100 Tv Show che hanno fatto la storia | Dalla posizione 40 alla 21 | Rolling Stone Italia
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100 Tv Show che hanno fatto la storia | Dalla posizione 40 alla 21 | (60-41)

La redazione di Rolling Stone USA ha selezionato le migliori serie e programmi della TV americana

100 Tv Show che hanno fatto la storia | Dalla posizione 40 alla 21

40. “The Shield” (2002-2008)

La prima volta che vediamo Vic Mackey sullo schermo, sta sparando in faccia a un altro poliziotto. Come dice il suo capitano: “È Al Capone con il distintivo”. Il personaggio interpretato da Michael Chiklis è uno dei poliziotti più cattivi nella storia della tv, un detective corrotto con tanta esperienza di vita di strada e nessuno scrupolo. La serie creata da Shawn Ryan, andata in onda per sette anni su FX, segue le vicende di Vic tra omicidi, droga e torture, per arrivare a un memorabile finale. (ed. ita.)

39. “Lost” (2004-2010)


Una banda di sopravvissuti che si ritrovano su un’isola deserta dopo il disastro aereo del volo Oceanic Flight 815, con un mostro di fumo e un enigmatico gruppo chiamato gli Altri, continui salti temporali, la storia della Dharma Iniziative degli anni ’70 sullo sfondo ed episodi così zeppi di indizi da diventare oggetto di discussione per anni. Lost ha dimostrato che esisteva un vasto pubblico che voleva una televisione imprevedibile e impegnativa: dopo, la tv non è più stata la stessa. (ed. ita.)

38. “Buffy the Vampire Slayer” (Buffy l’ammazza vampiri) (1997-2003)


Sarah Michelle Gellar interpreta una vendicatrice femminista sovrannaturale nella serie di Joss Whedon dedicata a Buffy, una ragazza della California che trova la sua ragione di vita nello spaccare il culo ai vampiri. Qui sopravvivere all’adolescenza e combattere le forze del male sono un’unica cosa. Con un episodio musicale, Once More, With Feeling, che è diventato un vero classico. (ed. ita.)

37. “Orange Is the New Black” (2013-oggi)


Quando il dramma carcerario creato da Jenji Kohan è andato in onda per la prima volta, non ci si poteva aspettare che restasse grandioso nel corso degli anni: la genialità della prima serie sembrava essere un colpo di fortuna. Invece ha continuato a migliorare, fino alla quarta stagione che è in assoluto la più intensa. Un dramma senza rivali, con attrici come Uzo Aduba, Jessica Pimentel, Danielle Brooks e Samira Wiley, che continuano a scavare in profondità nei loro personaggi e nelle storie strappacuore che le hanno portate a vivere dietro le sbarre. (ed. ita.)

36. “Law & Order” (Law & Order – I due volti della giustizia)” (1990-2010)


Il lunghissimo poliziesco di Dick Wolf ha creato una formula narrativa unica: delitti violentissimi, poliziotti puntualissimi, avvocati idealisti, giudici inflessibili, tutti ingranaggi di una macchina giudiziaria perfetta, che risolve delitti e guida lo spettatore fino alla scena finale del processo. Le differenti incarnazioni dei protagonisti, da Logan a Briscoe, da Benson a Stabler, dimostrano che era una formula ricca di sviluppi, senza contare i tanti aspiranti attori di New York che hanno avuto qui la loro prima esperienza.

35. “My So-Called Life” (1994-1995)


“Angela? Ignorala, viene da una famiglia normale: è cresciuta con entrambi i genitori”. Claire Danes diventa un’eroina dell’insoddisfazione e della rabbia adolescenziale in questo teen drama ambientato in un liceo fittizio della Pennsylvania, che era talmente avanti rispetto ai suoi tempi da venire annullato dopo una sola stagione. L’episodio The World Happiness Dance, in cui due ragazzini perduti trovano insieme un momento di redenzione in discoteca, è forse il momento più “emo” nella storia della tv.

34. “30 Rock” (2006-2013)


Alec Baldwin ha ragione quando dice a Liz Lemon: “Sei davvero il Picasso della solitudine”. La 30enne single interpretata da Tina Fey è una workaholic che passa le serate giocando a Monopoli da sola, abboffandosi di formaggio e guardando film sul canale tv per donne Lifetime. Fey ne fa un’eroina moderna, prendendo ispirazione dalla sua esperienza al Saturday Night Live per creare il personaggio della capo autrice di The Girlie Show, affiancata da un cast che comprende Tracy Morgan, Jane Krakowski e Jack McBrayer. Più Alec Baldwin, che fa l’interpretazione migliore della sua vita, trasformando il semplice boss di Liz nell’unico uomo degno di starle accanto. (ed. ita.)

