Bryan Cranston si ritira dagli autografi, ma non è il solo | Rolling Stone Italia
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Bryan Cranston si ritira dagli autografi, ma non è il solo

La star di ‘Breaking Bad’ è solo l'ultima delle celebrità a dichiarare di voler prendere le distanze dai fan, ormai disposti a tutto pur di aver una foto con i loro beniamini, spesso trattati come fenomeni da baraccone.

Bryan Cranston si ritira dagli autografi, ma non è il solo

Bryan Cranston nei panni dell'iconico Walter White

Bryan Cranston, il nome fittizio con cui sua maestà Walter White vive tra noi comuni mortali, è riuscito a sopportare quella strega di sua moglie per quasi tutta la durata di Breaking Bad ma, stando alle sue ultime dichiarazioni, non sembra più disposto a tollerare l’insostenibile onere di firmare autografi ai propri ammiratori.

È stato tramite la propria pagina Facebook che l’attore ha deciso di comunicare la sofferta decisione, condividendo una foto in cui, sommerso da una montagna di lettere da fare invidia al vecchio del Polo Nord, si dichiara dispiaciuto di non essere più in grado di sostenere questo tipo di affetto: «Non posso farlo più, è semplicemente troppo. Dopo 18 anni passati a firmare qualsiasi cosa per i fan sono costretto a ritirarmi. Spero possiate capire e rispettare la mia decisione. Ci vedremo per strada e faremo un selfie».

Dear friends,
This is the third double-stack of fan requests that are pouring into the office here in London. (This is a…

Pubblicato da Bryan Cranston su giovedì 1 febbraio 2018

Ed è qui che il signor Cranston si differenzia dalla stragrande maggioranza delle star che hanno deciso di dichiarare guerra all’invadenza dei fan. Innanzitutto, in che secolo vivono quelli che ancora oggi spediscono lettere e memorabilia da firmare ai propri beniamini? Mi ricordo ancora quando mia sorella, più grande di me di nove anni, si fece spedire una cartolina autografata da Beppe Signori, (oggi siamo noi a spedire a lui le arance), bei momenti. Correva l’anno 1995, oggi le chiamerei la neuro. Operazione nostalgia a parte però, si sa benissimo come gli autografi non siano da tempo il nemico numero uno delle celebrità di questo mondo. Tale ingombrante ruolo è ricoperto da quello che Antonio Banderas, in collegamento dal suo mulino a vento, definì come “una triste invenzione in grado di falsare il rapporto con la realtà”. Stiamo ovviamente parlando dei Selfie.

La lista delle star che hanno deciso di dire basta all’autoscatto è in costante aggiornamento e vanta adesioni illustrissime. Dal premio Oscar Jennifer Lawrence, passando per Justin Bieber, a Miley Cyrus, Jennifer Aniston e molti altri.

Emma Watson, star di Harry Potter, è stata in grado di convivere serenamente con i maldestri approcci di Ron Weasley per tutti i 7 film della saga, ma non sembra apprezzare come, tramite un selfie, “chiunque in rete possa sapere dove mi trovo o cosa io stia facendo”. Addirittura i selfie diventarono un problema “reale” nel 2015 quando il principe Harry catechizzò un giovane fan dicendo: “Seriamente ascoltami, lo so che sei giovane ma devi capire che i selfie sono qualcosa di stupido”. E se a dirlo è uno che pensava che vestirsi da nazista ad una festa fosse una bella idea, dobbiamo fidarci.

Il dubbio amletico che accompagna queste uscite è sempre lo stesso: sono le celebrità di questo mondo un manipolo di stronzi presuntuosi o siamo noi ad aver perso completamente il senso della ragione? Difficile a dirsi.

