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5 Cose che abbiamo imparato dal finale della settima stagione di The Walking Dead

Come continuerà lo show dopo l'ultima puntata andata in onda? Ecco le nostre valutazioni

Vi ricordate l’inizio della settima stagione di The Walking Dead? Lo scorso Ottobre uno dei personaggi principali dello show, Glenn, è passato sotto i terribili colpi della mazza da baseball chiodata di Negan – una delle morti più devastanti e polarizzanti di tutta la storia della serie. In un certo senso abbiamo chiuso il cerchio: il finale andato in onda l’altra sera si è concluso con un monologo di Maggie, la moglie dello scomparso: un discorso che ha incorniciato l’omicidio del marito come la perdita di un uomo gentile per mano di un uomo crudele. Nei sei mesi trascorsi tra questi due momenti la serie ci ha portato in location incredibili e presentato personaggi insoliti; nel corso degli episodi, inoltre, gli showrunner Scott M. Gimple e Robert Kirkman hanno provato a entrare più in profondità in questo mondo senza morale. Questa serie non parla più di vivi e non-morti da parecchio tempo. Adesso è uno show di eroi e villains – e soprattutto su quanto sia difficile distinguere uno dall’altro mentre si puntano le pistole addosso.

Questo è stato un anno difficile per The Walking Dead. Dopo la morte di Glenn gli ascolti sono crollati e, nonostante questa sia una delle serie più viste della storia della tv, lo show ha perso molta della sua centralità. La qualità degli episodi ha oscillato pericolosamente settimana dopo settimana: alcuni lenti, tristi e noiosi, altri bombe adrenaliniche action-horror. Mentre il cast e la troupe si preparano per il loro ottavo anno insieme, le fondamenta costruite in questa settima stagione sono molte. Il ritmo serrato degli ultimi episodi è stato rinfrescante, così come il tono più leggero portato dai nuovi personaggi – soprattutto Jesus e Re Ezekiel (e la sua tigre-mangia-zombie) – che hanno dimostrato come questa serie non abbia davvero bisogno di essere sempre un racconto arrabbiato e impietoso di persone che si distruggono a vicenda.

Ecco il nostro addio ai walkers e ai sopravvissuti, ai guerrieri e ai traditori, ai monarchi con i dreadlock e ai cattivi con la mazza da baseball. Ecco cosa abbiamo capito in questi 16 episodi e cosa pensiamo possano significare per il futuro dello show.

1. La guerra non è facile
Tolti i momenti in cui Negan si esercita con la mazza da baseball, questa stagione potrebbe essere riassunta con una singola frase: Rick e il suo gruppo incontrano nuove comunità e lentamente, molto lentamente, li convincono a unirsi in una battaglia comune. Il caos del finale, però, ha messo in chiaro come assemblare un’armata non significhi aver ottenuto qualcosa. La gente di Alexandria adesso è supportata da quella di Hilltop, del Regno e da Dwight, la talpa infiltrata tra le linee del gruppo di Negan. Questo, però, non significa aver vinto la guerra.

Nel frattempo Morgan sta tornando alla barbarie, il leader della comunità di Hilltop sta vendendo informazioni al nemico e nel finale di stagione il gruppo ha perso anche Sasha. Negan, invece, non ha perso praticamente niente. Prima di tutto questo Rick era convinto che il compito più difficile sarebbe stato organizzare l’alleanza, convincere tutti ad andare in guerra. Adesso che ha cominciato qualcosa che non può più interrompere ha capito che potrebbe finire per seppellire molti dei suoi amici.

2. I sopravvissuti (e la serie) danno il meglio di loro stessi quando diversi gruppi collaborano insieme…
Dopo la brutale e deprimente première, The Walking Dead è tornato a un tono più tradizionale grazie all’introduzione di Ezekiel e del Regno, una boccata d’aria fresca per i sopravvissuti che hanno finalmente incontrato un gruppo di facce amichevoli, di gente di cui fidarsi. La seconda parte di stagione, infatti, ha mostrato più collaborazione che contesa, e il risultato è stato molto meglio di quanto ci si potesse aspettare. Questa serie ha bisogno di poter promettere un futuro quasi-utopico per mantenere alto l’interesse degli spettatori.

