Wonder Woman, le donne al (super) potere | Rolling Stone Italia
Interviste

Wonder Woman, le donne al (super) potere

Gal Gadot spacca e ci racconta la sua donna fantastica. Con lei Chris Pine, che dice: «Mai viste tante femmine tutte insieme!»

Wonder Woman, le donne al (super) potere

Sin dalla sua nascita nel 1941, Wonder Woman ha vissuto metamorfosi e cambiamenti socialipolitici, mutando ruolo, seguendo i progressi in campo femminile della società americana – suffragista, sex symbol, soldato e presidente degli Stati Uniti –, e cambiando spesso anche il famoso costume a stelle e strisce per abiti più o meno succinti e rivelatori.

Creata dalla mente dello psicologo William Moulton Marston, laurea Magna cum laude ad Harvard e forte promotore del concetto che “l’unica speranza per il futuro e lo sviluppo della nostra civilizzazione sarà la parità tra i sessi”, ecco che Diana, principessa delle guerriere Amazzoni, diventa simbolo della nuova condizione femminile; nuova role model di sentimenti nobili come coraggio e libertà; modello perfetto per ispirare una nuova generazione di ragazze; fulgido esempio di posizionamento nel mondo del lavoro e soprattutto eroina indomabile contro gli stereotipi di inferiorità di genere.

Wonder Woman vista quindi come paladina di un nuovo tipo di donna, che secondo Marston avrebbe governato il mondo. Diana nasce sull’isola fittizia di Themyscira e cresce in una società popolata da sole donne: il suo primo incontro con la specie maschile avviene (narra la storia) quando il soldato americano Steve Trevor ha un incidente aereo e si schianta sull’isola.

Dopo la morte di Marston, WW perde molto del proprio lato ribelle, diventando un personaggio un po’ marginale, almeno finché Gloria Steinem, nel 1972, le dedica per la prima volta la copertina di Ms., il giornale femminista, usando lo slogan “Wonder Woman for President”.

Qualche anno dopo la vediamo nella serie tv, interpretata da Lynda Carter, la prima donna protagonista del proprio show su un major network, per una stagione su ABC e altre due su CBS. A detta di Lynda, lo show e il suo successo hanno aperto le porte ad altri show tv femminili, tipo Charlie’s Angels.

Diana non ha paura di nulla. Ha uno spirito intraprendente e questo la rende una donna moderna
Gal Gadot

La versione cinematografica – in Italia il 1° giugno – è diretta da Patty Jenkins (vedi box sotto), famosa per il film Monster, che diede un Oscar a Charlize Theron. Con WW Jenkins è stata una delle prime donne a dirigere un film con budget oltre i 100 milioni di $. La storia è scritta da Zack Snyder & Allan Heinberg, basata sul personaggio della DC Entertainment, mentre la sceneggiatura è di Allan Heinberg, Geoff Johns e Patty Jenkins.

Il cast si commenta da solo: Gal Gadot-WW, Connie Nielsen (sua mamma), Robin Wright, Samantha Jo, Elena Anaya, Lucy Davis, Chris Pine, Ewen Bremner, David Thewlis e Danny Huston. La Bestia ha incontrato super Gal (incinta di 8 mesi e neo mamma di Maya lo scorso 20 marzo, ndr), nonché un Chris Pine in gran forma, appena tornato dalle sue ultima vacanze italiane.

Hai mai pensato che saresti diventata Wonder Woman?
Gadot: Fin dalle prime audizioni come attrice otto anni fa, mi chiedevano sempre che ruolo avrei voluto interpretare, e io rispondevo che ero aperta a tutto, ma che sognavo di mettermi nei panni di una donna forte, indipendente, un modello per le nuove generazioni femminili.

Secondo voi, Wonder Woman è un’eroina femminista?
Gadot: Diana non fa differenza tra i sessi, crede nella loro parità, è cresciuta credendo in se stessa, nella propria capacità di fare qualsiasi cosa, non ha paura di nulla, ha uno spirito intraprendente e questo la rende una donna moderna. Le donne possono essere forti e sensibili, belle e intelligenti, siamo creature complesse, multidimensionali. Sarà sempre più importante nel futuro educare il sesso maschile, mostrandogli che le donne possono avere lo stesso ruolo nella società con le stesse capacità anche di comandare. Io, per esempio, posso fare questo mestiere anche grazie a mio marito. Wonder Woman è pacifista, si ritrova a combattere per stabilire la pace nel mondo.

