‘Agente Speciale 117 – Missione Rio’, uno sguardo al secondo capitolo della spy saga francese by Hazanavicius | Rolling Stone Italia
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‘Agente Speciale 117 – Missione Rio’, uno sguardo al secondo capitolo della spy saga francese by Hazanavicius

Il regista premio Oscar di 'The Artist' torna insieme al suo attore-feticcio, Jean Dujardin, per una nuova avventura tra le spiagge di Rio de Janeiro e la foresta amazzonica. La clip in anteprima

I premi Oscar (per The Artist) Michel Hazanavicius e Jean Dujardin tornano con il secondo capitolo della saga francese divenuta ormai un cult, Agente Speciale 117, creata da Jean Bruce e precedente i noti romanzi di Ian Fleming sull’agente 007.

Non c’è riposo per la (peggior) miglior spia dei servizi segreti francesi. Dopo avere risolto una difficile situazione all’ombra delle piramidi, Hubert Bonisseur de la Bath, nome in codice Agente Speciale 117 (Dujardin), ha una nuova missione. Destinazione: Brasile. Obiettivo: trovare un ex ufficiale nazista fuggito dopo la Seconda guerra mondiale. Al suo fianco, in un’avventura che lo vedrà girare tutto il Paese, dalle spiagge di Rio de Janeiro alla foresta amazzonica, un’agente del Mossad tanto bella quanto letale, anche lei sulle tracce del criminale di guerra. Riusciranno a portare a termine la missione?

«Innanzitutto non è un numero 2, ce n’erano già 8 negli anni ’60, e un centinaio di libri», spiega Hazanavicius. «Con questo intendo dire che Agente Speciale 117 è chiaramente un personaggio adatto per lo spettacolo. È una spia, e quindi ogni missione rappresenta una nuova avventura. Ecco perché non possiamo davvero parlare di un sequel, ma piuttosto di una nuova avventura. Detto questo, semplicemente c’è stato il desiderio comune di continuare a scavare in questo personaggio, sia da parte dei produttori Gaumont e Mandarin Cinéma, sia da parte dello sceneggiatore Jean François Halin, oltre che da Jean Dujardin e da me».

«Questa volta volevamo esplorare ulteriormente, modificare un po’ di più il personaggio, rivelare i suoi conflitti interiori», racconta Dujardin. «Le cose sono molto più comiche e il discorso altrettanto – se non di più – politicamente scorretto. Questo processo di cambiamento dei riferimenti era richiesto a tutti. Che si tratti dei grandi scatti con lo zoom di Michel o della luce pop di Guillaume Schiffman, il tempo è passato tra le epoche dei due film. Da parte mia, ho dovuto dimenticare il Sean Connery degli anni Cinquanta e più e passare al Paul Newman degli anni Sessanta. Il personaggio è quindi molto più rilassato, giacca aperta e mani sui fianchi, gomma da masticare: atteggiamento cool! Tuttavia, conserva un lato della Francia antica un po’ caratteristico. Il personaggio ha perso il suo splendore, è passato dalla bella camicia alla maglia a maniche corte, alle righe…»

Agente Speciale 117 – Al servizio della Repubblica: Missione Rio è al cinema dal 29 luglio.