3. … ma continuano a fidarsi ciecamente di Rick
Il nostro protagonista non ha fatto cose stupide come l’inseguimento della sesta stagione, ma i momenti in cui il gruppo di Alexandria è stato guidato da Maggie, Michonne, Tara, Sasha, Rosita – e da qualsiasi personaggio femminile – rendono davvero difficile capire perchè tutti continuino a fidarsi di Mr. Grimes. La fiducia che ha riposto negli Scavengers si è rivelata un errore quasi fatale, corretto solo dall’intervento tempestivo delle armate del Regno e di Hilltop – qualcosa che lui ha fatto nascere ma mai coordinato davvero. Anche il suo blitz a Oceanside, inoltre, potrebbe rivelarsi un boomerang, soprattutto se il gruppo che hanno derubato dovesse ritrovare armi e desiderio di vendetta.

Il protagonista di questa serie ha buon cuore e idee coraggiose, ma la sua imprecisione e la facilità con cui preme il grilletto continuano a generare più problemi di quanti ne risolvano. Come ha detto Negan: «Fai schifo Rick… fai davvero schifo».

4. Negan si può sconfiggere, il “Neganismo” probabilmente no
La fanbase dello show è divisa: Negan è il miglior villain della serie? Il personaggio è ancora amato dopo che ha sfasciato il cranio di due eroi così amati? La settima stagione, nel frattempo, ci ha aiutato a capire come faccia Negan a mantenere l’ordine nel suo gruppo. Il suo atteggiamento nei confronti di chi ritiene utile è semplice: possono vivere come re o possono essere trasformati in gelatina dalla sua mazza da baseball. È per questo che il villain con la giacca di pelle non si scompone mai quando uno di Alexandria si presenta ai suoi cancelli con l’intento di uccidere la sua gente. Al contrario è interessato alla loro intraprendenza e cerca di sfruttarla con intelligenza.

Alcuni dei cooptati, come Dwight, sono molto infelici della loro situazione. Altri, come Simon (ed Eugene, purtroppo) non sembrano avere troppi ripensamenti. Il piano del gruppo di Rick è di far fuori subito Negan, sperando che i suoi metodi muoiano con lui. Ma non sarà facile convincere tutta la sua cricca di bulli a smettere di sfruttare e fare del male ai più deboli.

5. Non è facile immaginare il futuro della serie… e questa non è una cosa negativa
Ecco una domanda per tutti i fan di The Walking Dead: quanti attacchi zombie ci sono stati in questa stagione? Alcuni ci sono stati, garantito – la scena di Rick e Michonne nel parco divertimenti è stata pazzesca. Per la maggior parte della stagione, però, i mostri che danno nome allo show sono diventati sempre più rari: la serie è diventata una sorta di storia epica di tribù in guerra. Considerato quanto visto negli ultimi 16 episodi non c’è ragione per pensare che sconfiggere Negan possa cambiare granchè. L’ottava stagione inizierà con un massacro.. e poi?

Questo non è affatto un buon motivo per smettere di guardare The Walking Dead. Se Gimple e Kirkman continueranno a seguire la storia del fumetto la violenza è garantita. Il finale di stagione, però, ha presentato alcune differenze fondamentali con il materiale originale, differenze che hanno trasformato profondamente la fine della storyline “March to War”.

La versione televisiva di The Walking Dead è sempre stata aperta ai cambiamenti rispetto al fumetto, soprattutto se necessari al racconto. Il prossimo arco narrativo di Kirkman è “All Out War”, sarà interessante capire se guarderemo ancora una storia horror malinconica e basata sui suoi personaggi, o se vedremo un revival della serie Combat! sulla Seconda Guerra Mondiale… ma con gli zombie.

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