrare solidarietà alla campagna Time’s Up e al movimento Me Too, lei non ha indossato abiti black. E quando ha accettato il premio come miglior attrice ha anche spiegato il motivo: «Come si sa ho delle piccole difficoltà con il conformismo, ma appoggio in pieno le mie sorelle vestite di nero».

Agli Oscar Frances si è commossa: la prima volta vedendo il collega Sam Rockwell vincere e la seconda parlando a Joel e al figlio adottivo Pedro dal palco, dopo aver ritirato il riconoscimento. Frances è una dura ma è anche una mamma tenerissima: «Mio figlio odorava di cannella, e quel profumo mi è entrato dentro, farlo restare vivo a tutti i costi è diventata la mia missione» ha detto in passato «C’è questo mostro, questa tigre che viene fuori per proteggerli. E non si ferma nemmeno quando diventano uomini o donne».

Durante la cerimonia è arrivata la standing ovation quando l’attrice ha appoggiato la statuetta per terra e ha chiesto a tutte le donne nominate di alzarsi in piedi, a partire dalla Streep: «Dai Meryl, se lo fai tu, lo faranno anche le altre. Guardatevi intorno perché tutte abbiamo storie da raccontare e progetti che hanno bisogno di finanziamenti. Ma non cercate di parlarne con noi alle feste stasera, ma piuttosto prendete un appuntamento in ufficio tra un paio di giorni. Stasera voglio dirvi due parole: ‘inclusion rider’». Frances McDormand ha parlato, nella notte più importante per il cinema mondiale, di una clausola che gli attori possono decidere di inserire nei contratti per avere la garanzia che la crew e il cast del film rispettino un certo livello di inclusività, assicurando così la presenza di donne, di persone di colore e altre categorie spesso poco rappresentate. Un’azione che vale più di tutte le campagne del mondo messe insieme.

«Sono un’attrice caratterista, è semplice … Chi può preoccuparsi di avere una carriera? Di avere una vita, piuttosto. Le star hanno carriere – gli attori lavorano, e poi non lavorano, e poi lavorano di nuovo. Non mi considero una stella del cinema e posso facilmente convincere altre persone che non sono una stella del cinema». Sì, da grande vorrei essere come Frances McDormand.

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