L’uomo della strada che vive in me è da sempre convinto che la fama porti con sé talmente tanti lussi che sopportare selfie e autografi, per quanto fastidiosi e richiesti in momenti inopportuni, sia un inevitabile effetto collaterale a cui prestarsi senza tante manfrine su quanto sia difficile la vita da superstar Hollywoodiana. Abbracciare qualche fan sudato non è questo dramma se poi ti invitano alla notte degli Oscar, dove io, pur di partecipare, sarei disposto anche a limonarmi Adinolfi. Anche perché diciamocela tutta, un conto è Bryan Cranston che da 18 anni firma e personalmente recapita all’ufficio postale migliaia di lettere, un altro è Miley Cyrus che dopo aver leccato tutto il kit degli attrezzi e aver twerkato in mondovisione, si sente “in imbarazzo davanti agli smartphone dei miei ammiratori”. Perplessità e sbigottimento. Come sempre è la credibilità di chi parla il metro di valutazione più efficace per ogni tipo di iniziativa.

Poi però l’uomo della strada si assenta per vedere il Festival di Sanremo ed è talmente concentrato nel cercare di capire chi o cosa si nasconda sotto quella maschera da Claudio Baglioni, dal lasciarmi il tempo di analizzare il problema dall’altro lato del fiume. Avete mai provato a guardare i fan quando chiedono i selfie alle celebrità? È uno spettacolo raccapricciante ed il vero problema non è la foto in sé, ma il fatto che la foto non è più una scusa per un breve scambio di battute con un personaggio che ammiri ma, bensì, un’operazione asettica in cui la celebrità in questione ha la stessa funzione di Prezzemolo a Gardaland. Chiedono la foto, la scattano e se ne vanno come se avessero prelevato una coca cola dalle macchinette.

Tempo fa, ad esempio, ho partecipato ad un concorso per incontrare Liam Gallagher, non ho vinto ma il suo incontro con i fan era in diretta streaming su Instagram. Ero distrutto dalla malinconia nel vedere che i cento e più fan che avevano l’occasione di parlare con un sorprendentemente socievole Liam non stavano approfittando di quell’occasione, mentre io ero a casa che mangiavo cookie e bevevo birra scadente.

Arrivavano, una foto e tanti saluti, lasciando il povero Liam appeso lì ad aspettare che qualcuno si accorgesse di avere davanti un essere umano in grado di interagire con il prossimo. È solo un esempio ma rende l’idea.

Durante la sua intervista da Cattelan, Ghali ha raccontato come dopo aver scritto il verso “Non sai come ci rimango quando mi chiedi la foto e non saluti manco”(la canzone è Ninna Nanna), l’approccio dei suoi fan sia piacevolmente cambiato e che ora sembra quasi che si sentano in dovere di chiedere come vanno le cose a casa. Mi piace allora pensare che per il genere umano ci sia ancora speranza e che forse, seguendo l’esempio di qualche celebrità non disposta ad assecondare questa folle rincorsa al selfie, ci potremo risvegliare da questo rincoglionimento globale e tornare a comportarci in un modo più vicino al mondo degli esseri umani. Un mondo in cui le star firmano autografi e concedono foto a persone in grado di chiederle con educazione. Non lo fanno? Allora potremo serenamente dargli degli stronzi.

C’è una canzone alla tv, alzo la testa: ci sono i Pooh a Sanremo. Ritiro tutto, non ci sono speranze.

Ps: Grazie alla rete scopro che una delle acerrime nemiche delle foto con i fan è Emma Thompson. Dovete sapere che Emma Thompson vive a 100 metri da casa mia e una volta ho avuto modo di incontrarla al parco. Io, che ignoravo la sua opinione sull’argomento, potevo non fermarla per una foto? Volete sapere come è andata? Benissimo. Era palese mi vergognassi come un ladro e che fossi sinceramente fan dei suoi film. Ho usato un numero di “sorry” non quantificabile senza una laurea in matematica e ho portato a casa una foto con una sorridente Emma Thompson. Voi provateci a essere gentili, che non si sa mai.

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