Billy Porter costretto a vendere casa a causa degli scioperi | Rolling Stone Italia
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Billy Porter costretto a vendere casa a causa degli scioperi

La star di 'Pose' ha criticato le parole del CEO di Disney: «Sentire Bob Iger dire che le nostre richieste di un salario minimo non sono realistiche mentre guadagna 78mila dollari al giorno?». Ieri Iger stesso ha detto che si impegnerà personalmente per trovare un accordo con sceneggiatori e attori

Billy Porter ai Golden Globe 2023

Billy Porter ai Golden Globe 2023

Foto: Matt Winkelmeyer/FilmMagic/Getty Images

Billy Porter ha rivelato in una recente intervista all’Evening Standard che deve vendere casa a causa degli scioperi in corso a Hollywood. Porter, che ha vinto un Emmy per il suo ruolo in Pose, stava promuovendo la sua carriera musicale e ha evitato di discutere del suo lavoro cinematografico e televisivo.

Ma, quando è stato sollevato l’argomento degli scioperi, Porter ha spiegato che deve tagliare i costi poiché sono stati bloccati vari progetti su cui avrebbe dovuto lavorare a settembre.

«Devo vendere casa», ha affermato Porter. «Sì, perché siamo in sciopero. E non so quando torneremo a lavorare. La vita di un artista, fino a quando non fai i fottuti soldi – che io non ho ancora fatto – funziona assegno per assegno. Avrei dovuto recitare in un nuovo film e partecipare a un nuovo programma televisivo a partire da settembre. Ma non sta andando avanti nulla. Quindi alla persona che ha detto: “Li faremo morire di fame fino a quando non dovranno vendere i loro appartamenti”, be’, mi stai già facendo morire di fame».

Porter si riferiva a un articolo pubblicato a luglio da Deadline, che citava un anonimo dirigente di Hollywood. Questi affermava che gli studios avrebbero usato di nuovo il pugno di ferro all’incontro con la Writers Guild of America West, fino a quando i suoi membri non fossero finiti sul lastrico. L’attore ha anche criticato il CEO della Disney Bob Iger per un’intervista del 13 luglio rilasciata alla Sun Valley Conference in cui ha dichiarato che le richieste degli scioperanti WGA e SAG-AFTRA non erano “realistiche”.

«Alla fine degli anni ’50 inizio anni ’60, quando hanno strutturato un modo per compensare adeguatamente gli artisti attraverso i pagamenti residui, questo consentiva al due percento degli attori (ce ne sono 150 mila nel nostro sindacato) di vivere dignitosamente grazie al lavoro costante. Poi è arrivato lo streaming», ha detto Porter. «Non c’è un contratto che lo regola e gli studios non sono costretti a essere trasparenti sui numeri… Non ci sono più gli ascolti di Nielsen, per dire. Le società di streaming tengono segreti i dati di ascolto. Ma ll business si è evoluto anche i nostri contratti devo evolversi e cambiare, punto. Sentire Bob Iger dire che le nostre richieste di un salario minimo non sono realistiche? Mentre guadagna 78mila dollari al giorno?».

«Non ho parole , se non fanc**o», ha aggiunto Porter a proposito di Iger. «Ma non è utile, quindi meglio se sto zitto. Non mi sono ancora messo in mezzo perché sono furioso. Per fortuna sono qui [nel Regno Unito]. Ma quando tornerò, mi unirò ai picchetti».

In un’intervista del 13 luglio (gli attori si sono ufficialmente uniti ai picchetti il ​​14) con la CNBC mentre partecipava alla Sun Valley Conference in Idaho, alla domanda sugli Iger aveva risposto: «È molto preoccupante per me. Abbiamo parlato di forze dirompenti in questo business e di tutte le sfide che stiamo affrontando, la ripresa dal Covid che è ancora in corso e non è certo finita. Questo è il momento peggiore al mondo per aggiungere altra carne al fuoco… Comprendo il desiderio di un’organizzazione sindacale di lavorare per conto dei suoi membri per ottenere il massimo compenso ed essere ricompensato equamente in base al loro valore. Siamo riusciti, come industria, a negoziare un ottimo accordo con la corporazione dei registi che riflette il valore con cui contribuiscono al business. Volevamo fare la stessa cosa con gli sceneggiatori e vorremmo fare la stessa cosa con gli attori. C’è un livello di aspettativa degli scioperanti che non è realistico. E si aggiungono all’insieme delle sfide che questa azienda sta già affrontando che è, francamente, molto destabilizzante».

Mercoledì, nel rapporto trimestrale sugli utili di Disney (proprio mentre lo sciopero della WGA ha raggiungeva 1 100 giorni), Iger ha affermato che si impegnerà personalmente per trovare un accordo: «Niente è più importante per questa azienda delle sue relazioni con la comunità creativa: attori, scrittori, animatori, registi e produttori. Ho grande rispetto e apprezzo profondamente quanto siano vitali per la straordinaria ingegneria creativa che guida questa società e il nostro settore. Spero davvero che riusciremo a trovare rapidamente soluzioni ai problemi che ci hanno tenuti separati in questi ultimi mesi. E mi impegno personalmente a lavorare per questo risultato».

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