33. “South Park” (1997-oggi)


Trey Parker e Matt Stone toccano l’America nel profondo. Cartman, Leopold Stotch detto Butters, Stan, Kyle, Scott Tenorman e Scroto McPalledipus, ragazzini volgari del Colorado a cartoni animati, ci regalano una satira crudele dell’ipocrisia della società Usa. Non dovrebbe finire mai, non finché ci sono ancora tanti aspetti della natura umana che aspettano di venire affrontati con il metodo South Park. Matt Stone ha detto a RS: «Il successo per noi era che lo show venisse cancellato perché nessuno lo capiva». Quindi sono circa 20 anni di fallimenti, e speriamo che ce ne siano altri 20. (ed. ita.)

32. “I Love Lucy” (Lucy ed io) (1951-1957)


Le avventure di Lucille Ball e Desi Arnaz (coppia sul set e nella vita) in un appartamento di N.Y., lei casalinga pasticciona dai capelli rossi regina della comicità e lui direttore d’orchestra di origine cubana in un night club. La coppia n. 1 della tv Usa, in un’era in cui erano costretti a dormire in letti separati e in cui non si poteva dire la parola “incinta” in onda. (ed. ita.)

31. “Sesame Street” (Sesamo apriti) (1969-oggi)


Nessuno show per bambini è stato amato quanto questa specie di utopia urbana ambientata in un quartiere popolato da un cast multietnico di adulti sorridenti, un gigantesco uccello giallo, un brontolone che vive in un cestino della spazzatura, un vampiro che ama contare e che dorme in un letto, più innumerevoli lettere e numeri parlanti. Sesame Street ha grandi canzoni, ma soprattutto ha un’anima. (ed. ita.)

30. “The Tonight Show di Johnny Carson” (1962-1992)


C’è una ragione per cui Johnny Carson è il punto di riferimento di tutti i late-night show. È l’equivalente tv di Frank Sinatra, il simbolo del Rat Pack e con i suoi monologhi è stato la colonna sonora di generazioni di americani che ogni sera si sbronzavano fino ad addormentarsi. 25 anni dopo la fine dello show (e oltre 10 dopo la sua morte), Carson è ancora il fantasma che aleggia su tutti i talk show notturni. Quando abdica nel 1992, Letterman e Jay Leno combattono per il suo trono. Nella sua ultima puntata, Letterman ha scherzato: “A quanto pare non ce la farò mai a condurre il Tonight Show”.

29. “Monty Python’s Flying Circus” (Il circo volante dei Monty Python)”(1969-1974)


Il cocktail comico perfetto: cinque intellettuali inglesi e un idiota americano, Terry Gilliam, in onda sulla BBC e completamente fuori controllo. I Monty Python sono i Beatles della commedia, in cui ogni personaggio è un elemento indispensabile del risultato finale, da John Cleese a Eric Idle, padrini di tutti i comici più audaci dei tempi a venire. Si dice che Lorne Michaels e Chevy Chase si siano conosciuti mentre erano in coda per vedere il film Monty Python e il Sacro Graal. I 45 episodi della serie sono l’equivalente comico dell’Everest: la montagna con le tette più grandi del mondo. (ed. ita.)

28. “The X-Files” (X-Files) (1993-2002, 2016)


Che belli gli anni ’90, quando la paura più grande che avevamo nei confronti del governo americano era che stesse nascondendo qualcosa a proposito dei rapimenti alieni! Chris Carter ha creato una vera e propria mitologia fantascientifica con X-Files. Tutte le cospirazioni malvagie dell’universo non sono nulla in confronto al legame di lealtà che unisce due agenti dell’FBI: il Mulder di David Duchovny (che ci crede) e la Scully di Gillian Anderson (che invece non ci crede). X-Files ha anche inventato un nuovo tipo di fan delle serie tv, il “geek” dell’era dei forum, in grado di analizzare e discutere ogni dettaglio per un pubblico di accaniti devoti. E di combattere l’arcinemico: l’uomo che fuma, William B.Davis, il burocrate malvagio che si aggira nell’ombra dietro ogni cospirazione, dall’assassinio di JFK al risultato del Superbowl. (ed. ita.)

27. “Arrested Development” (Ti presento i miei)(2003-2006, 2013)

L’assurda saga della famiglia Bluth ideata da Mitchell Hurwitz sembrava troppo strana per sopravvivere nel mondo televisivo, invece è riuscita a fare tre stagioni su Fox (più un reboot su Netflix nel 2013), senza perdere colpi, grazie a Will Arnett, Jason Bateman, David Cross e Henry Winkler nei panni dell’avvocato di famiglia. Una serie piena di momenti bizzarri, come la puntata in cui Jeffrey Tambor si nasconde in solaio per spiare il suo funerale mentre Portia de Rossi onora la sua memoria. (ed. ita.)