Pine:Sono d’accordo, questo è un film sull’uguaglianza, che celebra le differenze tra uomo e donna in modo positivo, un film dove due persone lottano insieme per un bene comune, ma con qualità completamente eterogenee. Lei ha dei poteri speciali, mentre io… no! Ma questo non vuol dire che lei sia più forte di me, non c’è alcuna gerarchia, siamo due persone che si completano, con qualità diverse, entrambi cerchiamo di sopravvivere in un mondo terribile.
Gadot: E non è il primo film con un’eroina protagonista. Io ho sempre visto Sigourney Weaver come un supereroe, anche se non possedeva poteri soprannaturali, era una che non aveva paura a decimare quegli alieni mostruosi. Non aveva un mantello, ma delle super palle!

Inizialmente ti hanno criticata perché avevi il seno troppo piccolo…
Gadot: Sì, dicevano che ero troppo magra, che non avevo le curve giuste, che Wonder Woman era una tettona, e due seni dei miei non facevano neanche uno del suo. Wonder Woman è un’amazzone, e se proprio vogliamo essere accurati, storicamente le amazzoni avevano un seno solo, il sinistro, di quello destro bruciavano la ghiandola mammaria con un disco di rame arroventato per impedirne lo sviluppo, così da dare maggior forza al braccio che tende l’arco. Ecco, meno male che Patty non aveva interesse a essere troppo fedele alla versione classica, altrimenti sai i problemi ad allattare Maya!

E per quanto riguarda la sessualità di WW?
Gadot: In questo film si innamora di un uomo, ma non significa che non possa essere bisessuale: Wonder Woman non si innamora del sesso della persona, per lei non fa differenza, è una donna che ama il concetto di amore come dono, come sentimento, per il bene dell’anima. Proprio per questo non si può escludere che in futuro avrà un altro tipo di relazione. Negli anni ’40, era una figura molto controversa anche perché il suo costume era ispirato all’interesse di Marston nell’arte erotica delle pin-up, glorificato da Betty Page, maliziosa, ma innocente.

Parliamo dei costumi, allora.
Gadot: Ne ho 14 diversi. Quando ho girato Batman vs Superman: Dawn of Justice, entrare nel mio costume era una tortura, era talmente aderente che facevo fatica a respirare. Quando abbiamo fatto le prime prove per WW, sono stata molto chiara con Patty, avevo bisogno che fosse più comodo, anche perché avrei dovuto girare a lungo, per 117 giorni, lottando, saltando, andando a cavallo. Sono tutti molto belli, sexy e femminili, ma anche pratici e possenti.

Chris, eri invidioso di non indossare un costume così sexy?
Pine: Sinceramente? Mi sarebbe piaciuto! Avere alla regia una donna è un gran vantaggio, in questo senso. Amo la moda, mi piace vestirmi bene, in questo film ho avuto un sarto solo per me, che mi ha cucito vari abiti su misura, venuto apposta dalla maison di Londra di Alfred Dunhill. Nel film ci sono 75 donne, nella famosa scena sulla spiaggia le vediamo tutte. I costumi sono importantissimi in un blockbuster come questo, ma non devono rendere le donne sessualmente troppo esplicite, non devono trasformarle in oggetto, sarebbe un messaggio opposto a quello che vuol dare il film.

Eri intimidito da tutte queste donne super?
Pine: Sono cresciuto circondato da donne toste, mi sento molto a mio agio con loro, per me è solo naturale. Certo, non ho mai visto tante donne insieme in un film, stupende, coraggiose, intrepide, meno male che ero dalla loro parte. Non posso lamentarmi, era un paradiso in Terra.

Avete girato in Italia. Come vi siete trovati?
Gadot: (Ride) Bene! Abbiamo girato in Puglia, ai Faraglioni di Mattinata e al Pizzomunno di Vieste. Che panorama! Siamo stati anche a Matera e Castel del Monte. Più che Italy, bisognerebbe chiamarla Eataly (non sapendo che esiste già davvero, ndr): non abbiamo fatto altro che mangiare. Siamo stati anche in un agriturismo dove abbiamo imparato a fare le mozzarelle.
Pine: Dopo aver finito i miei giorni di riprese, sono rimasto in Italia per tre settimane: a Napoli, sulla Costiera amalfitana, a Capri, a Roma. Non vedo l’ora di tornarci.

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