Baby Driver, sparatorie a ritmo rock & roll | Rolling Stone Italia
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Baby Driver, sparatorie a ritmo rock & roll

Il regista Edgar Wright e il cast ci hanno raccontato come è nato il film d'azione dell'anno, tra rapine, inseguimenti e una colonna sonora da capogiro

Edgar Howard Wright, a livello di critica e storia cinematografica, è considerato ribelle, anti-convenzionale, rivoluzionario, completamente contrario a tradizioni narrative e a qualsiasi forma di convenzionalismo.
Tolte queste belle parole, che sanno tanto di critica cinematografica à la 5001 Nights at the Movies di Pauline Kael (una Bibbia del cinema), adoro i film di Wright perché riescono a sorprendermi, sempre. Con L’alba dei morti dementi (2004) ha saputo trasformare un film sugli zombie in una bellissima storia d’amore. In Hot Fuzz (2007), quando tutti si aspettavano un action movie, è riuscito a creare una parodia satirica e fantastica, tra la commedia britannica e il tamarro-kitsch del miglior-peggior Rambo-Tarantino (è uno dei miei film preferiti, anche da sobrio, specialmente per i riferimenti cinematografici e musicali).

Idem per La fine del mondo (2013): partito come film cartina al tornasole per losers nei confronti dei canoni della societa, è diventato una storia piena di umanità all’incrocio tra Monty Python e Bar Sport di fucking Stefano Benni (per quelli della mia generazione). Importante anche notare che è Wright che ha contribuito a farci conoscere la comicità di Simon Pegg e Nick Frost (e per chi non sa chi siano, pleeease, andare a guardare i film sopraccitati: vi divertirete).

Wright, che incontro in una sala del Four Seasons a Beverly Hills, ora fa la stessa cosa anche con Baby Driver, uno dei film più adrenalinici che vedrete quest’anno. Ci aspettiamo un film poliziotti-e-rapinatori, e invece ci troviamo di fronte a un… musical. Not bad, come anti-convenzionale. Un musical paradossale, assurdo, unico nel suo genere. Un musical ben diverso da La La Land, ma pur sempre un film dove la musica (con una playlist di ben 30 canzoni), e soprattutto il ritmo fra azioni e reazioni dei protagonisti, la fanno da padroni. Un musical, certo, perchè in Baby Driver non c’è una singola scena dove non ci sia musica. Rapine, sparatorie e persino dialoghi vengono accelerati di proposito, tutti a ritmo di musica: non dimenticate che Edgar Wright è un genio nella scelta dei brani musicali.

Le note ci arrivano filtrate dalle cuffie del protagonista Ansel Elgort, affetto da una forma di semi-sordità. Il ragazzo si ritrova a mentire alla propria fidanzata Lily James (Downton Abbey, Cenerentola), mentre è costretto da Kevin Spacey a guidare i rapinatori dal grilletto facile Jamie Foxx, Flea dei Red Hot Chili Peppers, Jon Hamm e la bella Eiza González (questi ultimi formano una perfetta coppia criminale). Basta, non posso dirvi di più, non voglio dirvi di più, andate a vederlo. È una figata. E quando entrate al cinema: ladies & gentlemen, start your engines. Oltre a Edgar abbiamo incontrato anche Jon Hamm (di cara memoria Mad Men) e il protagonista Ansel Elgort.

Com’è nata l’idea per Baby Driver?
Wright: Quando avevo vent’anni ascoltavo parecchia musica. C’era una canzone, in particolare, che sentivo spesso di notte, Bellbottoms dei Jon Spencer Blues Explosion, che poi ho scelto come primo brano del film. Per me era la canzone perfetta da associare a una corsa di automobili: grazie a quel brano è nato questo film. Molte scene sono state create sulla base del ritmo musicale. Bellbottoms è un esempio perfetto, perché ha circa due minuti e mezzo di crescendo, prima che incalzi il ritmo rock, e quindi mi dava abbastanza tempo per costruire il climax della scena iniziale. Quando ho ascoltato quella traccia, 22 anni fa, ho avuto un flash, e mi sono immaginato una delle scene che avrei ricreato nel film. Ho visto un ragazzo seduto in macchina, che aspetta gli altri, che sono entrati in banca. In questo piccolo lasso di tempo ascolta musica e, quando gli altri escono, scappa, inseguito dalla polizia. Bellbottoms è la canzone perfetta per creare l’atmosfera di ciò che succederà.