26. “Friends” (1994-2004)


Un gruppo di 20enni di N.Y. passano il tempo a lamentarsi del lavoro, della loro vita sessuale, delle loro famiglie problematiche. Decine di altre sitcom hanno tentato di imitarla (Herman’s Head – Ma che ti passa per la testa? era un buon tentativo), ma solo i ragazzi del bar Central Perk riescono a creare il giusto mix di personaggi, da Phoebe-Lisa Kudrow alla coppia Ross e Rachel (David Schwimmer e Jennifer Aniston). L’appartamento di Monica-Courteney Cox nel West Village e la puntata in cui lei ha una storia con Tom Selleck sono entrati nella storia. (ed. ita.)

25. “Veep” (Vicepresidente incompetente) (2012-oggi)


Julia Louis-Dreyfus presiede l’Ufficio Ovale della Casa Bianca in questa satira politica su HBO che diventa sempre più geniale di stagione in stagione. Il suo vicepresidente Usa, Selina Meyer, è uno dei mostri più riusciti nella storia della tv, un politico che dice cose tipo: “Cancella questo rapporto come se fosse il bar mitzvah di Anna Frank”. Ogni episodio è una raffica di insulti, spesso rivolti all’odioso assistente Jonah Ryan (Timothy Simons). L’apice della sfrontatezza è l’episodio Testimony, una mezz’ora in cui praticamente ogni riga di dialogo contiene una parolaccia. Altri quattro anni, per favore. (ed. ita.)

24. “Friday Night Lights” (2006-2011)


Dillon è una polverosa città del Texas dove tutti vivono e muoiono per la squadra di football del liceo. Ma il vero tema di questa serie è la classe media americana, la famiglia, il lavoro e il sapore amaro dei sogni che falliscono. È interpretata da Kyle Chandler nei panni del Coach Taylor, Connie Britton in quelli della moglie Tami e Taylor Kitsch nel ruolo di Tim Riggins, il più memorabile tra i tanti ragazzini vulnerabili che passano dallo spogliatoio dei Panthers di Dillon. La sua storia diventa speciale quando la gloria del campo da gioco svanisce e si scontra con la vita vera.

23. “Deadwood” (2004-2006)


Al Swearengen (Ian McShane) è il cattivo della epica serie western di David Milch ambientata in una città che deve ancora nascere nel fango di una miniera d’oro del Sud Dakota nel 1876. Al centro di questa città (cioè nel saloon), Al serve da bere, conta soldi e taglia la gola. Un vero Padre Fondatore di questo postaccio pieno di prostitute, cercatori d’oro, ubriachi, freak e gente perduta a caccia solo di un ultimo scontro mortale, e spesso lo trovano proprio nel locale di Al. Le prime due serie sono perfette, la terza è un po’ più debole. Deadwood parla di come nasce una città, e di tutto il lavoro sporco che c’è dietro. (ed. ita.)

22. “Louie” (2010-oggi)


La sitcom ostinatamente d’autore di Louis C.K. in onda sulla FX non assomiglia a nessun altro show televisivo. Louis scrive, dirige e recita nel ruolo di se stesso: un padre single che fa il comico a New York. Se Louie vuole mostrarsi mentre fa finta di suonare la batteria sulle note di Who Are You in macchina mettendo in imbarazzo sua figlia, lo fa. Se vuole abbandonare il formato tipico di mezz’ora per una struttura più estesa da film indipendente, recitando al fianco di Charles Grodin o Ellen Burstyn, lo fa. A volte si perde per un’intera stagione, ma poi riesce a creare situazioni realmente originali, come quando va in viaggio a Miami e casualmente fa amicizia con un altro uomo. (No, non dura a lungo).

21. “The Office (U.K.)” (2001-2003)


Ricky Gervais ha creato uno dei personaggi comici più dolorosi e tirannici: David Brent, il protagonista, è un capo imbarazzante, vanitoso e amareggiato, che terrorizza i suoi dipendenti in una fabbrica della periferia di Londra. Sempre agitato, si sistema maniacalmente la cravatta, fa battute orribili e suona la chitarra, invisibile al mondo, ma sempre sotto gli occhi dei poveri impiegati che devono sopportarlo ogni giorno. Un finto documentario che ha alzato la soglia del disagio nelle sitcom, ispirando la sorprendente ottima versione americana (anche lei nell’elenco) e aprendo la strada alla gloria di altre serie come Parks & Recreation e Peep Show.