5 motivi per cui Daniel Day-Lewis non può smettere di recitare | Rolling Stone Italia
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5 motivi per cui Daniel Day-Lewis non può smettere di recitare

Da quando l’attore ha annunciato il ritiro dalle scene siamo tristissimi

daniel day lewis

Per fortuna potremo rivederlo ancora una volta nelle sale in Phantom Thread di Paul Thomas Anderson, ma pare proprio che questa volta Daniel Day-Lewis abbia deciso di dire basta alla recitazione. Ma noi non ci arrendiamo e proviamo a elencare i motivi per cui no, quello che probabilmente è il miglior attore della sua generazione non può ritirarsi dalla scene. Pensaci, Daniel.

È l’unico – unico – attore ad aver vinto tre premi Oscar come miglior protagonista
La prima statuetta arriva nel 1990 per Il mio piede sinistro di Jim Sheridan, dove interpreta lo scrittore e pittore irlandese Christy Brown, nato con un handicap fisico quasi totale che però non gli impedisce di scrivere e dipingere. Un ruolo che l’ha definitivamente lanciato e forse una delle performance più intense mai viste nella storia del cinema.

Il secondo Oscar è del 2008 per Il Petroliere di Paul Thomas Anderson: Day-Lewis è Daniel Plainview, ex minatore texano che diventa un potente petroliere nella California dei primi del Novecento, con un crescendo di brutalità impressionante: “Una notte verrò da voi nella vostra casa o dovunque voi stiate dormendo e vi taglierò la gola”. Se siete dei cinefili e non l’avete ancora visto, recuperatelo.

Last but not least nel 2013 Day-Lewis vince l’Academy per la sua interpretazione in Lincoln di Steven Spielberg, dove si cala nei panni del presidente degli Stati Uniti durante gli anni della guerra civile. Un gigante.

Pochi ruoli ma buoni, molto buoni
È estremamente selettivo nella scelta dei ruoli e non sbaglia un colpo: in 35 anni di carriera cinematografica ha recitato in una ventina di film soltanto, cinque dal 2000 in poi. In realtà la sua prima parte sul grande schermo è del 1971, un piccolo ruolo in Domenica, maledetta domenica. Per tutti gli anni ’70 poi si dedica al teatro e torna al cinema con la sua prima interpretazione rilevante nel 1982: Gandhi di Richard Attenborough.

Full immersion
Daniel Day-Lewis “diventa” i suoi personaggi: è un attore di metodo, noto per la sua totale devozione al ruolo. Si immerge nella parte per mesi, anche se questo ha effetti negativi sulla sua salute. Per rendere meglio l’idea: mentre girava Il mio piede sinistro ha utilizzato una sedia a rotelle per tutta la durata delle riprese, tanto che si è danneggiato due costole. Per The Boxer invece si è allenato diverse settimane con Barry McGuigan: il campione del mondo affermò che Day-Lewis era così bravo da poter diventare un professionista. E nel frattempo l’attore si è rotto il naso e incrinato una vertebra.

Nel periodo de L’età dell’innocenza invece passeggiava per New York con gli abiti di scena di fine Ottocento e sul set di Lincoln ha chiesto alla troupe di chiamarlo “Mr. President“. «La gente parla di questa preparazione come di una tortura» ha detto «ma non capisce, perché per me è puro piacere».

Aveva già provato una volta a smettere di recitare ma non c’era riuscito (e speriamo che non ci riesca nemmeno questa volta)
Nel 1997, dopo il ruolo in The Boxer, Daniel Day-Lewis decide di ritirarsi dalle scene e si trasferisce in Italia, precisamente a Firenze in piazza Santo Spirito dove lavora come apprendista nella bottega di un calzolaio. Ma non ha fatto i conti con Martin Scorsese che lo vuole a tutti i costi per Gangs of New York. L’interpretazione di Bill il Macellaio vale all’attore un’altra candidatura all’Oscar (ma questa volta ha la meglio Adrien Brody con Il Pianista).

È il solo attore che può dire di essere stato interpretato da Obama (più o meno)
Questo è puro cazzeggio ma ci piaceva molto: Obama che, complice Steven Spielberg, per la cena dei corrispondenti alla Casa Bianca del 2013 riprende il ritratto di Abraham Lincoln fatto da Daniel Day-Lewis e gioca e interpretare Day-Lewis che interpreta Obama.

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