Quando hai iniziato a scrivere la sceneggiatura?
Wright: Nel 2010, anche se l’idea concreta è nata nel 2002, mentre stavo girando Blue Song per la band elettronica Mint Royale, la storia di un gruppo di ladri che rapina una banca. In quel video il tipo che sta al volante, mentre aspetta di scappare, ascolta musica. Era molto divertente, perché il suo amore per la musica lo porta a fare casino, a farsi notare da tutti, anche dagli agenti di polizia. Nel corso degli anni mi è sempre rimasto in testa di combinare quella storia con il pezzo dei Jon Spencer Blues Explosion. Baby è nato così: guida e ascolta musica per dimenticarsi del dolore. Soffre di acufene, fischi e ronzii nelle orecchie molto fastidiosi, che scompaiono ascoltando musica. Tutti i miei registi preferiti amano la musica almeno quanto me, tipo Martin Scorsese e Quentin Tarantino.

Jon, quando hai iniziato a interessarti a questo progetto?
Hamm: Sono amico di Edgar da una vita, e sette anni fa mi invitò a una lettura della sceneggiatura, i classici table-read che si fanno con un gruppo di attori, dove ognuno legge le proprie battute ad alta voce e si cerca di capire se il film funziona o no. La sceneggiatura era ancora in progress, quindi mi chiese di non essere troppo critico.

Quando hai riletto la sceneggiatura era cambiata di molto?
Hamm: No, non proprio. C’erano miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda i personaggi femminili. Ma la base era la stessa. Edgar mi chiese di leggerla ora ascoltando la colonna sonora, che ho trovato un’idea nuova, molto cool. Quando ci siamo ritrovati sul set di Atlanta, mi fece vedere come aveva organizzato tutto il lavoro su un enorme storyboard. Erano catalogati tutti quanti gli shot, con le canzoni abbinate, e appena Edgar finiva di girare ci metteva sopra una X con un pennarello rosso. Alla fine, quando il muro era coperto di X rosse, ce ne siamo andati a casa.

Ansel, oltre che attore, sei musicista, dj e ballerino. Com’è stato lavorare su questo film?
Elgort: La combinazione perfetta. Mi hanno assegnato questo ruolo anche grazie al mio background di danzatore. Mio padre ha fotografato molte ballerine, mia madre ballava, la mia ragazza perfetta è sempre stata quella che non può uscire con me perché ha le prove di ballo. Sono piaciuto a Edgar Wright sin dall’inizio, anche se la bilancia ha iniziato a pesare in mio favore quando ha scoperto che sapevo ballare, e amavo farlo: questo è un film molto incentrato sulla coreografia dei movimenti.

Quanto ti sei preparato per questo ruolo?
Elgort Ho lavorato parecchio. Ho imparato la lingua dei segni americana, perché il papà adottivo del mio personaggio è sordo: nel film è interpretato dal bravissimo CJ Jones, che è realmente sordo. Ho imparato molti trucchi dietro il volante, scalate, derapate, acrobazie. E poi abbiamo avuto sul set il coreografo Ryan Heffington, che ha girato un sacco di video con Sia, Arcade Fire, FKA twigs e Lykke Li.

Quanto è stato difficile creare le sequenze dell’inseguimento delle macchine?
Wright: È stato un processo complicato, perché ho scritto ogni sequenza immaginandola a tempo di musica. Era tutto nella mia testa, non è stato facile scegliere la canzone giusta da associare al ritmo. Ho disegnato gli storyboard, che poi sono diventati animatics, dove associ le immagini con musica e suoni. Poi è arrivata la parte più complicata, dove gli stunt devono ricreare quello che ti sei immaginato nel cervello, con l’aggiunta dell’incognita di una nuova location. Nella mia mente è sempre stato un film di azione-thriller controllato dalla musica. Grazie a Darrin Prescott, coordinatore degli stunt, sono riuscito a combinare tutte le sequenze. Anche il coreografo Ryan Heffington è stato vitale per riuscire a coordinare le sequenze, e trasportarle su pellicola.

