Da Elio Germano a Neri Marcorè, gli attori italiani citano in giudizio Netflix: «Compensi irrisori» | Rolling Stone Italia
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Da Elio Germano a Neri Marcorè, gli attori italiani citano in giudizio Netflix: «Compensi irrisori»

La società cooperativa Artisti 7607, fondata più di dieci anni fa da un gruppo di interpreti celebri e che rappresenta migliaia di professionisti, sta dando da tempo battaglia alla piattaforma sui diritti residuali dello streaming. La replica di Netflix

Da Elio Germano a Neri Marcorè, gli attori italiani citano in giudizio Netflix: «Compensi irrisori»

Elio Germano nel 2014 a Venezia con la maglietta di Artisti 7607

Foto: Jacopo Raule/GC Images

Artisti 7607, che rappresenta migliaia di nomi italiani della recitazione e del doppiaggio, ha annunciato che farà causa a Netflix in un tribunale di Roma “per ottenere compensi adeguati e proporzionati dovuti per legge agli artisti”. Lo scrive Variety.

La società cooperativa, fondata più di dieci anni fa da un gruppo di attori italiani tra cui Elio Germano e Neri Marcorè e di cui fanno parte anche – ad esempio Valerio Mastandrea e Michele Riondino – sta dando da tempo battaglia a Netflix sui diritti residui.

“Dopo più di otto anni di trattative sterili per ottenere i dati necessari a determinare il compenso degli artisti nel rispetto della normativa europea e nazionale, Artisti 7607 è costretta a ricorrere al tribunale ordinario per chiedere il rispetto della legge”, scrive la società in un comunicato.

Al momento con c’è stato alcun commento da parte di Netflix in Italia.

Artisti 7607 ha citato in giudizio Netflix dopo aver intrapreso un’azione simile con l’autorità di vigilanza dei media italiana, che nel settembre 2023 ha respinto il caso della società di riscossione – pur riconoscendo che Netflix era obbligata a fornire i dati degli spettatori – e ha esortato entrambe le parti a negoziare un accordo.

“Proprio le piattaforme che trattano e sfruttano dati si rifiutano, grazie al loro strapotere economico e contrattuale, di fornirci i dati previsti dalla normativa e di corrispondere conseguentemente i compensi agli artisti. E parliamo di multinazionali i cui ricavi vengono esclusivamente dallo sfruttamento di opere audiovisive”, ha affermato Germano in un comunicato diffuso da Artisti 7607 martedì.

Neri Marcorè ha sottolineato che Artisti 7607 sta intraprendendo un’azione legale contro il colosso statunitense dello streaming per gli stessi motivi che hanno dato origine ai recenti scioperi di attori e sceneggiatori a Hollywood. “Una scelta doverosa per difendere la dignità professionale non solo dei nostri artisti ma di tutta la categoria. Non vogliamo subire atteggiamenti ostruzionistici e accettare compensi irrisori da parte delle piattaforme streaming, per le stesse ragioni che hanno motivato il recente sciopero degli attori e sceneggiatori americani. Tutti reclamiamo trasparenza dei dati di sfruttamento delle opere audiovisive e adeguatezza dei compensi”, ha dichiarato.

Il comunicato spiega inoltre che la Direttiva sul diritto d’autore dell’Unione Europea, approvata nel 2019, “ha chiarito che la remunerazione degli artisti deve essere ‘adeguata e proporzionata’ ai ricavi”. Ma la questione è ovviamente complessa e spinosa.

Ecco invece la replica del portavoce Netflix: “Il compenso degli artisti, interpreti ed esecutori è di fondamentale importanza per Netflix. Da molti anni abbiamo un accordo con Nuovo Imaie, la collecting italiana che rappresenta la maggioranza degli artisti, interpreti ed esecutori italiani. Abbiamo cercato a lungo di raggiungere un accordo con Artisti 7607 e abbiamo fornito loro tutte le informazioni previste dalla legge, come riconosciuto dall’AGCOM nella sua decisione dello scorso anno. Artisti 7607 ha ripetutamente rifiutato la nostra offerta di pagamento e, pur augurandoci che la accettino, attendiamo ora la decisione del tribunale”.