“Volevo realizzare un film che rispecchiasse il Paese in cui viviamo, senza necessariamente demonizzare o esaltare nessuno. Spero che sia democratico, nel senso che dà lo stesso peso a tutti gli strumenti di questa cacofonia”, dice Ari Aster di Eddington, al cinema dal 17 ottobre (con I Wonder Pictures) dopo essere stato presentato in concorso al Festival di Cannes.
Un film contemporaneo e stratificato che sfida i confini dei generi, ambientato nel sud-ovest americano durante la tumultuosa estate del 2020. Isolata e confinata in casa a causa di una pandemia globale, una nazione sotto pressione si ritrova a vagliare la realtà attraverso la nebbia dei social media e perde la lucidità collettiva.
Eddington vede Joaquin Phoenix nei panni dello sceriffo di una piccola città, Joe Cross, che si candida a sindaco quando il progressista Ted Garcia (Pedro Pascal) tenta di modernizzare il loro polveroso villaggio cercando di portare un nuovo centro dati di intelligenza artificiale. Il quarto lungometraggio di Aster assume la forma di un classico scontro tra due forze opposte per il futuro di Eddington, nel New Mexico (2.345 abitanti), mentre complotti e situazioni di stallo sempre più intricati mettono in crisi una popolazione spinta al limite.
“Sappiamo tutti che viviamo nelle nostre camere dell’eco perché siamo intrappolati in un sistema basato sul feedback”, afferma ancora Aster. “Il problema è che le persone non si ricordano di saperlo. Eddington parla di ciò che accade quando il feedback aumenta a dismisura e le bolle entrano in collisione”.
Con un cast corale di attori che interpretano cittadini alle prese con un mondo in trasformazione, Eddington vede anche la partecipazione di Emma Stone, Austin Butler, Luke Grimes, Deirdre O’Connell, Micheal Ward, Clifton Collins Jr., William Belleau, Amélie Hoeferle, Cameron Mann e Matt Gomez Hidaka.
Ma più di ogni altra cosa, il film è guidato dall’assurdità di tutto ciò che è emerso da quell’estate e dai cinque anni che sono seguiti: “Non fraintendetemi: non penso che nulla di ciò che sta accadendo in questo momento sia divertente, ma è tutto assurdo”, dice Aster. “E la cosa insidiosa della nostra cultura è che è spaventosa, pericolosa e catastrofica, ma anche ridicola, stupida e impossibile da prendere sul serio”. E Phoenix aggiunge semplicemente che, nel bene e nel male, “spero che il pubblico riconosca il nostro mondo nel film”.