Sei un appassionato di macchine?
Wright: Non particolarmente. Ma quando guido sono ossessionato dalla musica che ascolto. Ho attraversato gli Stati Uniti varie volte, e ho sempre associato gli infiniti panorami americani con le canzoni. Questa è da sempre la mia idea della vacanza perfetta: io al volante, e in sottofondo la mia playlist. La macchina che viene usata per il trasporto non è importante. Anzi, chiunque faccia una rapina sa che è meglio utilizzare vetture che possono passare inosservate, per la maggior parte di marca giapponese, ed ecco perché sono quelle che si rubano di più. Per capire meglio come funziona questo lato della storia abbiamo parlato con vari ladri di macchine, oltre che con gente che ha fatto colpi in banca, per capire se c’era qualche elemento che non era accurato.

Servono le palle per rapinare una banca, non è da tutti. È il crimine più sexy, anche se poi vai in galera come tutti gli altri

Avete incontrato qualche pilota che avesse mai partecipato a una rapina?
Elgort: No, non ho incontrato nessun pilota, ma ho avuto l’opportunità di parlare con diversi rapinatori di banche (ride, nda). Non voglio glorificare nessuna azione criminale, ma devo dire che servono le palle per rapinare una banca, non è da tutti. È il crimine più sexy, anche se poi vai in galera come tutti gli altri.

Hai avuto la possibilità di fare qualche stunt come pilota?
Elgort: Tutti quelli che mi hanno permesso. Ho imparato molto da Darrin Prescott. Tutto quello che mi ha spiegato l’ho mostrato agli amici, la prima volta che ho avuto l’opportunità di andare a casa. In un parcheggio deserto, ho mostrato loro come si fanno le sgommate. Fantastico. Ho fatto molto parkour: sono bravo a saltare reti, recinzioni e macchine, o a scivolare nelle trombe degli ascensori.

(l to r) Baby (ANSEL ELGORT), Bats (JAMIE FOXX), Darling (EIZA GONZALEZ) and Buddy (JON HAMM) in BABY DRIVER.

Perché il nome Baby Driver, cosa significa?
Elgort: È un soprannome, come quelli che usavano i vecchi gangster: Baby Face Nelson o Pretty Boy Floyd. È giovane: si deve costruire una reputazione. He is cool.

Il nome ha qualche riferimento alla canzone di Simon & Garfunkel?
Elgort: Sì, anche perché la canzone è nella colonna sonora del film.

Hamm: La musica è importante, ma non è un musical. Non nel senso tradizionale del termine: niente a che vedere con Cantando sotto la pioggia. Baby Driver non esisterebbe senza le canzoni, la coreografia e le automobili. Tutto questo è importante non solo per la storia, ma anche per spiegare il background dei personaggi. La colonna sonora è davvero super cool, degna di un genio come Quentin Tarantino.

Edgar, a parte l’inevitabile tensione che si vive sul set, che cosa non ti hanno fatto dormire la notte durante le riprese?
Wright: Ero preoccupato che qualcuno potesse usare le mie canzoni in un film prima di me. La musica era così specifica che avevo paura a farla ascoltare a chiunque, anche a chi lavorava al progetto. Avevo paura che James Gunn potesse usare alcune delle mie canzoni per Guardiani della galassia Vol. 2, e rovinarmi così la sorpresa. Fortunatamente è mio amico, e gli ho mandato un messaggio. Lo scambio recitava così:
Io: Hey man. Sono in panico per la colonna sonora di Baby Driver. Volevo sapere se usi qualcuna delle mie canzoni nel tuo film.
Lui: Non so, usi ELO?
Io: No. Hai qualche pezzo dei Queen?
Lui: No. Tu hai qualche Sweet?
Io: No. Barry White?
Qui il casino. Entrambi amiamo Barry White, abbiamo sperato non fosse la stessa canzone. Fortunatamente abbiamo gusti diversi.

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