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Le pagelle di Venezia 79: episodio 1

I film che convincono (quasi) tutti, divi come Timothée Chalamet e (la viralissima) Cate Blanchett. Tutto bello. Ah, no: ci sono anche il sistema di prenotazioni folle, le zanzare e i camerieri del Lido. Che non perdonano...

Foto: Gianluca Minchillo

I film Voto: 7,5

La selezione che sulla carta sembrava ottima è, per ora, buona: e non va mica male, anzi. Il direttore Alberto Barbera trova ogni anno di più la quadra tra “arte cinematografica” (cit. dalla dicitura ufficiale della Mostra) e glam-pop. Tra i primi titoli visti, noi abbiamo lasciato il cuore su Bones and All di Luca Guadagnino, ma anche gli altri italiani visti finora (Monica di Andrea Pallaoro e L’immensità di Emanuele Crialese con protagonista Penélope Cruz) convincono la stampa, soprattutto straniera. Netflix divide gli accreditati coi suoi primi tre film (White Noise di Noah Baumbach, Bardo di Alejandro González Iñárritu, Athena di Romain Gavras), in attesa dell’atteso (pardon) Blonde, biopic “impossibile” su Marilyn Monroe. Polarizzano anche Tár starring Cate Blanchett, The Whale di Aronofsky, e per ora il consenso unanime pare solo su Argentina, 1985 di Santiago Mitre, già possibilissimo Oscar per il miglior film internazionale 2023. In generale, il piatto si conferma ricco, e ci si ficca. Aspettiamo i prossimi giorni: impennata in positivo o crollo verso le insufficienze?

Il sistema di prenotazioni Voto: 0

Chissà se chi ha ideato il sistema di prenotazioni di Venezia 79 è lo stesso genio del male che ha concepito la Stazione AV di Bologna. Il dubbio ci tormenterà forse per tutta la vita, nel frattempo la cosa più azzeccata l’ha scritta un utente su Twitter – «Nella sala d’attesa di VivaTicket, nessuno ti sente anche se urli» – ché la Mostra del Cinema è riuscita a diventare virale sui social molto prima dell’arrivo di Timothée e soprattutto non per via dei film. Riassunto per i non addetti ai lavori: si accede tramite link a una piattaforma alle 6:45 (!) del mattino, e ogni due giorni si aprono le prenotazioni delle due giornate successive. Peccato che lo stesso sistema non riconosca i codici di accredito; ti catapulti in un universo parallelo alla Tenet in cui devi aspettare il tuo turno mentre un omino bianco cammina senza giungere mai a destinazione; una volta conclusi i canonici 20-30 minuti di patimento, il sistema stesso ti sputa fuori, incurante del povero cristiano che dall’altra parte sta sgranando il suo personale rosario di bestemmie. Il sistema di prenotazioni di Venezia 79, insomma, è una grande metafora della vita: per quanto ti sforzi e per quanto ti attieni alle disposizioni, lei di te se ne frega bellamente.

Le star Voto: 10

La “formula Barbera”, dicevamo, colpisce ancora, regalandoci un parterre di star che Oscar scansateve: Julianne Moore, Adam Driver, Greta Gerwig, Hillary Clinton (!), Elisa Sednaoui, Catherine Deneuve, Cate Blanchett, Penélope Cruz, Harry Styles, Florence Pugh, Timothée Chalamet, Chloë Sevigny, Sigourney Weaver, Joel Edgerton, Casey Affleck, Brendan Fraser, Sadie Sink, eccetera. E star lo sono pure i registi, da Luca Guadagnino ad Alejandro González Iñárritu, passando per Olivia Wilde, Darren Aronofsky, Paul Schrader e via elencando. Pop e cinefilia si incontrano ancora, vanno più che d’accordo ed è tutto più che giusto, compresi i presunti inciampi e i baci sulle guance che diventano virali e che hanno meritatamente incoronato una nuova, inaspettata e “travolgente” icona (di casa nostra): «Il giornalista».

L’outfit perfetto Voto: 5

Non esiste, lo diciamo per onestà intellettuale sin dall’inizio, ma s’impara a padroneggiare. Il brief è parecchio ambizioso: esci di casa prima delle otto del mattino e torni dopo mezzanotte. Nel mezzo, proiezioni, pranzi, lavoro in sala stampa, lo spritz delle sette di sera, biciclettate diurne e notturne, conferenze stampa, «che, vieni a cena a Malamocco?». «No dai, è lontanissimo». «Ma che ti frega, il ristorante è spaziale». «Ok vabbè, vi raggiungo appena finisce Aronofsky». Morale, fare una puntata a casa a metà giornata è fantascienza, e devi studiare un outfit capace di reggere caldo, freddo, vento, umidità, vento, aria condizionata, zanzare (vedi sopra). Lo sport veneziano per eccellenza diventa quindi il metti-togli-metti-togli il maglione, meglio se si tratta di un cachemirino che fa sempre tanto status misto intellò.

Le zanzare Voto: 3

Le cinque del pomeriggio. Al Lido non è l’orario dell’English tea, bensì il momento in cui si aprono le porte dell’inferno entomologico, leggi: delle zanzare. Sono più accanite e devote delle fan di Harry e Timothée; non si lasciano spaventare manco dall’Autan più potente; sono infide e voraci; non si militano ad attaccare polsi e caviglie, ma prendono di mira qualsiasi parte del corpo venga incautamente lasciata scoperta – faccia inclusa. Le zanzare veneziane sono delle piccole ipocrite: piccole perché appunto minuscole; ipocrite perché non le senti quando ti pungono ma solo qualche secondo dopo, quando ormai è troppo tardi. E, quando t’accorgi s’essere stato punto, la scarnificazione è inevitabile: chi è stato a Venezia 79 ne porta le cicatrici, le porterà per sempre.

Padre “Shia” Pio Voto: 4

Capitolo a parte sul Padre Pio by Abel Ferrara perché è stracult. Se sperate di vedere miracoli, sappiate che in questo film ce ne sono pochi. Nel nuovo lavoro di Abel Ferrara, Shia LaBeouf interpreta il Santo di San Giovanni Rotondo nei suoi trent’anni (siamo alla fine della Prima guerra mondiale e Padre Pio è nato nel 1887, fate due conti). La pellicola si concentra decisamente sul contesto sociale: i soldati tornano al paese, sullo sfondo delle tensioni tra socialisti e proprietari terrieri che culminano con l’eccidio di San Giovanni Rotondo. In tutto questo, si incastrano i tormenti di Padre Pio, dagli scontri col Diavolo a quelli con i fedeli che vanno riportati sulla retta via a suon di «Get the fuck out of here!». Shia è anche convincente, ma il racconto risulta confuso e poco coinvolgente. La scena con Asia Argento ci ha fatto ricordare perché amiamo Asia, la fotografia invece ci ha fatto ricordare perché odiamo i budget bassi.

Serenità al Lido Voto: N.C.

Nonostante la Mostra del Cinema duri solo dieci giorni l’anno, gli abitanti del Lido sembrano fare muro a chi arriva sull’isola. Pure quelli che gestiscono delle attività, e che dovrebbero essere molto felici degli introiti della settimana. Invece, niente: se telefonate a un ristorante ci tengono a dirvi col tono della maestra che rimprovera il bambino che «se arrivate un minuto dopo le 22 non mangiate più», mentre togliere un ingrediente dall’insalata diventa un dramma «impossibile, glielo dici tu allo chef». E certi nativi del Lido confermano che sì, sono proprio così: CATTIVI. Serenità, ragazzi, che tra poco ci leviamo dalle palle.

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