Alessandro Borghi: «Se hanno chiuso le sale un motivo ci sarà, ma i numeri dicono altro» | Rolling Stone Italia
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Alessandro Borghi: «Se hanno chiuso le sale un motivo ci sarà, ma i numeri dicono altro»

Durante la conferenza stampa della terza stagione di ‘Suburra – La serie’, da venerdì su Netflix, l’attore commenta l’ultimo Dpcm del governo Conte: «Non dobbiamo lottare solo per noi, ma per tutti»

Alessandro Borghi: «Se hanno chiuso le sale un motivo ci sarà, ma i numeri dicono altro»

Foto: Emanuela Scarpa/Netflix

«Ho preso la chiusura come uno che non ha gli strumenti per proporre altre cose: so che io i cinema li voglio aperti, ma mi rendo che c’è una situazione d’emergenza». Alessandro Borghi ha risposto così a una domanda sullo stop a cinema e teatri contenuto nel nuovo Dpcm durante la conferenza stampa virtuale per la terza e ultima stagione di Suburra – La serie (su Netflix da venerdì 30 ottobre), in cui interpreta il boss di Ostia Aureliano Adami.

«Da una parte mi piace pensare che, se qualcuno lo ha deciso, un motivo ci sarà», ha continuato l’attore, sottolineando però anche che «i numeri non dicono questo su cinema, teatri e tante altre cose… Sì, io faccio l’attore, vorrei i cinema e i teatri aperti, ma in questo momento ci sono molte altre persone che hanno bisogno di attenzioni da parte del governo, forse è il momento che qualcuno si metta la mani in tasca e cominci a provvedere ai bisogni che ci sono. Perché è vero che c’è una pandemia, ma è vero pure che c’è tanta gente che ha bisogno di essere sostenuta, anche tutta la cultura e lo spettacolo sicuramente. Noi siamo attori e parliamo dei cinema, ma non può essere sempre e soltanto così. Non dobbiamo lottare solo per noi, ma per tutti», ha spiegato Borghi.

«Spero che riaprano il prima possibile e che il prima possibile si esca tutti insieme da questa situazione, perché se dobbiamo avere i cinema aperti ma stare ancora in mezzo a una pandemia con la gente che muore di fame, comunque nessuno sarà mai contento». E ha aggiunto: «Ovviamente adesso ho delle cose in programma, set su cui dovrei andare a lavorare. Ed è bruttissima la sensazione di trovarsi nella condizione di dover fare qualcosa e non sapere per chi la stai facendo: è come costruire un castello di sabbia sapendo che arriverà l’alta marea».

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