Cristina D'Avena: «Vi racconto le mie sigle più belle» | Rolling Stone Italia
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Cristina D’Avena: «Vi racconto le mie sigle più belle»

"I Puffi" ritornano al cinema e non poteva mancare lei, la regina delle sigle che hanno segnato la nostra infanzia. Noi le abbiamo chiesto di scegliere, e di raccontarci, le sue preferite

«Questa è la 11esima volta che canto I Puffi: gli ometti blu “alti su per giù due mele e poco più” sono miei amici di vecchia data». Cristina D’Avena, ovvero la regina indiscussa delle sigle dei cartoon, torna nel mondo di Puffetta & C. grazie al brano-tema del terzo lungometraggio d’animazione dedicato alle celebri creature nate dalla penna di Peyo, intitolato I Puffi: Viaggio nella foresta segreta, al cinema dal 6 aprile.

«Oggi mi sono messa il tacco perché ieri avevo le sneakers ed ero più bassa di loro» scherza mentre posa per i fotografi al fianco dei pupazzi. Il segreto del suo successo? «La semplicità» risponde lei. E l’autoironia, aggiungiamo noi.

A sorpresa l’artista bolognese presta la voce anche a un personaggio del film: quello di Mirtilla, una sorta di Grande Puffo al femminile, doppiata nella versione originale da Julia Roberts: «L’ho ascoltata e ho pensato che fosse fantastica, ma forse un po’ troppo seriosa per me. Ho cercato di metterci una verve diversa».

La nuova sigla dei Puffi richiama il “tormentone” di quella storica datata 1982, che la rese celebre e le valse il Disco d’Oro. Il brano rimase in classifica per otto settimane, vendendo 500mila copie e raggiungendo la sesta posizione. «Citiamo la canzone di 35 anni fa perché rappresenta la nostra infanzia ma le sonorità sono più anni ‘90 e moderne: un po’ techno, un po’ dance, come quelle che piacciono anche ai piccoli».

Ma Noi Puffi siam così versione remix è solo l’ultima delle oltre 750 sigle, molte delle quali diventate veri e propri cult, che Cristina D’Avena ha cantato nel corso della sua carriera. E che da qualche anno si diverte a riproporre e riarrangiare insieme ai Gem Boy con concerti sold out in tutta Italia.
Noi non abbiamo potuto fare a meno di chiederle quali fossero i suoi brani preferiti. Ecco le 10 migliori sigle di Cristina D’Avena secondo Cristina D’Avena.

Kiss me Licia
«È la prima in assoluto perché ho un legame particolare con questo personaggio dei cartoni animati, che ho interpretato in carne e ossa. E poi a Licia si sono affezionati davvero tutti».

Mila e Shiro due cuori nella pallavolo
«Ha sonorità che già allora (nel 1986, ndr) erano così avanti che quando oggi la propongo agli spettacoli con la base originale non mi sembra affatto un brano di 30 anni fa. Merito di Ninni Carucci che l’ha composta».

Occhi di gatto
«“O-o-o-occhi di gatto”» canta «non può assolutamente mancare nella lista. È scritta benissimo dal punto di vista musicale, ha un bellissimo testo. È una delle più richieste ai miei concerti e io adoro interpretarla».

Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo
«Questa invece è una sigla più di nicchia, piuttosto elaborata, anche perché ci sono i cori. Al momento della registrazione in studio tutti i musicisti commentavano: “Ma farne una più semplice, no?”. E oggi ai live mi dicono la stessa cosa: in effetti è un pezzo complesso».


Piccoli problemi di cuore

«È un brano molto interessante, melodico, che ha il suo perché: belle frasi musicali, bei passaggi, una bella strofa e un bel ritornello».

Una porta socchiusa ai confini del sole
«Anche Una porta socchiusa ai confini del sole mi è sempre piaciuta perché ha un ritornello orecchiabile, aperto e con delle sonorità attualissime».

L’incantevole Creamy
«Non può mancare nel mio repertorio. È stata scritta su musica di Giordano Bruno Martelli, quindi parliamo veramente di tanti anni fa: ha un’apertura e un’introduzione meravigliose».

È quasi magia Johnny
«Adoro quel sax: nelle mie canzoni ci sono moltissimi fiati perché a me piacciono da morire. Anche nei miei concerti, ovviamente, hanno tanto spazio».

Sailor Moon
«Le cinque sigle di Sailor Moon sono una più bella dell’altra. Tra le mie preferite c’è Sailor Moon e il mistero dei sogni, scritta da Piero Cassano».

Pollon, Pollon combinaguai
«È un altro brano di Cassano, storico ma insieme modernissimo. Durante gli spettacoli lo canto così com’é, possiamo anche non riarrangiarlo perché ha un’anima meravigliosa. Poi ovviamente nei live a volte ci giochiamo, lo facciamo anche in versione rap».

Bonus track

Jem
«Con Jem mi diverto a fare la rocker. È un altro pezzo importante per me».

Peter Pan
«Te la ricordi? “Peter Peter Pan, volando sempre arriverai”» canta «Anche questa è una sigla un pochino più di nicchia, però ogni mio brano ha sempre una sua coloritura».

Siamo fatti così
«Rocco Tanica mi ha regalato un mash up meraviglioso di Siamo fatti così (scritta da Massimiliano Pani, il figlio di Mina) e Quello che le donne non dicono di Fiorella Mannoia: quando lo interpreto ai concerti il pubblico impazzisce perché sembra la stessa canzone, è incredibile».