Zoe Saldaña: «Con ‘Special Ops: Lioness’ ho finalmente preso il controllo» | Rolling Stone Italia
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Zoe Saldaña: «Con ‘Special Ops: Lioness’ ho finalmente preso il controllo»

Niente mondi lontani o faccia dipinta di verde o blu: la serie di spionaggio al femminile che arriva su Paramount+ ce la fa riscoprire attrice a tutto tondo, ma anche produttrice esecutiva. L'abbiamo incontrata a Londra per farci raccontare il progetto, com'è lavorare con Nicole Kidman e quel famoso film di Britney...

Zoe Saldaña: «Con ‘Special Ops: Lioness’ ho finalmente preso il controllo»

Zoe Saldaña in ‘Special Ops: Lioness’

Foto: Paramount+

Forse non lo sa bene neanche lei come sia successo, fatto sta che Zoe Saldaña si è ritrovata a recitare in alcuni dei film che hanno incassato di più nella storia del cinema. Parliamo di Avatar (1 e 2), della serie Guardiani della galassia, di Star Trek. «Non avevo idea che quei film sarebbero diventati franchise», dice nelle interviste, quasi a doversi giustificare per quei successi. Frase che però ogni tanto lascia spazio a un «not bad for a girl from the Queens». No, not bad at all.

La incontriamo a Londra, dove ha presentato la nuova serie di cui è protagonista: Special Ops: Lioness, diretta dal re del new western Taylor Sheridan (fan di Yellowstone, vi vediamo). Ma qui non siamo in Texas e neanche in Montana. La serie racconta di un programma federale realmente esistito, e segue da vicino un’agente reclutata per unirsi al Lioness Engagement Team, che ha come obiettivo quello di distruggere organizzazioni terroristiche dall’interno. Insomma, roba di CIA, spionaggio e Medioriente. Zoe Saldaña interpreta Joe, la responsabile del programma incaricata di addestrare, gestire e guidare le sue operatrici sotto copertura.

Operazione Speciale: Lioness | Teaser Trailer Ufficiale ITA - Paramount+

Lontani da Pandora, da pelle blu o verde, qui Zoe si mette in gioco in un modo decisamente più real: «Le cose che ho fatto qua sono molto diverse, il mio personaggio è più corporate. Joe non è più una Lioness. Fa scouting, recruiting e poi lancia le ragazze nel programma. Se prima ho sempre lavorato tanto sul corpo, sugli stunt, qui c’è stato un lavoro più di testa, psicologico».

Nel primo episodio si vede lei in azione in una missione in Siria. Poi vola a casa dai bambini, come una qualsiasi impiegata postale: «Volevamo far conoscere meglio la vita militare, una vita che comporta sacrificio, che non è per tutti. Gli uomini e le donne che fanno questa scelta vanno rispettati perché accettano questa vocazione, questo dovere, sapendo che ogni decisione può costare la vita a qualcuno o salvargliela. È una vita che può portarti a perdere le cose a cui tieni di più», racconta seduta nella stanza di un hotel del centro di Londra. «Servono più storie così», ci dice. «Ce ne sono da sempre, ma non abbastanza. La rappresentazione è importante, dev’essere consistente. Spero che anche questo serva ad aumentare il numero di serie con donne al comando».

Special Ops: Lioness è una grande prova per Zoe, che siamo abituati a vedere in tenute decisamente più spaziali o effetto green screen. Insieme a lei, nella serie, c’è Nicole Kidman. Entrambe sono anche produttrici esecutive. Un’esperienza che Zoe ha cercato: «Più la mia carriera va avanti e più sento il bisogno di prendere il controllo, sia del personaggio che interpreto sia della storia, a cui ora voglio fin dal soggetto. Mi piace essere coinvolta, perché se le cose vanno bene diventa anche merito tuo. Ho capito che più mi faccio coinvolgere e più posso riesco a tirare fuori nuove risorse».

Lei e Kidman, insieme a Londra, sembrano affiatatissime. Alla première si tengono per mano, si guardano negli occhi: «Con Nicole è stato fantastico, e non lo dico tanto per. Ci siamo sentite tutte le settimane mandandoci messaggi e note sugli episodi, dividendoci i compiti. Io chiamo questo, tu chiami quello. È stato pazzesco».

Nicole Kidman e Zoe Saldaña a Londra per la première di ‘Special Ops: Lioness’. Foto: Dave Bennett per Paramount+

Quando le chiediamo come si mantengano i piedi per terra quando hai una pagina Wikipedia piena di film che hanno incassato più del PIL di molti Paesi, quasi si stupisce: «Ho sempre mantenuto i piedi per terra!». Quest’anno il Time l’ha inserita nella lista delle 100 persone più influenti del 2023, just sayin’. Ci pensa un attimo: «No dai, forse qualche volta è successo di avere problemini di ego. Cerco comunque di stare tantissimo con la mia famiglia, sono latina, sono sposata con un italiano, vivo una vita assolutamente normale. Molto culta (“educata”, nda)». Il marito è il regista Marco Perego. Zoe ha recitato nel suo primo film, The Absence of Eden, un dramma che si svolge al confine meridionale degli Stati Uniti, tra immigrati disperati e rifugiati. Anche qui, ben lontani da Pandora.

Una nuova fase, dunque, in cui dimostrare qualcosa in più. Senza dimenticare le origini. Ve la ricordate in Crossroads – Le strade della vita, il film a suo modo diventato cult con protagonista Britney Spears? Quando glielo nominiamo le si illuminano gli occhi: «Mi ricordo tutto. Ero giovanissima, vivevo a LA, la città dei sogni, e avevo avuto questa possibilità pazzesca di lavorare con Britney, una popstar immensa, dolce, gentile. E con Shonda Rhimes (che poi sarebbe diventata la creatrice di Grey’s Anatomy e Bridgerton, nda)». Mesi e mesi a girare, solo bei ricordi». Anche per noi.

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